Baby Gang torna a parlare dal carcere, da dove è recluso dall’ottobre scorso. Il trapper era stato al centro di una sparatoria in cui due persone erano state gambizzate. L’artista nella sua lettera spiega come fosse ubriaco quella sera e che oggi l’unica cosa a tenerlo ancora in vita è la musica.
Zaccaria Mouhib, questo il suo nome di battesimo, ha scritto una lettera direttamente dal carcere, indirizzandola al giudice preliminare delle indagini Guido Salvini e al pm Francesca Crupi. Il primo aveva respinto la sua richiesta di arresti domiciliari. Nella notte tra il 2 e il 3 luglio nel milanese era stato tra i protagonisti di una sparatoria insieme ad alcuni coetanei, tra i quali c’era anche il collega Simba la Rue.
Parte dei contenuti della lettera di Baby Gang sono stati pubblicati dal Corriere della Sera: “Sono detenuto da tre mesi e ho riflettuto molto sulla follia di quella notte. Ho avuto una reazione davvero esagerata perché ero completamente ubriaco”. La sua condizione era stata confermata da un video di sicurezza che aveva ripreso l’intero episodio avvenuto in Corso Como. In seguito proprio a questo particolare l’avvocato del ragazzo, che ha scritto di aver iniziato a bere da ragazzino e di essere sotto costante effetto di hashish, aveva richiesto il trasferimento dal carcere a una comunità di recupero. I giudici però avevano considerato il consumo di sostanze stupefacenti come uno stile di vita comune all’ambiente frequentato dal trapper e non come un problematica personale.
Nella lettera Baby Gang aggiunge: “Quando sono stato arrestato, ho letto sulle carte del processo cose non vere sul fatto che avrei programmato di aggredire quei ragazzi per rapinarli. Dalle immagini si vede benissimo che hanno iniziato loro. Non ci sono comunque giustificazioni per girare armato“. L’artista invia la sua via di redenzione: “La musica è la mia ancora di salvezza e oggi ho davvero paura di perdere l’unica fortuna che ho avuto nella mia vita”.