Glauco Mauri e Roberto Sturno hanno iniziato il loro sodalizio artistico nel 1981, con la fondazione della Compagnia Glauco Mauri, poi diventata Mauri-Sturno. I due maestri del teatro in più di quarant’anni hanno vissuto un rapporto che è andato oltre il semplice sodalizio artistico, diventando quasi una famiglia. I due infatti vivevano nello stesso stabile, ma in appartamenti diversi e Mauri ha sempre considerato i figli di Sturno come suoi nipoti.
In un’intervista a Drammaturgia, Mauri spiegò di aver incontrato Sturno in un momento cruciale per la sua carriera e la decisione di fondare una compagnia richiese un notevole impegno, anche economico. “A cinquantun anni decisi che m’ero stufato di lavorare in certi teatri stabili. Decisi di rimboccarmi le maniche e fare compagnia. E furono anni durissimi perché non avevo niente, oltre al nome. Mi ricordo che vendemmo tutto, facemmo cambiali – io feci cambiali perché Sturno… aveva cominciato con Valeria e con me facendo la parte che faceva Luca Ronconi nella Bisbetica domata – La nostra è compagnia gestita da due attori. Non abbiamo mai avuto capocomici. Vorrei fosse d’esempio per tanta gente; anch’io potrei farmi scritturare e prendere molti più soldi dai teatri stabili.”
Il primo spettacolo della compagnia di Roberto Sturno e Glauco Mauri fu “Il signor Puntila e il suo servo Matt”i di Bertolt Brecht, con la regia di Egisto Marcucci. Il primo tassello artistico di una lunga collaborazione, che li porterà ad essere uniti anche nella vita. Mauri descrisse così il suo rapporto con Sturno: “Attraverso un legame di stima e d’intesa che via via è stato tra maestro e ragazzo, padre e figlio, fratello e fratello, e ora a dirla tutta è lui mio padre. Non siamo affatto uguali, sia chiaro. Discutiamo sempre, anche pesantemente. All’origine io sono tenero per temperamento, e lui nasce chiuso e razionale, ma adesso è maturato un punto d’incontro”
Mauri, pur avendo avuto degli amori (anche omosessuali, come ha spiegato a Tortuga) ha deciso di non legarsi a nessuno, proprio perché sentiva che con la sua vita errabonda sarebbe stato complicato. Questa decisione lo ha portato a vivere in diversi alberghi fino ai 70 anni. Fino a quando ha vissuto in un appartamento suo, nello stesso palazzo in cui Roberto Sturno e la sua famiglia vivevano. Uno al piano di sopra, l’altro al piano di sotto.
“Ho vissuto negli alberghi fino a 70 anni. Poi Roberto si era comprato questa casa a 100 metri dal Colosseo. C’era un appartamento sotto il suo, così abbiamo fatto il mutuo. La prima volta che ho chiuso la porta mi sono detto: “Oddio sono solo, e se ho bisogno?“. Non avevo mai avuto un appartamento mio.”
Glauco Mauri considera i figli di Roberto Sturno come suoi nipoti, tanto che ha una loro foto in camerino. Un sodalizio artistico, che alla fine è diventato una “famiglia d’arte” (Michela Murgia l’avrebbe definita famiglia queer)