Il duplice omicidio di Jose Menendez e di sua moglie Mary Louise “Kitty” Anderson, il 20 agosto 1989, nella loro villa al civico 722 di North Elm Drive, a Beverly Hills, è considerato uno dei più efferati della cronaca nera americana. Gli esiti dell’autopsia, che esponiamo di seguito, ci raccontano che fu un massacro, con i due figli della coppia, Lyle ed Erik Menendez, rispettivamente di 21 e 18 anni, che sorpresero i due mentre guardavano la tv in salotto e fecero fuoco con dei fucili da caccia Mossberg, con cartucce da 12. La madre fu massacrata con 10 colpi di fucile, mentre il padre fu fucilato con 6 colpi, uno dei quali gli devastò il cranio.

Come scrive CrimeLibrary, le autopsie sui Menendez si svolsero tre giorni dopo l’omicidio e furono condotte dal dottor Irwin Golden dell’ufficio del coroner della contea di Los Angeles. Il corpo di Jose Menendez fu esaminato per primo. La prima lesione esaminata dal dottor Golden, fu quella alla testa. Il medico legale descrisse questa lesione come una vera e propria apertura di 12,7 per 10.1 cm, così ampia che un adulto avrebbe potuto inserirvi il pugno. Il cervello era stato disintegrato dal colpo di fucile, mentre il viso presentava delle deformità causata dalle fratture multiple delle ossa del viso e delle mascelle. Sulla lesione fu trovata anche della fuliggine, a dimostrazione del fatto che chi aveva sparato il colpo, aveva poggiato la canna del fucile direttamente sulla parte posteriore della testa di Jose Menendez. Questo potrebbe essere stato l’ultimo colpo di fucile sparato al padre, perché il dottor Golden ha riscontrato del sanguinamento nei tessuti delle altre lesioni, segno che il cuore stava continuando a pompare sangue, mentre Jose veniva fucilato.
Le restanti ferite riscontrate sul corpo di Jose non erano state fatali, nell’immediato, ma avrebbero causato una copiosa perdita di sangue. Nello specifico, c’erano due colpi sul braccio destro, uno sotto la spalla, che gli ha fratturato l’omero e l’altra sull’avambraccio. Un altro colpo ha raggiunto Jose al gomito sinistro, da dietro, suggerendo che questo potrebbe essere stato uno dei primi colpi sparati all’uomo, mentre l’assassino si spostava da dietro il divano alla parte davanti. L’uomo, che era un importante dirigente nel settore dell’audiovisivo, ha ricevuto un colpo anche nella parte bassa del ginocchio sinistro.
L’autopsia sul corpo di Kitty Menendez invece, rivelò che la donna aveva in tutto, tre ferite al viso. Era stata sparata alla guancia sinistra, sul quale era presente un foro di circa 2 cm e mezzo. Questo colpo aveva le aveva fratturato la mascella superiore e le aveva dislocato quattro dei denti dell’arcata superiore. La ferita più seria, tra quelle al viso, coinvolgeva il naso e parte della due guance. C’erano anche altre ferite nell’area cranica, fratture alla mascella inferiore e lesioni alla lingua. Un altro colpo di fucile le aveva lacerato il cervello.

Il fatto che sulle ferite di Kitty siano stati rilevati dei pallini per la caccia agli uccelli, confermò i sospetti iniziali degli inquirenti, secondo i quali chi aveva ucciso Kitty le aveva sparato, poi si era fermato per ricaricare l’arma e aveva continuato a sparare. Su nessuna delle ferite riscontrate su Jose infatti, furono trovati questi pallini, ma solo pallettoni.
Il dottor Golden constatò anche che il pollice della mano sinistra di Kitty era stato quasi tranciato dalla violenza dei colpi. Si ipotizza che la donna abbia tentato di ripararsi il viso alzando la mano in un tentativo di autodifesa, ma l’aspetto singolare di questa lesione è che il colpo sulla mano era sulla parte esterna della mano, non sul palmo. Molte persone, in queste circostanze, tendono a ripararsi posizionando i palmi delle mani in fuori, ma la posizione della mano, nel caso della signora Menendez, suggerisce invece che l’abbia alzata in una posizione diversa, oppure che non volesse vedere chi le stava sparando, cioò uno dei suoi figli.
Kitty Menendez aveva colpi d’arma da fuoco anche sull’avambraccio destro e sul seno sinistro, oltre che tre ferite sulla gamba sinistra. L’ultimo colpo fu quello sparato al ginocchio sinistro ed era il più singolare, perché era stato sparato da una direzione diversa, rispetto agli altri colpi. Gli inquirenti ipotizzarono che il colpo al ginocchio fu sparato in un tentativo di far sembrare che lei e il marito erano stati uccisi dalla mafia.

Riepilogando la scena del crimine quindi, domenica 20 agosto 1989, i coniugi Menendez stavano trascorrendo la serata davanti alla tv sul divano, in un salottino della loro villa. Era il giorno libero della governante e la villa, Lyle ed Erik erano fuori e la villa, fatta eccezione per Jose e Kitty era vuota. Il salotto era illuminato solo dalla luce del televisore. Jose era seduto sul divano, con le gambe allungate sotto il tavolino di fronte. Sua moglie invece era sdraiata sul divano, con una copertina e la testa poggiata sulle gambe del marito.
Quando Lyle ed Erik entrarono nel salotto e iniziarono a sparare, i primi tre colpi, diretti alle braccia di Jose, lo immobilizzarono. Poi uno degli assassini si spostò alle spalle di Jose, gli puntò il fucile a contatto diretto sul cranio, e fece fuoco. Il corpo senza vita di Jose rimase seduto sul divano, leggermente pendente a destra, con le mani poggiate in grembo e i piedi sul pavimento. Dopo i primi colpi, sua moglie si svegliò e si ritrovò sporca del sangue di suo marito. Fece un tentativo di sfuggire ai suoi assalitori, ma fu fermata da un primo colpo alla gamba destra e al braccio destro. Kitty cadde tra il divano e il tavolino, come si vede nella prima foto che introduce questo articolo, con due chiazze di sangue ben distinte sul sofa e sul tappeto. La donna provò a rialzarsi ma scivolò sul suo stesso sangue. Qualsiasi tentativo di fuga fu stroncato da altri colpi.
Quando fu a terra, gli assassini continuarono a sparare. Il colpo ricevuto al petto le perforò il polmone sinistro, e nonostante un quarto del suo sangue avesse invaso la cavità toracica, lei continuava a respirare, cercando di strisciare via. Gli assassini a quel punto, avendo finito le munizioni, fecero una pausa – forse si chiesero se Kitty li avrebbe riconosciuti e identificati – decisero che non potevano rischiare, tornarono alla macchina per ricaricare i fucili con cartucce a pallini, invece di quelle a pallettoni più grossi e spararono in faccia a Kitty. Fatto questo, spararono altri due colpi alle ginocchia dei due coniugi.

Come scrive UPI, il giorno in cui durante il processo a Lyle ed Erik Menendez furono mostrate le foto dei corpi dei loro genitori massacrati a fucilate, l’avvocato della difesa Leslie Abramson disse che i due ragazzi non si erano resi immediatamente conto dell’impatto delle loro azioni, perché nella stanza c’era molto fumo e quindi la visibilità era ridotta. I due ragazzi hanno visto alcune immagini dei loro genitori morti, sebbene per la maggior parte del tempo abbiano provato a distogliere lo sguardo. Quando Erik ha visto una foto di sua madre, ha abbassato il viso sul tavolo e il suo avvocato a ha provato a confortarlo mettendogli un braccio sulle spalle. L’accusa sosteneva che i due giovani avevano ucciso i genitori per soldi, mentre la difesa sosteneva strenuamente che avevano ucciso la madre e il padre, dopo una vita di abusi sessuali, fisici e psicologici. Entrambi furono condannati all’ergastolo senza la condizionale.
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