Il suo ultimo lavoro, Civil War, è pronto a debuttare nelle sale cinematografiche ma, indipendentemente da come verrà accolto dal pubblico, Alex Garland pensa che potrebbe essere il suo ultimo film dietro la macchina da presa. In una nuova recente intervista, il regista di Ex Machina e Annientamento ha infatti confermato le precedenti dichiarazioni secondo le quali non avrebbe intenzione di dirigere un altro film dopo Civil War, suggerendo che potrebbe dedicarsi esclusivamente alla sceneggiatura. Garland sta anche co-dirigendo il debutto alla regia del suo supervisore militare Ray Mendoza, anche se ha insistito sul fatto che si tratta di un “ruolo senza mani“.
“Non è cambiato nulla” ha detto Garland al The Guardian senza mezzi termini. “Sono in uno stato molto simile. Non ho intenzione di dirigere di nuovo nel prossimo futuro. In realtà amo il cinema, ma il cinema non esiste nel vuoto. Esiste in una vita e anche in un contesto più ampio“.
Capita spesso che, una volta raggiunto un certo status nell’industria cinematografica e ottenuti budget più consistenti, i registi indipendenti acclamati si trovino di fronte a maggiori restrizioni creative, ma Garland ha affermato che questo non ha a che fare con il motivo della sua decisione: “La pressione non viene dai soldi. Deriva dal fatto che stai chiedendo alle persone di fidarsi di qualcosa che, a prima vista, non sembra molto affidabile. Questo è il profondo senso di responsabilità nei confronti del cast e della troupe che “mi tiene letteralmente sveglio la notte“. Il regista ha portato, come esempio, il fatto di essere seduto in un parcheggio fuori Atlanta, chiedendo al suo cast di Civil War di credere che un giorno lo schermo blu dietro di loro sia in realtà un cielo notturno illuminato da colpi di mortaio. Oppure come in Ex Machina dove “Alicia [Vikander] e Sonoya [Mizuno] sono tranquilla riguardo al fatto che la nudità sarà trattata in modo rispettoso…[quando] il cinema tende a non farlo“.
Prodotto da A24 e presentato in anteprima al South by Southwest, Civili War ha ricevuto un’accoglienza entusiastica: le prime reazioni di pubblico e critica lo hanno definito, infatti un capolavoro moderno, il film più importante dell’anno, da vedere nel cinema più attrezzato possibile. Ma Civil War è anche un film audace e provocatorio, che sta già scatenando un acceso dibattito in patria (e non solo) per il suo essere scomodamente così attuale, specchio di una società moderna nella quale ci troviamo in costante conflitto l’uno con l’altro per questioni spesso solamente ideologiche.
La trama del film (di cui trovate la nostra recensione) ci trasporta in un futuro distopico nel quale gli Stati Uniti sono devastati guerra civile e dall’oppressione di un governo autoritario guidato da un presidente con tre mandati (Nick Offerman). Qui seguiamo le vicissitudini di una giornalista (Kirsten Dunst) e dei suoi colleghi, che si avventurano in un’America divisa e ostile, con la speranza di ottenere un’intervista con il presidente prima che le forze militari lo catturino e portare così la verità al mondo.