Tim Burton non ha mai diretto un film sulla famiglia Addams, ma ha sempre osservato con particolare interesse i fumetti e tutto il materiale che ne è poi scaturito, dalla serie tv degli anni ’60 ai film degli anni ’90. Come ha ammesso di recente nel corso del Lucca Comics and Games, la sua attenzione si è sempre focalizzata sul personaggio di Mercoledì, la giovane figlia di Gomez e Morticia, particolarmente amata dai fan e ricordata anche dal pubblico generalista grazie all’interpretazione di Christina Ricci nei film di Barry Sonnenfeld.
L’ingresso di Tim Burton nel macabro microcosmo degli Addams non poteva avvenire in altro modo. Sulla piattaforma streaming di Netflix è sbarcata Mercoledì, interpretata da Jenna Ortega. Un altro sguardo di Tim Burton sull’adolescenza. Da dolce mangiafuoco del macabro, il regista con i suoi burattini sullo schermo ha sempre cercato di raccontare le sue paure e le sue ossessioni.
In occasione dell’uscita di Mercoledì abbiamo selezionato i 5 migliori personaggi femminili nei film di Tim Burton.
1. Lydia Deetz – Beetlejuice
Una giovanissima Winona Ryder, appena diciassettenne e praticamente agli albori della carriera, conquista la scena in Beetlejuice – Spiritello porcello, primo step della poetica di Tim Burton al cinema dopo l’esordio nel lungometraggio con Pee Wee’s Big Adventure. Lydia Deetz è un’adolescente che veste goth, emarginata e in conflitto con la matrigna Delia (Catherine O’Hara). Più di Kim, la ragazza che s’innamora di Edward mani di forbice, è Delia il primo personaggio degno di nota dell’attrice. Una primissima rappresentazione del cosiddetto “dysfunctional kid” ricorrente nel cinema di Tim Burton; un giovane considerato problematico perché non rispecchia le caratteristiche espressive ed estetiche canoniche nella società.
Anche per questo motivo un rapporto di amicizia non poteva scaturire con gli umani ma con i due fantasmi protagonisti (Alec Baldwin e Geena Davis), spingendosi addirittura sin quasi al suicidio per poter raggiungere coloro che hanno dimostrato comprensione nei suoi confronti. Lydia è l’unica che può vederli e assecondarli nei loro maldestri tentativi di diventare degli spiriti terrificanti ed è un personaggio che racchiude diversi elementi dell’immaginario che Burton amplierà e approfondirà maggiormente nei film successivi. Forse anche per questo il regista le ritaglia una sequenza indimenticabile mentre balla sospesa in aria sulle note di O (Banana Boat Song). Finalmente sorridente.
2. Selina Kyle/Catwoman – Batman – Il ritorno
L’ambiguità, il tormento, l’instabilità, il fascino e l’erotismo concentrato in un unico grande personaggio. Dopo l’ottimo riscontro ottenuto con il primo film su Batman, eroe emarginato dalle angosce del proprio passato, Tim Burton sguazza con maggior consapevolezza versando litri del proprio oscuro mondo sopra i tetti di Gotham City, dipingendo inquadrature espressioniste di rara bellezza, e aprendo le gabbie a un mondo di freak nel quale si dimena lo stesso Uomo Pipistrello. A catturare lo sguardo e l’attenzione dello spettatore è soprattutto Michelle Pfeiffer, insipida e frustrata segretaria di Max Schreck (Christopher Walken) che trova la propria dimensione in un seducente e graffiante costume in latex, trasformandosi da sottomessa a padrona, maschera sensuale dietro la quale la fragilità non scompare ma si cela nel trucco che sporca le guance rigate dalle lacrime.
3. Lady Van Tassel – Il mistero di Sleepy Hollow
Alcuni film di Tim Burton sembrano dei quadri su grande schermo che raccontano un lato della gotica e lugubre immaginazione del regista di Burbank e Il mistero di Sleepy Hollow ne rappresenta una delle facciate più fascinose e inquietanti.
Modellando con sapienza il racconto ottocentesco La leggenda della valle addormentata che Disney (sempre in qualche modo sulla strada del regista) usò come ispirazione per un mediometraggio negli anni ’40, Tim Burton costruisce un nebbioso e tetro microcosmo, una comunità di paesani di origine olandese, e vi introduce la raccapricciante minaccia di un cavaliere senza testa che decapita le proprie vittime. Nelle fitte trame misteriose dalle quali il bizzarro detective Ichabod Crane (Johnny Depp) tenta di districarsi, spunta la figura inquietante e maligna di Lady Van Tassel, interpretata da una mefistofelica Miranda Richardson, dal volto scavato e pallido e dalla risata luciferina, che manovra le volontà del cavaliere salvo cadere vittima del suo destino, che si traduce in un bacio sanguinolento al galoppo.
4. Emily – La sposa cadavere
“A Emily: sempre la damigella e mai la sposa“. Questa frase del malvagio Lord Barkis descrive solo in parte il personaggio principale di una delle poesie horror più profonde e delicate che il cinema d’animazione abbia partorito. Tim Burton ragiona sull’Aldilà attraverso la tragica storia di Emily, una promessa sposa uccisa proprio nel giorno delle nozze che ritrova la speranza in Victor, un giovane e goffo futuro marito che non riesce a imparare la formula matrimoniale e che finisce per risvegliare il sonno eterno della sposa cadavere. Impossibile non riconoscere in Emily lo stesso tormento di Sally in Nightmare Before Christmas di Henry Selick ma scritto e prodotto da Burton.
Anche a Emily è stata tolta la libertà, ma il dolce sentimento covato nei confronti di Victor le permette di trovare pace in un gesto d’amore sconfinato, liberando il promesso sposo dall’involontaria unione e consentendogli di convolare a nozze con l’amata Victoria. Chiassoso e malinconico, il mondo della sposa cadavere è un piccolo gioiello dell’immaginario di Tim Burton, e in Emily, salma in movimento, risiedono ancora i più classici elementi dell’essere umano. Tragedia e commedia, tristezza ed entusiasmo, egoismo e infine amore.
5. Angelique – Dark Shadows
Uno dei personaggi più intriganti interpretati da Eva Green, un’attrice che al magnetismo indiscusso abbina un carisma non scontato e necessario per vestire perfettamente i panni di una strega tanto seducente quanto vendicativa, ossessionata da Barnabas Collins (Johnny Depp), colpevole di averla concupita e poi abbandonata nel lontano 1760, quando lavorava come domestica nella magione di famiglia. Accecata dal dolore, Angelique punisce Barnabas con la morte dei suoi cari e l’immortalità. Seppellito vivo, Barnabas viene risvegliato duecento anni dopo e la faida con Angelique, che lo pretende a qualunque costo, sembra non avere fine. L’ossessione della strega non è Barnabas ma l’amore, ciò che in realtà non ha mai provato. Una mancanza sublimata dal suo ultimo gesto disperato. Il proprio cuore letteralmente in dono è soltanto un’ultima dimostrazione dell’equivoco che l’ha ingabbiata per secoli in un percorso di rancore senza fine.