Enrico Piaggio è morto il 16 ottobre 1965, a causa di un malore che gli era occorso dieci giorni prima, proprio durante uno sciopero nella sua azienda. In quell’occasione fu trasportato in ospedale a Pisa, non senza difficoltà, considerata la folla di manifestanti fuori dall’azienda. L’imprenditore italiano era a capo dell’omonima impresa, nota per la produzione di celebri veicoli a motore come l’Ape o la Vespa, All’inizio dell’ottobre di quell’anno, la Piaggio si trovava ad affrontare un momento di importanti tensioni interne tra dirigenza e operai, dovute a un parziale ma significativo calo della produttività e delle vendite. La drammatica notizia del malore di Piaggio calmò immediatamente le acque della protesta, ma il patron sarebbe morto nella sua villa di Varramista.
Per l’azienda dei fratelli Armando ed Enrico Piaggio, la produzione in massa di veicoli di trasporto a motore, sostanzialmente ciclomotori, era niziato nell’immediato secondo dopoguerra, dopo che le commesse navali scarseggiavano. Fu propèrio grazie a un’intuizione di Enrico che, nel 1950, gli stabilimenti toscani di Pontedera furono riconvertiti per permettere la produzione di veicoli di trasporto di massa. Nacque così nel 1946, la Vespa, che prende il nome dalla forma del muso e dal rumore del motore, che richiamano il noto insetto. Il successo è travolgente ed immediato; un primo lotto di produzione di 2500 esemplari viene rapidamente esaurito, e nel giro di pochi anni, vengono immessi sul mercato altre decine di migliaia di veicoli.
Nel 1950, la Vespa inizia la sua produzione all’estero, specificatamente in Inghilterra, Francia, Spagna e Germania; nel giro di tre anni il marchio sarà presente in più di 100 paesi del mondo; nel 1957, invece, sarà la volta della Vespa 400, un’automobile che non otterrà il successo sperato, anche a causa della scelta di non commercializzarla sul territorio italiano; ogni tentativo di fare concorrenza al colosso Fiat venne ritenuto vano. Nonostante il successo, però, le contestazioni sindacali in azienda sono frequenti, di lunga durata e feroci; secondo la testimonianza di Tommaso Fanfani, presidente della Fondazione Piaggio, specie negli stabilimenti di Pontedera la ribellione era sempre viva.
Proprio in quel fatidico ottobre 1965, la casa di Enrico Piaggio fu fatta oggetto di lanci di uova; infatti la situazione societaria era ancora in divenire dopo che, nel febbraio 1964 si era verificato un importante riassetto aziendale, con la definitiva divisione in due tronconi distinti, caratterizzati da denominazioni univoche; da un lato, la Piaggio & C., destinata alla produzione di ciclomotori, gestita da Enrico; dall’altro, la IAM – Industrie Aeronautiche e Meccaniche Piaggio, dedicata al ramo aeronautico e ferroviario, in mano al fratello di Enrico, Armando.