Scarface, il film di Brian De Palma sull’ascesa e il declino del gangster Tony Montana non è tratto da una storia vera, ma il percorso criminale del personaggio di Al Pacino ricorda quello dei gangster Jon Roberts e Mario Tabraue, realmente esistiti, mentre il suo soprannome richiama quello di Al Capone. Va sottolineato inoltre che il personaggio di Montana porta in sé i caratteri di molti malavitosi che dominavano la scena del traffico di droga a Miami verso l’inizio degli anni ’80. Infatti, come riportato da uno di loro, “Dopo aver visto il film, chiunque avesse a che fare col traffico di droga in città voleva farsi chiamare Scarface”

Fatta questa premessa Scarface, scritto agli inizi degli anni ’80 da un emergente Oliver Stone, è il remake del film omonimo datato 1932, con Paul Muni e diretto da Howard Hawks, che narra la storia del gangster Tony Camonte, in parte a sua volta ispirato alla nota figura del criminale statunitense Al Capone. La fama di Al Capone, probabilmente anticipa qualunque cosa si possa dire su di lui; nato a New York nel 1899 da una famiglia di immigranti italiani, per un periodo lavorò come buttafuori presso alcuni locali della Grande Mela; e fu proprio qui che a causa di una lite, Al ricevette una profonda ferita alla guancia sinistra; la visibile cicatrice che ne derivò, gli costò il soprannome di Scarface. Trasferitosi a Chicago verso i vent’anni di età, Al in breve tempo divenne il braccio destro tuttofare del boss più potente della città, Johnny Torrio. Nel 1925, dopo un attentato subito, Torrio decise di ritirarsi a vita privata e Capone assunse di fatto il comando dell’organizzazione, espandendone gli interessi, al di là del commercio illegale di alcool (la primaria fonte di guadagno criminale negli anni del Proibizionismo).
Dopo anni di indagini, e in seguito anche al Massacro di S. Valentino del 1929, da lui ordinato, e che ne danneggiò irreparabilmente l’immagine pubblica, fino ad allora tutto sommato positiva, Capone fu incriminato, nel 1931, per evasione fiscale, e per violazione del Volstead Act, la legge che proibiva il consumo di alcool su territorio statunitense, per un totale di 5000 capi d’accusa cumulati. Condannato all’ergastolo, morì di sifilide pochi anni dopo.

Negli anni ’80, era proprio il traffico di droga la più ampia fonte di guadagno criminale negli Stati Uniti. In Florida, in particolare, il business era in mano alla comunità di esuli cubani fuggiti dall’oppressivo regime comunista di Castro. I rifugiati, riunitisi in una sorta di collettivo informale denominato La Compania, lavoravano a stretto contatto coi coltivatori e gli importatori colombiani, per immettere sul mercato statunitense grandi quantità di cocaina ed eroina. Una delle figure di spicco di questo sottobosco è certamente Jon Roberts, al secolo John Riccobono.
Nato a New York City, entrò presto a far parte della importante famiglia mafiosa dei Gambino. Arrestato, fu espulso dagli Stati Uniti e deportato in Sicilia, terra d’origine del padre, dove divenne affiliato di Cosa Nostra. Richiamato negli USA per fare parte delle truppe impegnate in Vietnam, Roberts sarebbe sopravvissuto a un agguato nemico per il rotto della cuffia, per poi dedicarsi completamente al traffico di droga; in pochi anni avrebbe guadagnato quasi 100 milioni di dollari, dei quali la metà spesi per sostenere il suo stile di vita stravagante e appariscente.

Oliver Stone, nella scrittura dello script di Scarface, per creare il Babylon Club, il locale in cui Tony conduce i suoi affari, si è basato sul Mutiny Club, un locale realmente esistente, ritrovo di alto profilo di tutta la scena criminale di Miami; addirittura l’intenzione originaria era quella di filmare alcune scene all’interno del locale; la direzione, però, negò i permessi. Una delle figure che più animavano la scena era Mario Tabraue, che era solito presentarsi al Mutiny a bordo di una lussuosa Mercedes, con un simpatico scimpanzé ingioiellato sul sedile del passeggero. Tabraue, infatti, era proprietario di un negozio di animali esotici e, secondo alcune fonti, si era fatto installare un trono con le iniziali TM proprio all’interno del Mutiny. Ma Tabraue, naturalmente, fece fortuna con il traffico di stupefacenti, in particolare marijuana e cocaina, per un giro d’affari valutato attorno ai 75 milioni di dollari. Nel 1989, dopo lunghe indagini, fu condannato a molti anni di prigione, ma, dopo essere divenuto collaboratore di giustizia, nel 2001 venne scarcerato. Ora è presidente di un’associazione per la protezione degli animali selvatici a Miami.