Maurizio Pacifici è l’agente di scorta di Aldo Moro che è sopravvissuto alla strage di Via Fani perché quel giorno non faceva parte della della squadra incaricata di proteggere il Presidente della Democrazia Cristiana. L’uomo, infatti, per una strana coincidenza del destino, aveva lasciato il posto ad un giovane collega che rimase vittima dell’attentato messo in atto dalle Brigate Rosse.
Maurizio Pacifici, nonostante, tutto, è stato anche lui una vittima di quella mattina del 16 marzo del 1978, l’idea che un collega fosse morto al suo posto non gli ha mai dato pace. Il Pacifici, assalito dai sensi di colpa e dai rimorsi, nonostante non potesse sapere quello che sarebbe accaduto in Via Fani, è uscito psicologicamente distrutto da quel tragico episodio che ha segnato la vita della Prima Repubblica.
Maurizio Pacifici soffriva della cosiddetta Sindrome del Sopravvissuto, caratterizzata principalmente dal senso di colpa. I sopravvissuti si sentono in colpa perché gratuitamente privilegiati rispetto a coloro che sono morti. Viene considerata uno dei principali sintomi dello stress post traumatico.
Nel 2013, Maurizio Pacifici è stato fermato per aver dato fuoco ad alcuni cassonetti della spazzatura e a due auto a Latina, allo scopo di “purificare la città”. L’ex poliziotto, che già nel 2010 aveva dato fuoco ad alcuni cassonetti di abiti smessi, fu soprannominato “Nerone”. Durante il processo, l’avvocato chiese la perizia psichiatrica, accordata dal giudice. L’esame degli esperti stabilì che i suoi traumi risalivano all’eccidio delle Brigate Rosse, quando aveva evitato di essere uno degli uomini ammazzati dal commando di Brigatisti.
Maurizio Pacifici è morto a 61 anni nell’ospedale Santa Maria Goretti di Latina a causa di una malattia, mettendo fine alle sue sofferenze iniziate il 16 marzo 1978.