Il film: Una gran voglia di vivere, 2023. Regia: Michela Andreozzi.
Cast: Fabio Volo, Vittoria Puccini. Genere: Commedia. Durata: 97 minuti.
Dove l’abbiamo visto: In streaming su Prime Video.
Trama: Anna confessa a Marco di non essere felice, di voler cambiare vita. Lei vorrebbe Ibiza, la natura, la libertà. Lui le propone Amsterdam, che è un’altra città, ed è solamente un altro posto per lui dove lavorare. La separazione sembra inevitabile. Ma c’è Tommaso, il loro bambino.
C’era una volta un cantautore, non ricordiamo chi fosse, forse Claudio Baglioni, che confessò che c’era chi gli aveva detto “che importa se un amore ti va male, ci puoi sempre scrivere una canzone”. A Fabio Volo forse qualcuno deve aver detto “che importa se un amore finisce, ci puoi sempre scrivere un libro e un film”. È una storia venuta alla luce da poco, nel suo programma in radio e sui rotocalchi, che il matrimonio di Fabio Volo è finito, e il simpatico autore e conduttore ha un figlio nato da questo matrimonio. Ha confessato di aver sofferto e di aver fatto fatica ad accettare la cosa. E il film di cui vi parliamo nella recensione di Una gran voglia di vivere, diretto da Michela Andreozzi, in streaming su Prime Video dal 5 febbraio, e prima il libro omonimo, devono essere in qualche modo autobiografici. E devono essere stati duri, ma anche catartici. Una gran voglia di vivere ha il pregio di regalarci un Fabio Volo inedito, uguale a prima ma allo stesso tempo nuovo, in grado di toccare corde malinconiche per un film crepuscolare e dolceamaro.
La trama: Anna e Marco, vissero felici e contenti, ma…
Marco (Fabio Volo) e Anna (Vittoria Puccini) si conoscono in un locale, ballano, si innamorano e vanno a vivere insieme. Anna e Marco – si chiamano così, come quelli della canzone – danno alla luce un figlio. Tutto velocemente, appassionatamente, come ci racconta il fulmineo prologo del film. Il film, quello vero, inizia subito dopo quel “e vissero tutti felici e contenti” (come ci raccontava anche un altro pregevole film, Figli), quando l’innamoramento e la passione sono ormai un’altra storia, sono il libro precedente. Anna confessa a Marco di non essere felice, di voler cambiare vita. Lei vorrebbe Ibiza, la natura, la libertà. Lui le propone Amsterdam, che è un’altra città, ed è solamente un altro posto per lui dove lavorare. La separazione sembra inevitabile. Ma c’è Tommaso, il loro bambino, che ha riportato una grande pagella, e una promessa da mantenere: un viaggio in Norvegia alla ricerca del villaggio dei vichinghi.
Non un lieto, ma un “quieto” fine
Parte così la storia di Una gran voglia di vivere, un “road movie sentimentale”, dove il viaggio – sembrano quelle frasi fatte ma è proprio così – è alla scoperta di una nuova terra e nuovi stili di vita, ma anche alla scoperta di se stessi, per entrambi i protagonisti. Il film di Michela Andreozzi così alterna i classici espedienti del road movie – i contrattempi, i ritardi, gli incontri, le deviazioni – a una commedia sentimental-esistenziale piuttosto insolita. Perché sono sempre ancora troppo poche quelle che scelgono di raccontare la fine, o l’evoluzione, la trasformazione di un amore. Sono pochissime le storie che scelgono di raccontare non un lieto, ma un “quieto” fine.
Una visione femminile
È per questo che un film come Una gran voglia di vivere merita una possibilità. Perché il racconto di Fabio Volo è filtrato anche da una visione femminile, una bella mente come quella di Michela Andreozzi, in grado di mostrare il punto di vista anche femminile, e una serie di sfumature da non dare per scontate. Spesso storie di questo tipo vengono raccontate come una battaglia, con al centro un tradimento in cui c’è un cattivo e un buono, un traditore e un tradito. Il film di Michela Andreozzi non è niente di tutto questo. Ed è interessante per come glissa sui possibili tradimenti, suggerendo che i due protagonisti potrebbero incontrare altre persone, ma non esplicitando mai nessun tradimento. Perché, ci vuole dire il film, il problema non è quello, ma è prima. È nel darsi per scontati, nel non saper ascoltare, nel non voler provare a cambiare. E il film racconta anche il diritto per una donna ad essere felice, ad essere se stessa, senza avere sensi di colpa.
Vittoria Puccini sempre più sexy
Così, nasce un film che non è fatto di facili svolte, di scene madri, di drammi della gelosia. È un film delicato, dove tutto è sfumato, dove non si sceglie la via più ovvia. Anche a scapito di uno spettacolo più accattivante e immediato. In questa cornice stupisce Fabio Volo. Prima che per la sua interpretazione, lo fa per il coraggio di affrontare, e mettere in scena, qualcosa di doloroso che ha già vissuto. Ed è questo che gli permette un’interpretazione più intensa di quelle a cui siamo abituati. D’altro canto, Vittoria Puccini diventa sempre più sexy, e in maniera sempre più naturale, man mano che cresce. E in questo film incarna quella bellezza che è talmente dolce da farti male nel momento in cui ci devi rinunciare. Fabio Volo, al cinema come nei suoi libri e in radio, si conferma un autore a suo modo crepuscolare, cantore di quelle piccole cose (ma non di pessimo gusto) in cui in tanti possiamo prima o poi ritrovarci. Quello del suo ultimo film non è un Volo ad ali spiegate, glorioso, ma qualcosa di più lieve, misurato. Come diceva quella canzone, è un Volo a planare.
La recensione in breve
Nella recensione di Una gran voglia di vivere vi abbiamo raccontato un film che ha il pregio di regalarci un Fabio Volo inedito, uguale a prima ma allo stesso tempo nuovo, in grado di toccare corde malinconiche per un film crepuscolare e dolceamaro.
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Voto CinemaSerieTv