Tra i misteri che, dal 1978 ad oggi accompagnano il sequestro di Aldo Moro, uno dei più intriganti è legato alla seduta spiritica organizzata da Romano Prodi ed alcuni suoi amici. Secondo i racconti dei partecipanti, lo spirito indicò come pista per ritrovare Moro il nome Gradoli. In una via di Roma, dallo stesso nome, fu scoperto il centro operativo di Mario Moretti, capo romano delle Brigate Rosse. Sulla questione, anni dopo, intervenne anche Giulio Andreotti, smentendo tutta la storia.
Aldo Moro fu rapito il 16 marzo 1978, quel giorno un commando delle Brigate Rosse sequestrò il presidente democristiano ammazzando la sua scorta. Due settimane dopo, il 2 aprile 1978, Romano Prodi ed altri amici furono ospiti dell’economista Alberto Clò, nella sua tenuta di campagna a Zeppolino, nei pressi di Bologna. La numerosa comitiva, per trascorrere il tempo decise di organizzare una seduta spiritica. Un passatempo molto frequente in quegli anni, la classica tavola Ouija era sostituita da un foglio sul quale venivano scritte tutte le lettere dell’alfabeto ed un piattino, o bicchiere, sui quali i partecipanti alla seduta poggiavano un dito.
Secondo il racconto di Romano Prodi, confermato dagli altri commensali, furono evocati gli spiriti di don Luigi Sturzo e di Giorgio La Pira, storico sindaco democristiano di Firenze. A queste entità fu chiesto dove le Brigate Rosse nascondessero Aldo Moro, cosa plausibile, considerato che in tutta Italia non si parlava d’altro. Quando il piattino iniziò a girare, compose prima delle frasi sconclusionate, poi le parole Viterbo, Bolsena e Gradoli. Per Prodi ed i suoi amici l’unica parola misteriosa era Gradoli, ma da ricerche più approfondite scoprirono che il nome corrispondeva ad un paesino vicino Viterbo, posto sulle colline nord-occidentali del lago di Bolsena.
Due giorni dopo, il 4 aprile, Romano Prodi raccontò i risultati della seduta spiritica a Umberto Cavina, capo ufficio stampa di Benigno Zaccagnini, che all’epoca era il segretario della Democrazia Cristiana. L’informazione degli spiriti fu considerata degna di approfondimento. Il 6 aprile il Viminale ordinò alla questura di Viterbo di perlustrare il borgo medievale di Gradoli alla ricerca della prigione di Moro. Eleonora Chiavarelli, moglie di Aldo Moro, venuta a conoscenza dell’informazione disse che a Roma esisteva una via Gradoli, ma nessuno pensò di estendere le ricerche in quella strada. Questa circostanza è stata smentita da Francesco Cossiga, allora Ministro dell’Interno, ma confermata dalla moglie e dei familiari dello statista.
Il 18 Aprile, i Vigili del Fuoco furono chiamati per una perdita d’acqua in Via Gradoli e, al civico 96, scoprirono un covo delle Brigate Rosse. Fino a poche ore prima, il covo aveva ospitato Mario Moretti, capo della colonna romana delle Brigate rosse, che aveva partecipato all’agguato di Via Fani e al sequestro di Moro. L’uomo aveva la sua base operativa proprio in Via Gradoli, che aveva abbandonato.
Il 10 maggio 1981, Romano Prodi, davanti alla cosiddetta Commissione Moro (Commissione parlamentare d’inchiesta sulla strage di via Fani, sul sequestro e l’assassinio di Aldo Moro e sul terrorismo in Italia), confermò la seduta spiritica ed il suggerimento ricevuto: “Ho ritenuto mio dovere, anche a costo di sembrare ridicolo, come mi sento in questo momento, di riferire la cosa. Se non ci fosse stato quel nome sulla carta geografica, oppure se fosse stata Mantova o New York, nessuno avrebbe riferito. Il fatto è che il nome era sconosciuto e allora ho riferito”
Molti ritennero che dietro la seduta spiritica si nascondesse un informatore, ovvero qualcuno che aveva in qualche modo saputo dell’esistenza di un covo brigatista a Via Gradioli e lo aveva comunicato attraverso l’espediente del gioco del piattino. A questo proposito Marco Taradash, membro di una delle commissioni che si sono occupate del caso Moro ha detto “È assurdo pensare che un informatore che è a conoscenza di qualcosa sappia soltanto un nome, “Gradoli”, e non anche “via Gradoli”.
Come riporta anche l’archivio di Adnkronos, nel 1997, Giulio Andreotti disse in Commissione Stragi che “La storia della seduta spiritica a Bologna con Prodi e gli altri professori dell’università dalla quale venne fuori che il covo delle Br era a Via Gradoli fu una balla. Si volle coprire la fonte che era Autonomia Operaia”.
Tre ore sono volate via per la prefazione andreottiana al tema sul quale l’organismo bicamerale ha deciso di sentirlo: gli anni della strategia della tensione in Italia. Un ventennio del quale e’ stato testimone privilegiato dall’alto dei sette incarichi rivestiti come premier e altrettanti come Ministro della Difesa, salvo una parentesi, nel 1976, quando, all’apice dello scontro con Moro, e in pieno scandalo Lockheed, fu ‘relegato’ al Bilancio. (segue)
Aldo Moro fu ritrovato morto il 9 maggio 1978, in un portabagagli di un’automobile Renault 4 rossa che fu fatta ritrovare in via Caetani, simbolicamente vicina alle sedi della Democrazia Cristiana e del Partito Comunista Italiano. La storia della seduta spiritica viene raccontata anche in un libro di Antonio Iovane, che è disponibile su Amazon.