Il film Un posto sicuro non è ispirato ad una storia vera, per quanto riguarda la vicenda in sé, ma il contesto è reale e riprende le vicende a margine del Processo Eternit a Casale Monferrato. L’azienda, specializzata in materiali edili, che è stata accusata di disastro ambientale e danni alla salute pubblica a causa dell’amianto utilizzato nei suoi prodotti, altamente cancerogeno.
Il film racconta la storia di Luca (Marco D’Amore) che sogna di fare l’attore, ma è costretto a lavorare come pagliaccio in eventi ricreativi. Quando il ragazzo scopre che a suo padre Eduardo (Giorgio Colangeli) è stato diagnosticato un mesotelioma, un tumore causato dall’amianto col quale ha lavorato tutta la vita, decide di riavvicinarsi a lui e combattere per ottenere il risarcimento. Nel monologo chiave del film, il padre del protagonista denuncia: “La fabbrica, la più grande d’Europa, è arrivata a impiegare 2500 operai. Era considerato un privilegio lavorarci e noi ci sentivamo fieri”.
Luca e suo padre non sono ispirati a due personaggi realmente esistiti, ma tante famiglie come la loro hanno vissuto lo stesso dramma. Il film porta alla luce i fatti legati allo stabilimento di Casale Monferrato che venne chiuso nella metà degli anni ottanta e la conseguente lotta dei dipendenti con l’aiuto della Cgil per riuscire a ottenere riconoscimento della nocività degli agenti con cui i lavoratori erano messi a contatto. Si pensi che nella fabbrica in questione furono duemila le vittime di turno per la respirazione delle polveri. In questo modo il film Un posto sicuro riesce a raccontare il reale anche tramite una storia nello specifico di fantasia.