L’8 aprile, nella Chiesa degli Artisti a Roma, si sono tenuti i funerali di Antonello Fassari, in un clima composto e commosso, senza dirette televisive ma con la presenza di amici stretti, familiari e colleghi. Tra i volti più noti, quello di Claudio Amendola, che ha voluto esprimere pubblicamente il suo dolore, trovando a fatica le parole per raccontare la perdita di un amico con cui ha condiviso molto più di un set.
“Non ero preparato, mi stavo preparando ma non ero pronto ancora. Insomma, è molto difficile e complicato per tutti noi perché, ironia della sorte, o maledizione, stiamo facendo I Cesaroni e quindi la concomitanza è veramente terribile. Da una parte mi fa sorridere perché Antonello ci avrebbe sorriso. Sto aspettando il momento in cui quel sorriso mi tornerà perché so che lui sta ridendo in questo momento. Ce la metterò tutta a presto torno a sorridere anche io”
All’uscita dalla chiesa, dopo la toccante lettura della Preghiera dell’Artista, Amendola ha aggiunto parole ancora più personali e struggenti, che raccontano un legame profondo, fatto di affetto sincero e quotidianità condivisa. Nel suo discorso Claudio cita anche Lorella, l’ultima compagna di Fassari dopo la separazione da Maria Fano, e Flaminia, sua figlia. Antonello Fassari era atteso sul set de I Cesaroni 7, ma non ce l’ha fatta.
Sì, rimane al di là dell’essere colleghi, dell’aver diviso comunque una pagina importantissima delle nostre carriere, ma, come non sempre succede nel percorso dell’io e dell’umano, per me è diventato l’amico con il quale volevo andare al cinema da vecchio. Era quello con cui volevo ubriacarmi il venerdì sera con ormai un bicchiere di vino e basta, perché quando uno è vecchio ne basta meno. Volevo divertirmi con lui ancora tanto, volevo farmi delle belle mangiate e farmi delle belle uova al pecorino, come in una memorabile scena con un altro genio di questo mestiere, che era Ennio Fantastichini. Me l’hanno “regalato” nel mio primo film e quindi Antonello è stato sempre presente in tappe importantissime, mi ha insegnato tanto, mi ha fatto crescere. Vedevo quanto era contento del mio successo, del mio andare avanti. Era un attore generosissimo. Insomma, c’è un po’ la stessa sensazione che ho avuto quasi 24 anni fa, quando è andato via papà. Alla fine, Antonello ha fatto una bellissima vita, ha fatto un bellissimo mestiere, ha avuto dei successi enormi. Si è divertito, e a me piace pensare questo. Quest’ultimo mese, magari, dove forse è stato male più di quanto meritava, si dimentica in fretta, mentre tutte le cose belle restano per Lorella, restano per Flaminia. Alla fine, persone come noi, che hanno questa meravigliosa fortuna di fare questo mestiere, la vita è molto generosa. Quando vai via lasci comunque un ricordo, lasci un’immagine, non scompariamo come la maggior parte della gente.”
Ha voluto ricordarlo anche Enrico Brignano, con il suo stile inconfondibile e affettuosamente aneddotico. Nelle sue parole, un frammento di viaggio e di amicizia, tra le stelle del Marocco e le risate condivise.
È difficile così sintetizzare, io posso solo ricordare quel momento che abbiamo vissuto insieme: due mesi in Marocco, a Ouarzazate. Abbiamo girato un film, Il bambino di Betlemme, ed era un compagno straordinario, perché era una persona rilassata, era una persona tranquilla, risolta. Tifava la sua Roma, io la mia Lazio, e lui era sempre sorridente.
Alternavamo discorsi, ricordo, nel cielo stellato del Marocco: discorsi altissimi sull’esistenza e anche sul soffritto. Quindi si parlava, si alternava tra il come mangiare la vignarola e come invece risolvere le problematiche esistenziali del nostro mestiere, del nostro tentativo di tirare avanti.
Quindi abbiamo perso una persona fantastica.