Tonya, film del 2017 diretto da Craig Gillespie e interpretato da Margot Robbie, è ispirato ad una storia vera e narra la vita e la carriera travagliata di Tonya Harding, a partire dall’infanzia all’ombra di una madre violenta e oppressiva, fino ai primi successi nei campionati nazionali americani, fino ad arrivare all’apice della sua carriera sportiva, immediatamente seguitro dal vertiginoso declino, avvenuto in seguito all’aggressione subita da Nancy Kerrigan, principale avversaria e rivale di Harding per un posto nella squadra nazionale che sarebbe stata selezionata per le olimpiadi invernali di Lillehamer del 1994.
In un documentario di ESPN dedicato alla vicenda, Harding confessa di aver subito continue violenze dalla madre, LaVona Harding, che addirittura le lanciò addosso un coltello durante una competizione. I rapporti tra le due erano talmente tesi che già all’età di 5 anni, Tonya frequentava regolarmente i palazzetti del ghiaccio, per sfuggire al dolore in famiglia: “Là, sul ghiaccio, ero la persona che volevo essere”. Nel 1990, Harding sposa Jeff Gillooly, conosciuto pochi anni prima; i rapporti tra i due non sono idilliaci; “Avevo paura di lui, ma non sapevo dove andare”, dichiarerà; i due divorzieranno una prima volta 15 mesi dopo il matrimonio, salvo riconciliarsi poco tempo dopo; nel 1994, i due pur avendo divorziato una seconda volta l’anno precedente, si frequentavano regolarmente, e condividevano la stessa casa.
Dal punto di vista professionale, la carriera di Tonya Harding ha una prima svolta nel 1989, quando decide di separarsi dalla sua prima coach, Diane Rawlinson, affidandosi a Dody Teachman, sotto la cui guida, nel 1991, Harding vince i campionati americani, diventando la prima donna statunitense nella storia a completare un triplo axel, impresa che Harding ripeterà nel marzo dello stesso anno, durante i campionati mondiali. In quell’occasione, tuttavia, Harding dovette lasciare il primo posto in classifica generale alla connazionale Kristi Yamaguchi, mentre sul terzo gradino del podio si piazza Nancy Kerrigan.
Alle Olimpiadi invernali di Albertville, in Canada, nel febbraio 1992, Harding si classificò soltanto quarta, proprio dietro a Kerrigan, che riuscì ad aggiudicarsi il bronzo. Il ritorno da Diane Rawlinson non porta grandi benefici alla Harding, che finisce solo sesta nei campionati mondiali di fine marzo, e quarta in un evento internazionale svoltosi ancora in Canada nel novembre dello stesso anno.
Nancy Kerrigan, intanto, aveva acquisito un’enorme popolarità presso il pubblico statunitense dopo l’exploit di Albertville; nata, come la collega, in un contesto operaio, Nancy Kerrigan aveva costruito la sua carriera, neanche a dirlo, a forza di levatacce ed enormi sacrifici; “Prima di iniziare a pattinare, avevo molti amici; ma pattinare per me è sempre stata una sfida irresistibile; volevo solo pattinare”, dopo una laurea in economia ottenuta nel 1987, Kerrigan negli anni successivi scala vertiginosamente il ranking nazionale, arrivando nel 1991 alla già citata medaglia di bronzo ai campionati mondiali, migliorata da un argento l’anno successivo; non tutto ciò che luccica è oro, tuttavia; dopo gli ottimi risultati alle Olimpiadi infatti, le prestazioni di Kerrigan cominciano a calare: “Avevo persino paura di accendere la musica; se tutto non fosse andato perfettamente, ci sarei rimasta male, mi sarei davvero buttata giù; dare tutto quello che hai, fa veramente paura; e se poi non basta?”
Nonostante questo, Kerrigan, anche attraverso il lavoro di una terapeuta, si mantiene concentrata verso il suo prossimo obiettivo: le olimpiadi invernali di Lillehammer, in Norvegia, nel febbraio 1994.
Durante una sessione d’allenamento in preparazione ai campionati americani di Detroit, trasmessa in televisione, il 6 gennaio 1994, Nancy Kerrigan viene aggredita e colpita al ginocchio con una mazza da telescopio da un uomo, Shane Stant; come dichiarato poi successivamente, l’intento era quello di spezzare la gamba di Kerrigan; il colpo, maldestro e frettoloso le procurerà invece solo una forte contusione al ginocchio; come peraltro mostrato nel film Tonya, Stant riesce a fuggire dal palazzetto infrangendo con il proprio corpo una porta a vetri.
Il 19 gennaio 1994, accusato dalle autorità e coinvolto in prima persona da una testimonianza giurata di Harding (“So che Jeff c’entra con l’incidente”) Gillooly si costituisce alle autorità, che già nei giorni precedenti avevano arrestato Shawn Eckardt, amico di Eckardt, e il di lui zio Derrick Smith, “palo” dell’operazione.
Il 1° febbraio, Gillooly si dichiara colpevole di associazione a delinquere, venendo condannato a una pena detentiva di sei mesi, mentre Stant e Smith si dichiareranno colpevoli di concorso in aggressione di secondo grado. Tonya Harding, che nel frattempo aveva vinto la medaglia d’oro ai nazionali di Detroit, svoltisi dopo solo due giorni dall’attacco a Kerrigan, che ovviamente non poté parteciparvi, confesserà di aver saputo dei fatti già dal 10 gennaio, ma di non aver detto nulla per proteggere il marito. Più tardi, nel marzo 1994, si dichiarerà colpevole di associazione a delinquere volta alla ostruzione di un’indagine, e verrà condannata a tre anni con la condizionale (pena sospesa) e a un’ammenda di 160.000 dollari, con 500 ore di lavori socialmente utili da svolgere.
Alle Olimpiadi di Lillehamer, nel febbraio 1994, Kerrigan, completamente ristabilitasi, otterrà la medaglia d’argento, battuta solo dall’ucraìna Baiul, mentre Harding finirà soltanto ottava.
Il 29 giugno 1994, la commissione disciplinare della Federazione americana di pattinaggio su ghiaccio, squalifica a vita Tonya Harding dalle proprie competizioni, togliendole il titolo vinto nel gennaio precedente; la commissione stabilì infatti che Harding fosse al corrente dell’aggressione anche prima che questa si verificasse.