Julianne Moore, nelle sale americane dal 20 febbraio con When You Finish Saving The World, debutto alla regia per Jesse Eisenberg, ha riflettuto di recente su quelli che sono i canoni di bellezza in voga ad Hollywood. In un’intervista all’edizione britannica del Times, Moore ha dichiarato: “Una volta, qualcuno che lavorava nell’industria del cinema mi ha detto che avrei dovuto cercare di essere più carina, al che io ho risposto che non sapevo come fare; in un lavoro come il nostro, l’aspetto fisico è importante, ma la bellezza e la bella presenza sono qualcosa di soggettivo.”
E a volte anche una innocua peculiarità può rappresentare un problema: “Avere i capelli rossi mi ha fatto sentire esclusa… i rossi naturali sono il 2% della popolazione mondiale; nessuno vuole sentirsi parte di una minoranza, specie da bambino: adesso ho imparato ad apprezzare i miei capelli e le mie lentiggini, ma c’è ancora una parte di me che vorrebbe essere bionda e abbronzata“; in passato, Moore aveva parlato anche della questione invecchiamento, condannando l’abuso della locuzione “invecchiare con eleganza”; “C’è forse un modo in-elegante di invecchiare? Non abbiamo scelta, non si può scegliere di non invecchiare, non è una cosa positiva o negativa, è così è basta. Invecchiare è parte della condizione umana, perché ne parliamo sempre come qualcosa su cui possiamo avere il controllo? Faccio mia una frase di Helen Mirren: “Invecchiare è un requisito per vivere; se non invecchi, vuol dire che sei morto giovane”.
Moore aggiungeva anche: “Non si finisce di crescere dopo l’università; abbiamo una vita intera da vivere, e come facciamo a sfidare continuamente noi stessi, a mantenere vivo l’interesse per le code del mondo, a impararne di nuove, a essere d’aiuto per gli altri, a essere la persona che la tua famiglia o i tuoi amici vogliono che tu sia, o la persona di cui hanno bisogno?”