Il finale di Smile 2 è caratterizzato da una serie di colpi di scena e visioni che lasciano lo spettatore in bilico tra realtà e allucinazione, fino a un epilogo decisamente brutale. La popstar protagonista, Skye Riley, interpretata da Naomi Scott, viene posseduta da una maledizione soprannaturale che confonde il confine tra il mondo reale e quello illusorio. Se vi state ancora domandando il significato della sequenza conclusiva, e se ciò che abbiamo visto si è effettivamente verificato, non temete: dopo aver letto la nostra recensione dedicata al film, siamo qui per cercare di dare un senso al cruento destino della nostra protagonista, e in che modo questo si inserisce nel piano più ampio e tremendamente angosciante della misteriosa Entità col sorriso.
Una spirale di uccisioni fuori controllo porta al tragico finale di Smile 2
Nell’ultimo atto, Skye viene ricoverata in un centro di riabilitazione dopo una serie di eventi inquietanti. Durante un confronto drammatico con sua madre, Skye pensa che la donna sia apparentemente posseduta dalla maledizione e, in un atto di violenza, arriva a uccidersi con un pezzo di vetro rotto. Tuttavia, subito dopo, Skye si ritrova con le mani insanguinate e il vetro in mano, lasciando intendere che potrebbe essere stata lei a compiere il gesto, mentre era posseduta dal mostro. Questo dubbio permea tutto il finale, poiché non è chiaro cosa sia reale e cosa sia frutto delle allucinazioni indotte dalla maledizione.
Fuggendo dalla struttura, Skye si unisce alla sua amica Gemma e insieme tentano di raggiungere Morris, l’uomo che spera di sconfiggere la maledizione uccidendo temporaneamente Skye. Tuttavia, nel tragitto, Skye riceve una telefonata proprio dal numero della sua migliore amica che, tecnicamente, è seduta a fianco a lei in auto: si scopre così che Gemma è in realtà una manifestazione del mostro, che cerca di far precipitare l’auto.
Il suicidio in diretta
Skye riesce comunque a raggiungere Morris, che prepara un piano per fermare temporaneamente il cuore della ragazza, nella speranza di liberarla dalla maledizione. Ma prima che ciò possa accadere, il mostro si manifesta sotto forma di un doppio di Skye, drogandola e trascinandola in un incubo surreale. Così, si risveglia improvvisamente sul palco della prima tappa del suo tour mondiale, di fronte a una folla immensa, con sua madre misteriosamente presente tra il pubblico: la confusione su cosa sia vero o no si fa sempre più fitta. Indosso ha il body blu che tanto aveva affermato di odiare, proprio perchè rendeva visibile la cicatrice sul suo stomaco. Durante l’esibizione, ha una visione di se stessa che strappa il vestito, rivelando la cicatrice e, poco dopo, questa si apre, permettendo al Demone del Sorriso di emergere dal suo corpo. Tuttavia, ciò che il pubblico vede non è l’apparizione del mostro, ma una Skye apparentemente sconfitta, priva di sensi, che si rialza e sfoggia quel sorriso inquietante che ormai conosciamo bene.
Il mostro, che ha ormai pieno dominio sulla ragazza, le si avvicina, dischiude le fauci e la assorbe, costringendola a usare il suo microfono per uccidersi davanti ai suoi fan, principalmente ragazzine adolescenti, che assistono impotenti al suicidio in diretta della loro beniamina. L’immagine finale mostra il corpo senza vita di Skye, con il microfono conficcato nell’occhio, un’immagine tanto scioccante quanto emblematica del potere della maledizione.
Questo finale lascia molti interrogativi aperti: non solo non è chiaro se la madre di Skye sia davvero morta o se quella fosse solo un’illusione, ma l’intera sequenza finale potrebbe essere stata un’allucinazione. La brutalità della morte di Skye, però, non lascia spazio a dubbi sul fatto che la maledizione abbia trionfato. E con migliaia di spettatori che hanno assistito al suo suicidio in diretta, la maledizione si diffonde su una scala ancora più vasta, suggerendo che la battaglia contro questa entità soprannaturale sia tutt’altro che conclusa.
La diffusione del “virus” a macchia d’olio
In prospettiva di un possibile Smile 3, l’epilogo suggerisce un mondo dove la maledizione si sta diffondendo rapidamente, alimentata dal numero enorme di persone che hanno assistito alla tragica fine di Skye. La trilogia potrebbe dunque culminare in un confronto finale, in cui i protagonisti cercano di fermare definitivamente questa catena di terrore che si è ormai espansa a macchia d’olio.
Il regista Parker Finn ha voluto giocare con la percezione del pubblico rispetto a quella della protagonista. Ha spiegato: “Nel secondo film, il pubblico arriva con più conoscenze rispetto al personaggio, e volevo usare questo a mio favore, invitando gli spettatori a una complicità involontaria“. Skye, infatti, non ha mai compreso pienamente la natura del Demone del Sorriso, rimanendo all’oscuro di ciò che le stava accadendo, anche quando il mostro ha iniziato a prendere il controllo della sua mente e delle sue azioni, proprio come accaduto nel primo film con Rose Cotter (Sosie Bacon).
Tuttavia, Smile 2 va oltre rispetto al suo predecessore: mentre il primo film era incentrato sulla storia personale di Rose e la sua lotta contro i suoi traumi familiari, qui la portata si espande a un livello globale, con una superstar come Skye al centro. Questa decisione permette al Demone del Sorriso di estendere la sua influenza, contaminando le masse attraverso la potenza dei media e sfruttando la fragilità di una figura pubblica tormentata dal senso di colpa, dalle pressioni familiari e dalla dipendenza.
Una delle scene più disturbanti del film avviene proprio quando Skye, in preda alle allucinazioni, vede i suoi fan e ballerini mettere in piedi una sorta di “flash mob demoniaco”, arrivando ad aggredirla fisicamente nel suo appartamento. Uno di loro infila persino una mano nella sua gola, un chiaro segnale che il Demone ha cominciato a prendere il controllo su di lei. Questa dinamica mette in evidenza l’intento del mostro: sfruttare la visibilità di Skye per moltiplicare le sue vittime. Finn insinua che il Demone abbia pianificato tutto fin dall’inizio, manovrando Skye affinché non potesse sottrarsi al destino di diventare lo strumento per la sua diffusione.
L’idea del film è quella di esplorare il lato oscuro della fama e il rapporto tossico tra celebrità e pubblico, portando all’estremo la metafora del “demone interiore” che molte star della musica hanno affrontato. In questo caso, questa entità malefica si fa realtà, trasformando i peccati del passato di Skye in un mostro tangibile che non solo la distrugge, ma contamina anche i suoi fan.
Morire da idolo
Il finale lascia molte questioni aperte, suggerendo che il Demone potrebbe continuare a diffondersi, colpendo milioni di persone. Nonostante l’assenza di una scena post-credits, i titoli di coda mescolano il suono delle urla di Skye con una traccia pop, sottolineando ulteriormente il tema del pericolo insito nella musica e nei mass media. Non è chiaro se un eventuale Smile 3 continuerà su questa strada, espandendo ulteriormente il messaggio, o se si concentrerà su nuovi personaggi e vittime, ma quello che è certo è che il secondo capitolo ha spinto il franchise su un terreno ancora più spaventoso e dai sottotesti profondi.
Il regista, attraverso l’espansione della mitologia del Demone del Sorriso, ha voluto esplorare come le figure pubbliche, soprattutto le celebrità, siano spesso vittime di aspettative impossibili, diventando vulnerabili a influenze oscure, reali o metaforiche. Skye, sotto la pressione della sua immagine pubblica e delle sue insicurezze personali, diventa così l’esca perfetta per un’entità malvagia che si nutre della sofferenza e della fragilità umana.