Agli inizi della carriera, Julia Roberts ha dovuto affrontare una prova molto difficile durante le riprese di Fiori d’acciaio, film del 1989 diretto da Herbert Ross, in cui si trovava al fianco di due colleghe già affermate come Shirley MacLaine e Sally Field. Proprio Field, in una recente intervista, ha ricordato il clima tossico presente sul set; la giovane Roberts, in particolare, era continuamente oggetto di prevaricazioni verbali da parte dell’allora già anziano regista, un atteggiamento apertamente stigmatizzato dalle colleghe, rivelatisi in quel frangente molto supportive.
L’attrice di Mrs. Doubtfire rievoca così quegli amari momenti, all’interno di un editoriale di Vulture dedicato al film: “A me aveva dato libertà totale, ma a Julia non ne faceva passare una, era inflessibile; una cosa pazzesca e terribile. Noi cercavamo di starle vicino, perché era come una bambina, era la nuova arrivata. Era già una meravigliosa attrice, e lui non la lasciava in pace un attimo. Quando voleva, sapeva essere un grandissimo stronzo; ma d’altronde, alcune persone hanno bisogno di un bersaglio su cui sfogarsi“.
I comportamenti abusanti di Ross, però, non passarono inosservati, e il resto del cast fece notare al regista il proprio disappunto; in particolare, a farsi sentire più delle altre, fu Dolly Parton: “Noi cercavamo di venirle in soccorso, e mi ricordo che una volta Dolly buttò lì una battuta a Ross… era solo una battuta, ma incredibilmente volgare; un modo di fargli capire che non c’era trippa per gatti“.
Field ricorda anche come Ross non osasse rivolgersi in maniera irrispettosa nei suoi confronti; “Sì, con me non aveva il coraggio. Io accetto le critiche e gli appunti, ma se credo non abbiano senso, stai sicuro che discuterò con te. E se poi fai lo stronzo, allora ti troverai davanti una guerriera. Sarò pure piccola di statura, ma non ti conviene sfidarmi“.
Per il ruolo di Shelby, Roberts avrebbe vinto un Golden Globe come Miglior attrice non protagonista, collezionando anche un nomination all’Oscar nella stessa categoria.