Il giornalista Franco Di Mare ha parlato della sua malattia in un’intervista al Corriere della Sera, spiegando che tre anni fa gli è stato diagnosticato un mesotelioma pleurico che gli lascia poco da vivere. Di Mare ha spiegato che il tumore si è sviluppato anni dopo la costante esposizione a sostanze tossiche come amianto o uranio impoverito, quando lavorava come inviato dalle zone di guerra.
Il giornalista oggi respira con l’ausilio di una bombola d’ossigeno, ha un libro in uscita il 29 aprile, Le parole per dirlo (SEM editore) e vive pienamente tutto l’amore che possono dargli gli amici e gli affetti più cari. “Il 28 luglio compirò 69 anni, ma non so se ci arrivo. Forse sì. Sono sereno, non ho paura. Mi spaventa l’idea della sofferenza”. Di Mare però ha anche denunciato nell’intervista al Corriere e su NOVE che quando ha chiesto lo stato di servizio alla Rai “con l’elenco delle missioni, per supportare la diagnosi”, nessuno gli ha risposto. Neanche una risposta a decine di mail e messaggi, da persone con cui prendeva il caffè. Ma andiamo con ordine.
Franco Di Mare racconta che tre anni fa, mentre guardava la tv sul divano, arrivarono i primi sintomi, una fitta dolorosa tra le scapole, inizialmente scambiata per un dolore intercostale. “Invece era il collasso della pleura, uno pneumotorace. Pensai: non è niente, passerà. Ho cambiato posizione, mi sembrava di sentirla meno. Ci ho dormito su, però respiravo male. Credevo di avere il Covid, ma i test risultavano negativi. Dopo 20 giorni così, mi decisi a fare dei controlli al Policlinico Gemelli”
“Al posto del polmone destro c’era il nulla” – prosegue Di Mare – “Era collassato insieme alla pleura, la pellicola che lo avvolge. La cassa toracica per metà era vuota. Hanno provato a pompare aria per risollevarlo, non è bastato. Lo hanno riattaccato con una sorta di spillatrice. Prima però hanno fatto una biopsia del tessuto. E infine la diagnosi che non mi lascia scampo” Il medico, nel comunicargli la diagnosi gli disse: “Non so come dirtelo, in questo momento vorrei esseere l’animatore di un villaggio turistico e non un dottore. Hai un mesotelioma aggressivo”
“La malattia era contenuta nella pleura, a parte due puntini in cui era perforata” – prosegue il giornalista – “E da lì, il tumore è uscito. La decorticazione mi ha regalato due anni di vita. Poi però, sei mesi fa, c’è stata una recidiva”. Attualmente Di Mare respira con un terzo della capacità polmonare e si aiuta con un diffusore di ossigeno. Ha smesso anche di uscire di casa per fare due passi, perché le sue condizioni non gli consentono più l’autonomia di prima.
“Tutta la Rai dopo la scoperta della malattia si è dileguata”.
– Franco Di Mare a #CTCF sul Nove pic.twitter.com/flJMaCk3vo
— Che Tempo Che Fa (@chetempochefa) April 28, 2024
Oggi Di Mare non ha rimpianti, perché ha avuto la fortuna di fare il lavoro che sognava, ma ammette che l’origine della sua malattia risale al periodo in cui lavorava come inviato di guerra. “Sono stato a lungo nei Balcani, tra proiettili all’uranio impoverito (…) ogni esplosione liberava nell’aria infinite particelle di amianto. Ne bastava una. Seimila volte più leggera di un capello. Non potevo saperlo, ma avevo respirato la morte. Il periodo di incubazione può durare anche 30 anni”
“Il palazzo di viale Mazzini è pieno d’amianto. Sottovoce, ti sconsigliano di appendere quadri al muro”
Uno dei momenti più difficili di questi ultimi anni, spiega Di Mare, è stato dover dire ai suoi cari che il suo tumore è curabile ma non risolvibile. E certamente anche il silenzio della Rai gli ha lasciato l’amaro in bocca. “Quando mi sono ammalato ho chiesto di avere lo stato di servizio, con l’elenco delle missioni, per supportare la diagnosi. Ho mandato almeno 10 mail, dall’ad al capo del personale. Nessuna risposta. Con alcuni prendevo il caffè ogni mattina. Ero un dirigente come loro. Gli ho scritto messaggi chiamandoli per nome: “Ho una malattia terminale”. Mi hanno ignorato. Ripugnante, dovrebbero vergognarsi. Peraltro il palazzo di viale Mazzini è pieno d’amianto. Sottovoce, ti sconsigliano di appendere quadri al muro”
Emoziona, Franco Di Mare, quando spiega che oggi fa “una vita bellissima” con le persone che ama, le sorelle, la compagna Giulia Berdini, più giovane di lui di 36 anni, ma “prima si notava meno”, sottolinea con una punta di vanità il giornalista. “Sono protetto e accudito, mi sento un piccolo sultano” E poi ci sono gli amici che vanno a trovarlo. “Vengono a cena. L’altra sera ho cucinato linguine alla salsa di pane con calamaretti spillo. Fame ne ho tanta, con tutto il cortisone che prendo.” Infine, qualche considerazione sull’impatto che la malattia ha avuto sul modo in cui approccia alla vita: “il tempo è rallentato, impone il suo ritmo, sei più attento, vedi cose che prima trascuravi. Oggi mi piaccio molto di più. E mi faccio rabbia. Non potevo essere così anche prima? Dovevo aspettare di ammalarmi?”