Un nuovo documentario riaccende una delle teorie più controverse e affascinanti della storia del rock: Jim Morrison, leggendario leader dei Doors, potrebbe essere ancora vivo. È quanto afferma Before the End: Searching for Jim Morrison, una docuserie disponibile su Apple TV+ che mette in discussione la versione ufficiale della sua morte, avvenuta – o forse no – il 3 luglio 1971 a Parigi. Secondo il regista Jeff Finn, grande appassionato della band californiana, Morrison avrebbe finto la sua scomparsa per rifugiarsi nell’anonimato. Oggi, avrebbe 81 anni e vivrebbe a Syracuse, nello stato di New York, con un’altra identità: quella di “Frank”, un tranquillo manutentore.

Il progetto si articola in tre episodi e nasce dal lavoro di ricerca condotto da Finn per quasi quattro decenni. L’idea che Morrison non sia davvero morto aleggia da anni tra i fan dei Doors, un po’ come accaduto per altri miti del rock come Elvis Presley. Ma Before the End tenta di andare oltre la leggenda urbana, proponendo dettagli considerati da alcuni come indizi concreti. Tra questi, la presenza di una cicatrice sul naso dell’uomo noto come Frank, situata proprio nel punto in cui Morrison aveva un neo distintivo. Inoltre, il presunto sosia condivide le stesse passioni del cantante, come la poesia di Charles Baudelaire, e sarebbe stato addirittura fotografato nel 2013 accanto a John Densmore, storico batterista dei Doors.
“C’è un libro che lessi sul caso, e ne parlo anche nel documentario. Avevo 18 anni, era ottobre del 1985, e lo divorai tutto d’un fiato. Ricordo che, appena finito, dissi tra me e me: “Non ci credo, impossibile”. Per me non tornava allora e non torna nemmeno adesso, quasi 40 anni dopo. I pezzi semplicemente non si incastrano.
Quello che trovo davvero triste è che i media tradizionali, e gran parte dell’opinione pubblica, abbiano accettato senza farsi troppe domande la versione raccontata da Bill Syden al suo ritorno da Parigi nel ’71. Disse che la bara era sigillata e che Jim era morto, e tutti si sono limitati ad annuire. Nessuno ha davvero indagato.
Ancora oggi c’è chi mi dice: “È morto, basta pensarci”, e io rispondo: “Ok, se ci credi, buon per te. Ma mostrami le prove”. Finora, come ho raccontato, due avvocati, un ex giudice e un esperto forense dell’FBI mi hanno detto che le prove disponibili non reggerebbero in tribunale. Quindi sì, siamo di fronte a un caso freddo, un mistero irrisolto che aspetta ancora una vera risposta.

A dare forza a questa teoria contribuiscono anche i tanti dubbi che da sempre circondano la morte di Morrison. Dichiarato deceduto per arresto cardiaco all’età di 27 anni, il corpo fu trovato nella vasca da bagno del suo appartamento a Parigi dalla compagna Pamela Courson. Non venne mai eseguita un’autopsia, perché non prevista dalla legge francese in assenza di evidenti segni di violenza. Alcuni ipotizzarono un’overdose di eroina, ma senza conferme ufficiali. Questi elementi lasciarono spazio a speculazioni secondo cui il cantante avrebbe orchestrato la propria uscita di scena per sfuggire alla pressione della fama e reinventare la propria esistenza lontano dai riflettori.
Oggi, la sua tomba nel cimitero di Père-Lachaise continua a essere meta di pellegrinaggio per milioni di fan. Ma il documentario di Jeff Finn invita a guardare oltre, alimentando una domanda che non smette di affascinare: e se Jim Morrison fosse ancora vivo, nascosto tra la gente comune, in una città qualsiasi? Magari proprio a Syracuse, sotto il nome di Frank.