Vieni avanti cretino è il film con Lino Banfi che al suo interno contiene l’indimenticabile scena degli schiaffi tra il protagonista e il prete don Peppino, interpretato da Dino Casso. Nonostante che tutti gli sketch fossero stati scritti dagli sceneggiatori della pellicola questo è stato improvvisato, come ha rivelato lo stesso Banfi.
Vieni avanti cretino è il film del 1982 con Lino Banfi diretto da Luciano Salce, la pellicola è basata su una serie di sketch che, come ha rivelato Roberto Leoni nell’intervista contenuta negli extra del DVD, sono frutto di uno studio accurato: “Non è vero, come molti credono che alcuni sketch furono improvvisati direttamente sul set, ma sono stati, invece, il risultato di una accurata ricerca degli sceneggiatori sugli archetipi della comicità popolare da Plauto alla commedia dell’arte, al Vaudeville, al varietà”.
La scena degli schiaffi è una delle più divertenti del film: Pasquale Baudaffi, il personaggio interpretato da Lino Banfi e don Peppino, il personaggio a cui dà il volto Dino Cassio, si incontrano davanti al Colosseo, Pasquale è appena uscito da uno studio dentistico, quando incrocia il prelato in pellegrinaggio a Roma che lo scambia per un vecchio amico d’infanzia, chiamandolo Pasquale Zagaria (che tra l’altro è il vero nome di Lino Banfi). I due chiacchierano in dialetto pugliese, con sottotitoli in arabo, prendendosi a schiaffi come segno di affetto.
Lino Banfi su Rai 1, alla trasmissione Oggi è un altro giorno, ha raccontato che la scena è astata improvvisata: “Con il regista Luciano Salce inventammo la scena al momento. Lui si divertiva così tanto che a volte rideva mentre giravano e la ripresa riusciva male perché lui muoveva la camera. La scena è un film nel film perché alla fine io e il prete noi nemmeno ci conoscevamo”.
L’affermazione non coincide con la dichiarazione dello sceneggiatore, che, nella stessa intervista citata sopra, ha detto che anche quella scena era prevista dalla sceneggiatura, tutto era previsto dal copione “Compresa la celeberrima sequenza del dialogo in dialetto barese con i sottotitoli in arabo davanti al Colosseo. L’unica eccezione nata sul set dalla collaborazione tra Banfi, Salce e gli sceneggiatori, è la canzone anglo-iberico-pugliese Filomeña, cantata alla festa”.