Gabriele Salvatores ha parlato al Corriere della Sera della malattia che gli fu diagnosticata nel 1980, la policitemia (un aumento del volume dei globuli rossi nel sangue). A quei tempi un medico, sbagliandosi, disse al regista che aveva solo quattro anni di vita.
L’autore e regista di Nirvana si è aperto sull’argomento dicendo che il cinema lo ha salvato diventando un luogo in cui rifugiarsi in quel momento difficile: “Nel 1980 mi avevano dato quattro anni di vita. Un medico mi disse telegrafico: ‘Cerca di mettere a posto le tue cose’. Poi per fortuna non è stato così. Ma in ospedale ho deciso: se esco da qui faccio quello che mi piace davvero. Ovvero il cinema. Che, come diceva Fellini, ricorda, è meglio della realtà. È diventato un sostitutivo della vita”.
La diagnosi inesatta arriva nei suoi trent’anni e se non ci fosse stato il cinema a salvarlo nel 1992 non avremmo avuto Mediterraneo, il film che gli è valso l’Oscar: “Ci si rifugia in un film, per noi registi è un mondo che controlli, puoi svolgere e far finire come vuoi. Nella vita non c’è copione. Puoi al massimo fare l’attore e magari lo fai anche male”. Riguardo Mediterraneo Salvatores rivela ancora l’emozione e lo sconcerto durante la proclamazione: “Non so se l’ho meritato. È stata un po’ una botta di fortuna. C’era almeno un film più meritevole. Dopo la vittoria mi sentivo uguale al giorno prima, ma la gente ormai da me si aspettava chissà cosa. Ma l’Oscar non è una scuola di cinema, è bene ricordarlo. Per me è stato come il morso del ragno per Spider-Man, mi ha dato il superpotere di scegliere di fare film diversi, come Nirvana”.
Nirvana arriva nel 1997 e per molti versi è considerato il suo film più audace. Gabriele Salvatore ha avuto l’idea di parlare del metaverso prima di chiunque altro ragion per cui recentemente è stato ospite dell’Università di Roma La Sapienza dove è stato ospitato per un progetto universitario. A dicembre ha tenuto la sua lectio magistralis in onore dei 25 anni del film dove la Sapienza ha cercato di crearne un reboot nel metaverso: “Nirvana è uno dei film più importanti che ho fatto e lo amo molto: il fatto di sapere che a 25 anni di distanza viene ripreso da chi, nel 1997, non era nemmeno nato mi emoziona molto e dà anche un senso in più al mio lavoro“, aveva dichiarato. Dal 30 marzo tornerà al cinema con un nuovo film dal titolo Il ritorno di Casanova.