Fabrizio Piscitelli, conosciuto come Diabolik, era un personaggio chiave nel panorama della criminalità romana: ex leader degli Irriducibili della Lazio, con rapporti nell’estrema destra, nella camorra e nei clan albanesi. Negli anni aveva trasformato il tifo organizzato in una rete di narcotraffico capace di muovere tonnellate di droga. Il 7 agosto 2019, in pieno giorno, mentre era seduto su una panchina al Parco degli Acquedotti a Roma, Piscitelli venne giustiziato con un colpo alla nuca da un uomo in tenuta da jogging, successivamente identificato come Raul Esteban Calderon. Il killer sparì nel nulla. L’omicidio, che secondo gli inquirenti fu commissionato dal narcotrafficante Giuseppe Molisso e dal suo collaboratore Leandro Bennato, entrambi pupilli del boss Michele Senese, per ragioni legate al controllo del traffico di stupefacenti. Fu un evento che segnò un terremoto nei delicati equilibri criminali della Capitale, dando il via a una lunga stagione di violenza.

Dopo anni di indagini complesse, la terza Corte d’Assise di Roma, a fine marzo 2025 ha condannato Raul Esteban Calderon, cittadino argentino 56enne (la cui vera identità sarebbe Gustavo Alejandro Musumeci), all’ergastolo come autore materiale dell’omicidio. Calderon è stato individuato anche grazie a un video che mostra una fasciatura alla gamba destra (per coprire un tatuaggio riconoscibile) e alle dichiarazioni della sua ex compagna, che ha raccontato della sparizione della pistola usata in una rapina e probabilmente anche nel delitto Piscitelli. Tuttavia, la Corte non ha riconosciuto l’aggravante del metodo mafioso, decisione che ha deluso profondamente i familiari della vittima.

Subito dopo il delitto, le forze dell’ordine notarono un’ondata di violenza. Il gruppo rimasto fedele a Diabolik tentò di vendicare la sua morte, come dimostrato dall’agguato a Leandro Bennato, uno dei presunti mandanti, sfociato poi in ulteriori tentativi di omicidio. Calderon, secondo gli inquirenti, agiva come killer professionista per conto di Molisso e Bennato, partecipando anche all’omicidio di Selavdi Shehaj, detto Simone, e al tentato omicidio dei fratelli Costantino. È inoltre emerso che Calderon fosse pronto a fuggire dall’Italia sotto falso nome poco prima del suo arresto nel dicembre 2021.

Il processo ha coinvolto decine di testimoni, investigatori e membri delle forze dell’ordine, che hanno ricostruito il contesto criminale attraverso intercettazioni, analisi di telefoni e chat criptate (SkyECC), documenti e informative dei carabinieri e della squadra mobile. Particolarmente importante è stata la testimonianza, in videocollegamento, di Rina Bussone, ex compagna di Calderon, divenuta testimone chiave. Come riporta Il Messaggero, Bussone, che aveva una relazione fondata su passione e criminalità con Calderon, nelle intercettazioni accusò il compagno di aver ucciso Diabolik con la pistola che lei aveva sottratto ad un gioielliere, durante una rapina e temeva che le accuse cadessero su di lei.
I processi che hanno fatto discutere e casi meno noti, per raccontare il volto più autentico dell’Italia, direttamente dalle aule di tribunale. Si parte da Roma con il processo per l’omicidio di Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik.#UngiornoinPretura da martedì 8 aprile su #Rai3 pic.twitter.com/lFXqrrDiyJ
— Un Giorno in Pretura (@ginpretura) March 25, 2025
Sul fronte legale, i difensori di Calderon hanno annunciato ricorso in Appello, sostenendo l’innocenza del loro assistito. Sottolineano come la mancata conferma dell’aggravante mafiosa e la possibile non corrispondenza dell’arma usata all’omicidio rafforzino i dubbi sulla colpevolezza. Ma secondo la sentenza, l’identità dell’assassino non è più in dubbio.
Tuttavia, restano senza nome i mandanti. Per ora, Molisso, Bennato e Alessandro Capriotti sono indagati, ma non imputati. Le indagini della DDA continuano. Ricordiamo che l’omicidio di Diabolik è uno degli argomenti chiave del libro di Francesca Fagnani che si intitola Mala – Roma criminale, per il quale la conduttrice di Belve ha ricevuto anche delle minacce.