Letizia Toni, nata nel 2000 a Pistoia, coltiva sin da ragazzina la passione per la recitazione, iscrivendosi a soli quattordici anni alla scuola di cinema ‘Immagina’ di Firenze, dove si diploma nel 2018; da lì, l’avvio di una carriera sempre in crescendo, dapprima con piccole parti cinematografiche, per poi farsi un nome con il ruolo di Chiara Turati ne L’allieva, fiction Rai di Alberto Negrin tratta dai romanzi di Alessia Gazzola.
Ora, nel 2024, la consacrazione; Netflix l’ha scelta per interpretare Gianna Nannini nel film biopic Sei nell’anima (tratto dall’autobiografia ‘Cazzi miei’) in onda sulla piattaforma a partire dal 2 maggio.
Una vita di alti e bassi, che la stessa Toni ha raccontato in un’intervista a cuore aperto al Giornale di Pistoia, ricordando anche il tragico incidente che stava per costarle la carriera, e molto di più: “Avevo 14 anni quando ho pensato per la prima volta che avrei voluto fare l’attrice. Sembrava solo un sogno lontano e impossibile, ma appena ho potuto mi sono iscritta alla scuola di cinema Immagina di Firenze e ho iniziato un percorso che mi ha ancora più convinta che quella sarebbe stata la mia strada. C’era da sacrificarsi perché il giorno lavoravo al garden della mia famiglia e tutte le sere dovevo percorrere la strada da Pistoia a Firenze per le lezioni, ma era ciò che volevo.”
Poi, il 2 dicembre 2017, “dovevo andare a cena con amici e mi sono messa sulla strada. C’era nebbia, così tanta che non si vedeva quasi niente. A un certo punto ho abbagliato perché mi pareva di avvicinarmi a qualcosa che non identificavo bene. Era un’auto parcheggiata, l’ho presa su un fianco e la mia Smart si è ribaltata. È stato tremendo perché il braccio sinistro è rimasto incastrato tra l’asfalto e la lamiera dell’auto. Non si è staccato per miracolo. Con l’altro braccio sono riuscita ad annaspare e a telefonare al 118 per farmi soccorrere. Dopodiché ho chiamato mio padre e ho atteso che venissero a togliermi dalla macchina che era diventata una trappola mortale“.
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A seguire una lunga e ardua riabilitazione, affrontata col sorriso grazie al sostegno di familiari e amici: “Sono stata ricoverata un mese all’ospedale di Careggi e, nel periodo immediatamente successivo, mi sono sottoposta a quindici interventi chirurgici di ricostruzione del braccio. È stata davvero dura. Devo ringraziare in primis la mia famiglia, gli amici e anche tutto il gruppo della scuola di recitazione, che non mi hanno mai abbandonata. Mi sono sentita amata. Ma anche nei momenti peggiori non ho mai pensato di abbondare la recitazione. Appena ho potuto ho ripreso con la scuola. Mi hanno sempre coinvolta ed è stato molto importante, mi ha tenuta viva. Quel dolore così forte e il faticosissimo percorso di riabilitazione mi hanno insegnato a non abbattermi mai“