Donato Carrisi ha regalato un racconto di cinema al Corriere della Sera, soffermandosi su quella volta in cui si imbucò durante le riprese di un film di Martin Scorsese. Guardandolo girarsi verso i presenti, capì che stava già studiando il pubblico per farsi un’idea di quella che poteva essere la reazione in sala, a film finito.
La parole dello scrittore sono veramente interessanti: “In quei giorni da intruso sul set, ogni tanto vedevo il regista ripetere un gesto spiazzante. Nel bel mezzo delle riprese si disinteressava della scena per voltarsi verso le retrovie. Scrutava per qualche istante i volti dei presenti, poi tornava a dedicarsi ai suoi attori. Il film non era ancora finito, ma Scorsese stava già studiando il pubblico“.
Carrisi racconta anche il suo percorso, non proprio semplicissimo, che l’ha portato ai successi odierni, ma ricorda quell’episodio come un motivo per credere in sé stesso: “Ero uno giovane sceneggiatore squattrinato che si era appena trasferito a Roma, avevo trovato il modo di intrufolarmi su quel set per vedere all’opera uno fra i geni che con la sua arte mi aveva spinto a rinunciare a una sicura carriera d’avvocato. Grazie a uomini come lui, i tramezzini tonno e pomodoro con cui cenavo praticamente da settimane avevano il sapore dolcissimo della speranza”.
Martin Scorsese è stato uno degli artisti che ha motivato Donato Carrisi a raggiungere tanti successi. Oggi infatti lo scrittore classe 1973 di Martina Franca è anche un affermato regista reduce dal successo di Io sono l’abisso.