Il personaggio di Rocky, protagonista del film con Sylvester Stallone, è ispirato alla storia vera del pugile Chuck Wepner, soprannominato “The Bayonne Bleeder”, che nel 1975 sfidò Muhammad Alì in un incontro per il titolo di campione del mondo dei pesi massimi, a cui peraltro assistette lo stesso Stallone; il giovane attore rimase molto colpito dalla storia e decise di trasformarla in un film; alcuni elementi della pellicola, come gli allenamenti con i pezzi di carne o la corsa sulla scalinata della piazza di Philadelphia, sono ispirati alla vita di un altro famoso pugile statunitense, Joe Frazier, che appare nel film in un cameo nei panni di se stesso.
Nato a New York City nel 1939, Chuck Wepner crebbe per le strade di Bayonne, nel New Jersey, dove imparò a tutti gli effetti a boxare. Dopo essersi arruolato nei Marines, divenne pugile professionista nel 1964, e sei anni dopo, in seguito a una pesante sconfitta subita per mano del campione Sonny Liston, gli fu affibbiato il soprannome di “Bayonne Bleeder”. Wepner si fece un vanto dell’appellativo, e a proposito avrebbe ricordato con orgoglio; “In tutta la mia carriera ho avuto 328 punti di sutura, e mi sono rotto il naso 16 volte”.
Nel 1975, Don King, il re dei manager pugilistici, convinse il milionario Carl Lombardo, a organizzare un incontro, valido per il titolo mondiale dei massimi tra Wepner e Muhammad Alì, il più famoso e celebrato boxer dell’epoca. Per partecipare al match, Wepner ricevette 100.000 dollari, e per la prima volta in carriera, fu in grado di concentrarsi esclusivamente sul pugilato. Pur essendo professionista da quasi un decennio, infatti, Wepner fino ad allora aveva sempre alternato gli allenamenti a lavori come operaio o commesso in un negozio di liquori. L’accordo per il grande match gli permise invece di dedicare 8 settimane ad un programma di allenamenti intensivi sui monti Catskill, in Colorado.

In prossimità dell’incontro, alla domanda di un reporter che gli chiedeva se credeva di poter sopravvivere a 15 round contro Alì, Wepner rispose: “Io sopravvivo da tutta una vita. Se sono sopravvissuto ai Marines, posso sopravvivere ad Alì”. Il 24 marzo 1975, Chuck utilizzando tutti i trucchi del mestiere, tenne testa per ben otto round al campionissimo. Nel corso del nono round, con un destro subito sotto il cuore, lo mandò addirittura al tappeto. Successivamente, il campione avrebbe dichiarato di essere caduto perché Wepner lo aveva calpestato. Ad ogni modo, Wepner, tornato all’angolo, pregustava già la vittoria e il successo. La Storia ha tramandato questo scambio, con il suo uomo all’angolo:
“Al, prepara la macchina, siamo milionari”
“Fossi in te mi guarderei intorno. Quello si è rialzato, ed è incazzato nero”
Come a confermare queste parole, nei sei round successivi Alì travolse l’avversario con una gragnuola di colpi, finché, verso la fine della quindicesima ed ultima ripresa, “il sanguinatore di Bayonne” crollò a terra a seguito di una combinazione di pugni. Presente quella sera al Richfield Coliseum, era Sylvester Stallone, un giovane attore di belle speranze che, colpito da quanto aveva appena visto, corse immediatamente a casa a scrivere la bozza di una sceneggiatura per quello che poi sarebbe diventato il film su Rocky. Stallone, tuttavia, una volta raggiunto il successo, avrebbe atteso molti anni prima di ammettere pubblicamente che una storia vera era la fonte di ispirazione per il suo film; Wepner nel 2003 avrebbe fatto causa all’attore per il mancato riconoscimento, e per non aver ricevuto gli adeguati profitti derivanti dal successo del film. Le parti sarebbero poi giunte ad un accordo extragiudiziale.