Il film: The Land of Dreams. Regia di Nicola Abbatangelo. Cast: Caterina Shulha, Edoardo Pesce, Paolo Calabresi, Stefano Fresi, George Blagden, Kevin Guthrie.
Il genere: Musical. Dove lo abbiamo visto : in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, in lingua originale.
La trama: Una giovane cameriera sogna di diventare una cantante nel 1922. Il suo desiderio potrebbe avverarsi, ma la donna si ritroverà a dover condividere il segreto di un uomo che ha la capacità di proiettare i sogni delle persone e un criminale che le fa la corte.
Che non si dica che nel cinema italiano si fanno solo film drammatici o commedie. Nella nostra recensione di The Land of Dreams non possiamo che lodare e ammirare la spinta fantasiosa che ha mosso Nicola Abbatangelo, convincendolo a realizzare il proprio sogno, portando a compimento quello che, a tutti gli effetti, è uno dei primi veri musical italiani.
Dal cortometraggio Beauty al lungometraggio
Sicuramente Ammore e Malavita ha creato nel 2017 un precedente per la produzione di opere musicate che avevano la loro credibilità all’interno del panorama nostrano. Un’opera che, secondo lo stile dei Manetti Bros., ha mescolato i vari generi che hanno da sempre distinto il loro cinema, andando dalla pellicola action, al film poliziesco, fino all’ironia mescolata alle canzoni rivisitate e napoletanizzate contenute nell’opera.
Questa volta, però, Abbatangelo si è concentrato anima e corpo per fare in modo di rendere concreto il proprio di sogno, quello di poter investire in un progetto che non limitasse la sua immaginazione e lo portasse oltre ciò che non si crede – almeno in Italia – sia possibile, anche solo da ideare. È per questo che dispiace enormemente dover constatare che il risultato a cui l’autore auspicava non è il medesimo che si riscontra poi mentre si osserva il film aprirsi e danzare sullo schermo.
Un’emozione evidente che viene trasmessa dal regista e sceneggiatore, ma che si smorza inevitabilmente nel pubblico. Un percorso partito da lontano per Abbantangelo, che già col suo cortometraggio Beauty aveva dato un accenno di cosa poteva essere in grado di assemblare, ma che dimostra che non tutti i desideri possono avverarsi, pur muovendosi nei territori magici e incantanti del cinema.
La trama di The Land of Dreams
Un’insistenza sul sogno che l’autore ripercorre anche nella propria storia, mettendo i protagonisti in contatto grazie al racconto da lui stesso ideato, che vede come protagonista Eva (Caterina Shulha), una giovane ragazza di origini italiane costretta a lavorare sodo come cameriera e dedicarsi alla sua famiglia, rinunciando alla sua aspirazione di diventare una cantante.
Speranza di un futuro che potrebbe diventare reale se la ragazza decidesse di diventare la compagna del malvivente e aspirante sindaco Clemente (Edoardo Pesce), uomo spregevole che non riuscirà a conquistare il cuore di Eva, il quale andrà incontrandosi con quello ben più affine di Armie (George Blagden). Un uomo che ha chiuso se stesso e i propri sogni all’interno di una vecchia casa, in cui si è nascosto assieme al fratello Owen (Kevin Guthrie) e a un inconfessabile segreto.
Un notevole sforzo produttivo
Sebbene lo sforzo produttivo di The Land of Dreams sia l’aspetto più notevole del film, chiedere allo spettatore di apprezzarne anche la sua fattura diventa davvero troppo. La pellicola, il suo utilizzo degli effetti speciali e dei mezzi digitali che diventano strumenti per creare le proiezioni provenienti della mente dei personaggi, sono da prendere ad esempio per un cinema che non osa mai abbastanza accusando la tecnologia di non essere al passo con i tempi. Ma non basta saper bene usufruire di un compartimento tecnico che non può sostenere alcuna sceneggiatura efficace e originale di fondo, che porta agli estremi opposti le due componenti che formano insieme un film: la sua storia e la parte visiva.
Nel coraggio e nella bravura di saper edificare un mondo fatto di protagonisti che cambiano continuamente i propri costumi, che passano dalle stradine sporche, ma poetiche di New York a visioni di viaggi su di una nave o su di un palco in cui esibirsi di fronte a un pubblico febbricitante, The Land of Dreams rende esile e prevedibile il suo racconto. Una narrazione che non solo è semplicemente una bozza di quello che Abbatangelo voleva in verità riportare, ma che sembra a sua volta una fantasia: quella di credere che basti semplicemente parlare di sogni e chimere cinematografiche, quando in verità non basta affidarsi alla propria determinazione, ma saperla stratificare in una storia che sia anche consapevole e matura.
Un sogno che non soddisfa
La scrittura di The Land of Dreams è mossa da un sentimento che pensa di poter oltrepassare la costruzione di snodi e accadimenti che, nel film, avvengono sorvolando su una coerenza che la pellicola tende a perdere ben presto, a cui non basta il luccichio dei riflettori per compensarne l’insufficienza che presenta, e di cui a dispiacersi in primo luogo è il pubblico stesso. Il non voler tarpare quelle ali che il film vuole invece aprire e ampliare, ma che si vedono anche andare a schiantare lì dove la brama è assai più grande del risultato.
Un altro cinema italiano, più stravagante e coraggioso, è possibile. A Nicola Abbatangelo possiamo riconoscere questo, insieme all’impegno nella colonna sonora e all’insieme delle scenografie. Ma, purtroppo, parlando della riuscita complessiva, altro non si può elogiare. Possiamo però attendere e sperare di raggiungere un prossimo e più soddisfacente sogno.
La recensione in breve
Nonostante lo sforzo produttivo di The Land of Dreams, è impossibile lodarne un aspetto che implichi la fattura o, soprattutto, la storia. Un sogno che non si è stati in grado di contenere ed è completamente sfuggito al controllo del suo autore.
- Voto CinemaSerieTV