Dagli esordi durante il boom della New Hollywood fino ai giorni nostri Martin Scorsese si è confermato un esperto nel mettere in scena mondi criminali e storie di personaggi borderline ma anche intensi drammi in costume. Forte di collaborazioni come quella con lo sceneggiatore e regista Paul Schrader, nonché con attori come Robert De Niro e Leonardo DiCaprio e con venticinque opere all’attivo che hanno lasciato il segno nella storia del cinema, oggi questo mostro sacro della Settima arte compie ben ottant’anni. Per l’occasione riscopriamo tutti i film di Martin Scorsese dal peggiore al migliore.
25. Re per una notte (1982)
Primo clamoroso flop commerciale nella carriera di Martin Scorsese, Re per una notte è un connubio tra commedia grottesca e vicenda drammatica nel mettere in scena le vicende di Robert Pupkin, interpretato con verve tragicomica da Robert De Niro, aspirante intrattenitore che cerca in tutti i modi di riuscire ad arrivare sugli schermi televisivi, in particolare diventando ospite nella trasmissione del suo idolo Jerry Langford. Nonostante l’insuccesso, col tempo Re per una notte ha avuto una seconda possibilità ed è stato rivalutato come vero e proprio cult (diventando anche fonte di ispirazione per il Joker di Todd Phillips), merito anche della coppia attoriale De Niro-Jerry Lewis.
24. America 1929 – Sterminateli senza pietà (1972)
Seconda opera cinematografica firmata Scorsese, America 1929 – Sterminateli senza pietà si è avvalso di essere stato pubblicizzato ai tempi dell’uscita come film basato su una storia vera ma, nella realtà dei fatti, i personaggi portati in scena sono di pura invenzione e ispirati a un romanzo di Ben L. Reitman. Tra tutte le opere del regista di The Departed e Casinò, questo America 1929 con molte probabilità rimane ancora oggi il meno scorsesiano dell’intera filmografia dell’autore newyorkese, qui ancora lontano dal se stesso a venire. Non mancano di certo le figure di emarginati (ripresi poi in Taxi Driver) e fuorilegge alle prese con disperazione e violenza ma, il tutto, si limita a essere un film sì sperimentale ma en passant.
23. Kundun (1997)
Adattamento del libro autobiografico La libertà dell’esilio del quattordicesimo Dalai Lama tibetano Tenzin Gyatso, Kundun è un dramma biografico dopo Toro scatenato eppure, rispetto al film del 1980, in questo caso non sono poche le incongruenze tra pagina scritta e trasposizione cinematografica. Nonostante ci si trovi di fronte a un’opera interessante, Kundun non riesce a coinvolgere pienamente. Vuoi per il discostamento da quelli che sono i marchi di fabbrica scorsesiani, vuoi per le lacune dovute alle varie omissioni, rimane sì una abile prova del regista, ma senza infamia e senza lode.
22. Silence (2016)
Trasposizione di Silenzio, romanzo dell’autore Shūsaku Endō pubblicato nel 1966, Silence sancisce la ritrovata collaborazione tra Scorsese e lo sceneggiatore Jay Cocks che ha firmato gli screenplay di L’ultima tentazione di Cristo, L’età dell’innocenza e Gangs of New York. Forte dramma storico, nonostante le tematiche su fede e religione care a Scorsese Silence si è rivelato un flop al botteghino, in particolare a quello statunitense. Le performance di Andrew Garfield, Adam Driver e Liam Neeson sono lodevoli, ma Silence rimane uno degli insuccessi più pesanti per il regista di Quei bravi ragazzi.
21. Cape Fear – Il promontorio della paura (1991)
Remake del classico Il promontorio della paura di J. Lee Thompson del 1962, Cape Fear è un thriller ad alta densità di tensione psicologica e la mostruosa interpretazione di Robert De Niro, ancora una volta deciso a dare anima e corpo al personaggio che incarna tramite una vera e propria metamorfosi fisica, porta sul grande schermo tutta la crudeltà demoniaca di cui un uomo riesce a essere capace. Brutale e spietato rispetto all’originale degli anni Sessanta, Cape Fear non è tra i punti più bassi di Scorsese ma, al tempo stesso, neanche tra le sue eccellenze registiche. Nel cast, oltre a De Niro, Nick Nolte, Jessica Lange e Juliette Lewis, sono presenti Gregory Peck, Martin Balsam e Robert Mitchum, protagonisti del film originale.
20. Alice non abita più qui (1974)
Funzionale miscela tra melodramma, musical e commedia, Alice non abita più qui rientra in quel filone di film scorsesiani che si discostano da quella produzione di opere cupe e violente con cui il maestro newyorkese ha deliziato centinaia di migliaia di spettatori. Ispirato a un brano musicale degli anni Trenta, il film è valso l’Oscar come migliore attrice protagonista all’edizione del 1975 a Ellen Burstyn, che qui interpreta una donna rimasta vedova e che cerca in tutti i modi di reinventare la propria vita per assicurare un futuro al figlio. Ha ispirato una serie televisiva, Alice, andata in onda dal 1976 al 1985.
19. Chi sta bussando alla mia porta (1967)
Opera d’esordio di Martin Scorsese con protagonista un allora sconosciuto Harvey Keitel, Chi sta bussando alla mia porta è un vero e proprio esperimento cinematografico per il regista. Nato originariamente come cortometraggio, è stato esteso nel corso degli anni fino a diventare un lungometraggio a tutti gli effetti. In esso troviamo quelli che poi saranno i futuri temi portanti di gran parte della filmografia del regista: amicizia, famiglia, fede cattolica, crimine, sacro e profano. Rappresentazione in immagini della Little Italy biografica di scorsesiana memoria, Chi sta bussando alla mia porta è una creatura imperfetta e didascalica per certi versi ma, senza di essa, non ci sarebbe oggi tutto ciò che l’autore ha saputo regalarci.
18. Fuori orario (1985)
Grottesca e nera commedia degli equivoci, Fuori orario mette in scena, ancora una volta, la metropoli feticcio di Scorsese, ossia New York, continuando così il discorso dei rapporti umani all’interno di questa grande città che ha preso il via con Taxi Driver per poi proseguire fino a Gangs of New York. La vicenda si svolge, come il titolo stesso fa intuire, nell’arco temporale di una sola notte e vede un avvicendarsi di imprevisti e avventure iperboliche e al limite dell’incredibile. È stato il primo film di Scorsese ad avvalersi di una produzione indipendente (quindi sganciata dalle major) a causa dell’insuccesso di botteghino del precedente Re per una notte.
17. Al di là della vita (1999)
Tra i più bistrattati film di Martin Scorsese Al di là della vita, invece, ha il merito di avere dalla sua una delle più belle interpretazioni di Nicolas Cage. Nonostante le modifiche in fase di sceneggiatura da parte di Paul Schrader, il quale ha bypassato alcuni riferimenti religiosi che sarebbero andati a braccetto con la visione tematica scorsesiana, Al di là della vita trasuda lo stile del nostro, trascinando lo spettatore in una tre giorni infernali di un paramedico newyorkese logoro dai sensi di colpa. Film notturno e peregrino che condivide con Taxi Driver, appunto, l’anima “on the road”, è una parabola su caduta e risalita di un uomo in profonda crisi con se stesso e la vita.
16. The Aviator (2004)
Seconda collaborazione tra Scorsese e Leonardo DiCaprio che ha ricevuto la staffetta di attore feticcio da parte di Robert De Niro, The Aviator è un monumentale kolossal biografico che ripercorre la vita e le avventure pionieristiche di Howard Hughes, produttore, regista, aviatore e imprenditore che ha fatto parte della storia statunitense. Con un DiCaprio perfetto nel ruolo, Scorsese ripercorre successi e insuccessi di Hughes a tratti in maniera piuttosto ridondante ed eccessivamente epica. Prodotto da Michael Mann, il film si è guadagnato ben undici nomination agli Oscar aggiudicandosene cinque: quattro tecnici e quello come Miglior attrice non protagonista a Cate Blanchett.
15. New York, New York (1977)
Sesto lungometraggio della carriera di Scorsese, New York, New York mantiene ancora intatto quel fascino di storia incentrata su gente comune (per certi versi dei losers), che tra alti e bassi, successi e insuccessi affronta e attraversa la vita solcata da amore, musica, incontri e allontanamenti inevitabili. Mix di musical, sentimento e dramma, New York, New York brilla grazie alla coppia De Niro-Liza Minnelli ma, nonostante ciò, all’uscita nelle sale è passato quasi in sordina, tant’è che Scorsese stesso ha deciso di tagliarne il minutaggio per ridistribuirlo. Indimenticabile la colonna sonora di cui fa parte il brano Theme from New York, New York, diventata un evergreen grazie alla successiva interpretazione e incisione da parte di Frank Sinatra.
14. Il colore dei soldi (1986)
Tratto dall’omonimo romanzo di Walter Tevis, Il colore dei soldi è il sequel di Lo spaccone di Robert Rossen e riprende le vicende esattamente venticinque anni dopo, sia nella realtà sia nella trama. Ritroviamo qui “Eddy lo svelto”, sempre interpretato da Paul Newman che, visto il suo passato, ha chiuso con il biliardo dedicandosi alla vendita di whisky e alla sua relazione amorosa. È proprio la sua amata, Janelle, a riaccendere il vecchio spirito da giocatore in Eddy, raccontando a quest’ultimo del talento al tavolo verde di Vincent Lauria. Opera che gioca, fin dal titolo, con la cromia che accomuna sia i dollari americani sia il tavolo da biliardo, è una storia di avvicendamento tra vecchio e nuovo, con sguardo nostalgico verso il passato ma occhio aperto sul futuro. Al fianco di Newman un bravissimo e giovanissimo Tom Cruise e un lodevole John Turturro.
13. Mean Streets – Domenica in chiesa, lunedì all’inferno (1973)
Opera terza di Scorsese, Mean Streets – Domenica in chiesa, lunedì all’inferno è l’antesignano dei futuri Quei bravi ragazzi e Casinò. Da un soggetto del regista stesso che l’ha sceneggiato a quattro mani insieme a Mardik Martin, Mean Streets è profondamente autobiografico e difatti è uno spaccato sulla Little Italy in cui vivono i protagonisti e dove cercano di farsi strada tra le gerarchie criminali. Con dei giovanissimi Harvey Keitel e Robert De Niro, quest’ultimo che porta in germe i prodromi del Travis Bickle di Taxi Driver, Mean Streets può essere considerato a tutti gli effetti come un’estensione di Chi sta bussando alla mia porta.
12. The Irishman (2019)
Dopo essersi cimentato in diverse sperimentazioni nella prima decade degli anni Duemila e in parte della successiva, Martin Scorsese è tornato a raccontare di gangster e crimini efferati alla vecchia maniera con The Irishman. Adattamento dal saggio di Charles Brandt L’irlandese. Ho ucciso Jimmy Hoffa pubblicato nel 2004, The Irishman è la prima creatura scorsesiana che ha visto sia il buio delle sale cinematografiche sia la fruibilità in streaming tramite la piattaforma Netflix. Nel cast, tornano i prediletti Robert De Niro e Joe Pesci così come Harvey Keitel e, per la prima volta, quell’altro mostro sacro di Al Pacino che ha condiviso così per la quarta volta il set con quell’altra leggenda vivente di De Niro. Dieci candidature agli Oscar 2020, ma neanche una statuetta vinta. Ciò nonostante si è confermato come un successo totale di critica e di pubblico.
11. Gangs of New York (2002)
Film che vede la prima e proficua collaborazione tra Martin Scorsese e Leonardo DiCaprio, Gangs of New York è liberamente ispirato a un trattato datato 1928 in cui si discute delle guerre intestine tra le bande criminali del quartiere Five Points durante il XIX secolo. Difatti, siamo di fronte a un vero e proprio film di guerra urbana che si mescola con l’epicità degli scontri corpo a corpo a suon di lame e altre armi bianche, col sangue che macchia e tinge di rosso la neve immacolata. Con un trittico di attori (Daniel Day-Lewis, Leonardo DiCaprio e Cameron Diaz) altamente coinvolgenti, Gangs of New York è un affresco barocco della primordiale New York costruita sul sangue e la morte.
10. The Wolf of Wall Street (2016)
Eccessivo, iperbolico, a tratti estremo, grottesco e scatenato. Tutto questo è The Wolf of Wall Street, immenso biopic su una delle più controverse figure della finanza, ossia il broker Jordan Belfort che, da comune anonimo, si è ritrovato a gestire un impero del denaro. Adattamento dell’autobiografia Il lupo di Wall Street, il ventitreesimo film di Scorsese è tra i più travolgenti e spregiudicati mai girati. Frodi, alcol, droghe a profusione, sesso e bizzarrie hanno abbondato nella vita di Belfort, interpretato da un perfetto e gigionesco Leonardo DiCaprio che qui va a briglia sciolta. Successo di critica e pubblico, tuttavia The Wolf of Wall Street ha avuto non ben pochi problemi con la censura.
9. Hugo Cabret (2011)
Vera e propria dichiarazione d’amore nei confronti della Macchina Cinema, Hugo Cabret è stata una piacevolissima sorpresa a opera di Martin Scorsese. Lontano da storie criminali, sangue e morti ammazzati il regista mette in scena un’avventura tra dramma e fantastico, senza mai trascurare il contesto storico nel corso del quale prendono le mosse le vicende del film. Opera metacinematografica che trasuda una vita fatta di passione e dedizione nei confronti della Settima arte, Hugo Cabret è un commovente gioiello filmico che riempie gli occhi, la mente e il cuore di emozioni pure e tanta, tanta mirabilia visiva.
8. The Departed – Il bene e il male (2006)
Spietata e cruenta guerra tra polizia e criminali, The Departed – Il bene e il male è il remake del film hongkonghese Infernal Affairs. Sapiente e annichilente gioco di specchi, The Departed porta a galla marciume, doppi e tripli giochi nonché fini duelli psicologici tra due infiltrati rispettivamente in un clan mafioso e nella polizia. In un crescendo di tensione e colpi di scena, The Departed vede la prima collaborazione tra Scorsese e il mostro sacro Jack Nicholson, che regala l’interpretazione di uno spietatissimo gangster. A contendersi la scena ci pensano DiCaprio, Matt Damon, Mark Walhberg, Martin Sheen e Alec Baldwin.
7. L’ultima tentazione di Cristo (1988)
Controverso e con non pochi problemi di gestazione e produzione, L’ultima tentazione di Cristo (tratto dall’omonimo romanzo dell’autore Nikos Kazantzakis, di nazionalità greca) ai tempi dell’uscita è stato considerato, alla stregua del libro da cui attinge, come un’opera blasfema. Ciò nonostante, forte anche di una certa originalità acuità dalla sceneggiatura di Paul Schrader, si conferma come una perla sui generis all’interno della filmografia di Scorsese, quasi uno spartiacque tra una prima fase e una seconda fase registica. Willem Dafoe, Harvey Keitel e Barbara Hershey si rubano la scena vicendevolmente, regalando ottime interpretazioni.
6. L’età dell’innocenza (1993)
Tre anni dopo Quei bravi ragazzi e due prima di Casinò, Martin Scorsese si è cimentato con la trasposizione dell’omonimo romanzo di Edith Warthon pubblicato nel 1920. Messe da parte, momentaneamente, le storie di gangster e di reietti psicotici, il regista mette in scena un affresco in costume raffinato, a metà strada tra il dramma e il film sentimentale. Con Michelle Pfeiffer, Daniel Day-Lewis e Winona Ryder, L’età dell’innocenza ha fatto incetta di nomination agli Oscar e ai Golden Globe, aggiudicandosi rispettivamente il premio per i Migliori costumi e quello per la Migliore attrice.
5. Shutter Island (2010)
Hitchcockiano nella natura, Shutter Island è l’adattamento del romanzo L’isola della paura di Dennis Lehane, esperto autore statunitense, pubblicato nel 2003. Mistery thriller dai forti risvolti psicologici, Shutter Island dispensa lentamente indizi e frammenti di verità altre, trascinando lo spettatore in un gorgo fatto di paranoia e indecisione tra vero e falso, reale o irreale. Con scorci onirici e immagini di elevata potenza, è un giallo surreale che vede protagonista un sempre impeccabile Leonardo DiCaprio affiancato dal bravo Mark Ruffalo, Ben Kingsley, Michelle Williams e il compianto Max von Sydow.
4. Casinò (1995)
Così come nel caso di Quei bravi ragazzi anche Casinò è ispirato a un’opera letteraria di Nicholas Pileggi, più precisamente Casino: Love and Honor in Las Vegas, che ritrae le vere gesta criminali di Frank Rosenthal e Anthony Spilotro. In questo monumentale (sia per durata sia per contenuti) gangster movie si assiste all’ascesa e alla inesorabile discesa di Sam “Asso” Rothstein, fedele accolito del criminale Remo Gaggi, e della sua gestione del casinò Tangiers in quel di Las Vegas. Crimine, droga, soldi, tradimenti e iperviolenza sono alla base di Casinò, uno dei più cupi e disperati gangster movie di Scorsese. Ancora una volta Robert De Niro e Joe Pesci regalano due personaggi indimenticabili coadiuvati dalle interpretazioni di James Woods e Sharon Stone.
3. Toro scatenato (1980)
Dopo la magistrale interpretazione di Travis Bickle in Taxi Driver, Robert De Niro mette a segno un altro colpaccio insieme a Scorsese. Quarta collaborazione tra l’attore e il regista, Toro Scatenato è un grandissimo e per certi versi epico biopic sul pugile Jake LaMotta, campione di boxe che dall’apice della carriera si è ritrovato a vivere una infernale discesa fatta di eccessi, instabilità psicologica e problemi economici. Girato in un bianco e nero magistrale e accolto in maniera contrastante ai tempi dell’uscita, nel corso degli anni Toro scatenato è diventato un altro cult a firma Scorsese che vanta una delle più incredibili metamorfosi attoriali: difatti, De Niro mise su quasi trenta Kg per poi doverli perdere e recuperare la fisicità per girare le altre scene.
2. Quei bravi ragazzi (1990)
Trasposizione del romanzo di Nicholas Pileggi Il delitto paga bene (realmente basato sulla vita del criminale pentito Henry Hill), Quei bravi ragazzi è un altro, iconico titolo scorsesiano che ha fatto da apripista alla decade degli anni Novanta, diventando in breve tempo un punto fermo nonché cult della storia della Settima arte. Ancora una volta, troviamo nel cast l’attore-feticcio Robert De Niro, affiancato dall’irrefrenabile Joe Pesci che ha regalato uno dei personaggi più paurosi nel panorama del gangster movie, Ray Liotta impeccabile nei panni di Henry Hill e Paul Sorvino. In Quei bravi ragazzi si muovono tutti i temi cari a Scorsese e già contenuti in nuce in opere come Chi sta bussando alla mia porta e Mean Streets: famiglia, fede, crimine, “redenzione” e violenza sono infatti gli ingredienti di questo annichilente lungometraggio.
1. Taxi Driver (1976)
Secondo noi il miglior film di Scorsese è Taxi Driver. Quinto lungometraggio dell’autore, questo neo-noir, come definito dalla critica del tempo, ha sancito la consacrazione di Scorsese nell’alveo dei grandi nomi della New Hollywood. Scritto da Paul Schrader e interpretato da un giovanissimo Robert De Niro già in stato di grazia e che presta volto e fisicità al suo iconico Travis Bickle, Taxi Driver è l’apoteosi nonché il ritratto impietoso della società melting pot ormai allo sbando, senza valori e sul punto di rottura. Tra peregrinazioni notturne, sociopatia post guerra del Vietnam e incredibili scoppi di violenza, Taxi Driver è il capolavoro assoluto del papà di Quei bravi ragazzi e Mean Streets, con delle scene impossibili da dimenticare per qualsiasi cinefilo e non solo.