Il film: The Piano Lesson, 2024. Regia: Malcolm Washington. Genere: Drammatico. Cast: Samuel L. Jackson, John David Washington, Danielle Deadwyler, Ray Fisher. Durata: 125 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Netflix.
Trama: La battaglia tra un fratello e una sorella per un prezioso pianoforte ereditato scatena verità inquietanti su come viene percepito il passato e su chi definisce l’eredità familiare.
A chi è consigliata: Agli appassionati delle opere di August Wilson o, più semplicemente, di toccanti drammi che indagano le radici di comunità specifiche.
August Wilson (1945-2005) è uno dei grandi autori della letteratura afroamericana e, a quanto pare, anche uno dei preferiti della famiglia di Denzel Washington. La star di The Equalizer ha già diretto l’adattamento del 2016 di Barriere e ora il figlio Malcolm Washington esordisce alla regia di The Piano Lesson, con il padre in veste di produttore, il fratello John David nel ruolo principale di Boy Willie Charles e gran parte del cast del revival di Broadway della pièce risalente a due anni fa. È tutto in famiglia, dunque, in questa produzione Netflix che racconta di due fratelli, Berniece (Danielle Deadwyler) e Boy Willie Charles, ai ferri corti per un pianoforte appartenuto ai coloni che hanno ridotto in schiavitù i loro antenati. Lui vuole venderlo e usare il denaro per comprare la piantagione dagli ex schiavisti; lei vuole tenerlo come eredità e ricordo della sofferenza dei suoi antenati.
Tutto per un pianoforte
Come dicevamo, la narrazione è tutta incentrata sulla famiglia Charles, che vive a Pittsburgh nel 1936, all’indomani della Grande Depressione. Nella loro casa, conservano un cimelio di famiglia: un pianoforte sorprendente e misterioso, intagliato da antenati schiavizzati e che mostra i volti di ogni membro della famiglia. Tra i due fratelli protagonisti, Boy Willie e Berniece, si sviluppa una disputa intorno al destino del pianoforte: lui vuole venderlo per acquistare terreni e fare carriera, mentre lei vuole tenerlo a tutti i costi. Il confronto scatenerà discussioni in cui prevarranno euforia e furia, accompagnate da verità sul passato dei Charles.
Così, attorno al loro tavolo da cucina si svilupperanno molte discussioni, aneddoti, scontri, canzoni o riconciliazioni piene di lacrime e risate. Samuel L Jackson interpreta il saggio ma piccante Doaker, che vive con la nipote vedova Berniece e la giovane figlia Maretha (Skylar Aleece Smith). Doaker si diverte con indulgenza quando Boy Willie, il nipote scansafatiche, si presenta all’alba con il suo innocente e gentile amico Lymon (Ray Fisher), pieno di grandi progetti che esasperano e fanno infuriare Berniece; quest’ultima (forse ingiustamente) incolpa Boy Willie di una scappatella quasi criminale che ha portato alla morte del marito.
Tra gli altri visitatori della casa c’è Avery (Corey Hawkins), un altro nuovo arrivato del Sud e vicino di casa, la cui nuova carriera di predicatore è oggetto dello stupore irridente di Boy Willie (forse nemmeno Berniece ci crede del tutto, da qui la sua risposta esitante alla proposta di matrimonio di Avery). Il fratello maggiore di Doaker, Wining Boy – un’interpretazione meravigliosamente vivida di Michael Potts – è un ex cantante e pianista sistematosi in una pensione bonaria, con attacchi di malinconia da ubriaco. Tutte queste persone saranno commosse dall’improvvisa apparizione di Boy Willie, che porta con sé le voci secondo cui avrebbe ucciso il proprietario terriero bianco e discendente di schiavisti il cui fantasma appare ora nella casa di Doaker.
Un cast stellare
Il film di Malcolm Washington, insieme alle altre opere di August Wilson – Barriere (2016) e Ma Rainey (2020) – si pone come un dramma storico che affascina soprattutto grazie alle eccezionali interpretazioni dei suoi protagonisti. In particolare, è la performance di Danielle Deadwiler come Berniece a rappresentare al massimo l’anima del film. Agghiacciante ed elettrizzante, è l’unica donna del clan familiare: sorella, figlia, madre e una moglie che ha subito tragedie e raccolto dolore, molto dolore. Una figura femminile forte che porta il peso di proteggere sua figlia e affrontare il dolore per la perdita del marito, una tragedia che attribuisce al fratello Boy Willie, spesso irrispettoso sotto il suo stesso tetto. Trattiene ogni emozione, persino la possibilità di un nuovo amore con Avery (Corey Hawkins), un predicatore che ha una sua visione sui fantasmi.
I tre titoli che citavamo prima fanno tutti parte del noto American Century Cycle, comprensivo di dieci opere teatrali che esplorano diversi decenni del XX secolo, da Gemma dell’oceano a Radio Golf. Sebbene non siano scritte in ordine cronologico, tutte le opere sono interconnesse dal punto di vista tematico e alcune presentano gli stessi personaggi in diverse fasi della loro vita riflettendo, più in generale, l’esperienza afroamericana nel corso del secolo.
La lezione da imparare
L’opera prima di Washington lavora accuratamente sul ritratto di questa famiglia africana negli Stati Uniti dopo la Grande Depressione; c’è un grande lavoro di fotografia, che si sofferma sulle terre desolate dell’America degli anni Trenta e una casa invasa dall’oscurità e dalla tragedia familiare; ma anche sul sonoro, dato che la musica ha sempre rappresentanto una parte fondamentale della storia afroamericana. Il jazz e il blues sono due generi influenzati da questa cultura e, soprattutto tracce di quest’ultimo, sono presenti in diverse scene del film, conferendogli un tono gioioso, ma anche nostalgico e malinconico.
In questo film, nessuno dà o riceve una lezione di pianoforte nel senso convenzionale del termine: è il pianoforte stesso a costituire la lezione, così difficile da capire. Un pianoforte intagliato con le immagini degli antenati della famiglia ai tempi della schiavitù e praticamente un talismano per Bernie, eppure in qualche modo lei non riesce a sopportare di suonarlo. La sua vita emotiva è paralizzata e la sua anima non riesce a cantare. Dovrebbe semplicemente lasciare che Boy Willie lo venda per soldi, abbandonare quei ricordi pesanti e permettere alla sua famiglia di iniziare la propria ascesa sociale? Oppure, il pianoforte ha un valore reale sopra ogni altra cosa?
The Piano Lesson è una storia di fantasmi
The Piano Lesson intreccia i suoi fantasmi, sia metaforici che letterali, in una storia che è anche quella di una casa infestata: Washington riesce a gestire con abilità gli elementi più inquietanti, ma questi non sempre si fondono in modo armonioso con i conflitti familiari intensi, le risate e i momenti musicali. Eredità, traumi e desideri per il futuro sono intrisi in una sceneggiatura in cui palpita un’inaspettata aria soprannaturale, poiché The Piano Lesson è anche una storia di fantasmi e delle paure più profonde della comunità afroamericana. Washington traduce queste idee in un film che aspira a prendere le distanze dall’origine teatrale della storia e che, per questo, soffre di una messa in scena grottesca e grossolana, dove l’uso della macchina da presa, le licenze anacronistiche e una messa in scena dal ritmo incalzante lavorano, purtroppo, a sfavore.
La recensione in breve
Malcolm Washington adatta un classico del teatro soprannaturale sul destino e la condizione della comunità afroamericana negli Stati Uniti, abitato, forse, da troppi fantasmi dell'opera originale.
Pro
- Una Danielle Deadwyler sensazionale
- La costruzione della giusta atmosfera, inquietante e malinconica al tempo stesso
Contro
- Va a perdersi inevitabilmente il fascino della rappresentazione teatrale
- Voto CinemaSerieTv