Jeffrey Dahmer è uno dei più famosi serial killer americani: ecco la storia vera dell’uomo che i media chiamarono il cannibale di Milwaukee, sui cui è incentrata la serie Netflix di Ryan Murphy con Evan Peters. Dahmer, nato nel 1960, ha commesso 17 omicidi, la fine degli anni ’70 e l’inizio dei ’90, prima di essere consegnato alla giustizia. Morì in carcere, nel 1994, ucciso da un altro detenuto.
Jeffrey Dahmer era nato il 22 maggio del 1960 a Milwaukee. Al momento della sua nascita suo padre Harbert Dahmer (tuttora in vita) era uno studente iscritto alla facoltà di chimica alla Marquette University, la madre, morta nel 2000, era un’istruttrice di telescriventi. Alcuni biografi parlano di una famiglia turbolenta, ma in realtà Jeffrey inizia ad avere problemi all’età di sei anni, quando la sua famiglia si trasferisce a Doylestown nell’Ohio. In quel periodo la madre, ipocondriaca, passa molto tempo a letto. I continui viaggi di suo padre, per ragioni di lavoro, lo rendono triste facendolo chiudere in sé stesso.
All’età di otto anni Jeffrey Dahmer inizia a collezionare carcasse di animali. A dieci anni dimostra uno strano interesse per le ossa degli animali, volendo sapere dal padre cosa succedesse quando venivano lavate con la candeggina.
L’inizio della pubertà coincide con le prime fantasie sessuali di Jeffrey che, capendo di essere gay, decide di non rivelarlo a nessuno. A sedici anni per Dahmer iniziano i primi problemi di alcolismo. A diciotto anni, dopo il divorzio dei genitori, torna a vivere nell’Ohio, mentre la madre e il fratello minore si stabiliscono a Chippewa Falls.
Il primo omicidio Jeffrey Dahmer lo commette proprio a diciotto anni uccidendo un’autostoppista di un anno più grande di lui, Steven Hicks. Prima di ammazzarlo Jeffrey e la vittima hanno un rapporto sessuale. La natura dell’omicidio è particolarmente cruenta: il giovane viene ucciso a colpi di manubrio, e successivamente Jeffrey si masturba sul suo cadavere e poi lo scioglie nell’acido.
Il secondo omicidio avviene qualche anno dopo, nel 1987. La vittima, Steven Tuomi, viene uccisa in un albergo ed il suo cadavere portato via in una valigia. Tra il 1978 e il 1991, Dahmer commette 17 omicidi.
Il suo modus operandi è quasi sempre lo stesso, la maggior parte dei ragazzi vengono adescati nei gay bar, nelle librerie o per strada. Dopo averli attirati a casa sua, promettendogli soldi in cambio di scatti fotografici, Dahmer li droga offrendogli una birra alterata. Successivamente le vittime vengono violentate e strangolate a mani nude o con delle cinghie di cuoio. Dopo la morte, i cadaveri sono soggetti ad atti di necrofilia. In aggiunta a questo, il serial killer si dà al cannibalismo con almeno una vittima, ma ha sempre negato che questa fosse una pratica abituale. Quattordici vittime appartenevano a minoranze etniche, nove in particolare erano neri. Dahmer, nel corso del processo, ha affermato che la razza era del tutto casuale. Jeffrey ha spiegato che drogava i suoi partner sessuali perché gli dava fastidio che si muovessero durante il rapporto.
Le vittime di Jeffrey Dahmer:
- Steven Hicks, 18 anni, 18 giugno 1978
- Steven Tuomi, 25 anni, 20 novembre 1987
- James Doxtator, 14 anni, 16 gennaio 1988
- Richard Guerrero, 22 anni, 24 marzo 1988
- Anthony Sears, 24 anni, 25 marzo 1989
- Raymond Smith, 32 anni, 20 maggio 1990
- Edward Smith, 27 anni, giugno 1990
- Ernist Miller, 22 anni, settembre 1990
- David Thomas, 22 anni, 24 settembre 1990
- Curtis Straughter, 17 anni, febbraio 1991
- Errol Lindsey, 19 anni, 7 aprile 1991
- Tony Hughes, 31 anni, 24 maggio 1991
- Konerak Sinthasomphone, 14 anni, 26 maggio 1991
- Matt Turner, 20 anni, 30 giugno 1991
- Jeremiah Weinberger, 23 anni, 5 luglio 1991
- Oliver Lacy, 24 anni, 15 luglio 1991
- Joseph Bradehaft, 25 anni, 19 luglio 1991
La cattura del serial killer arriva il 22 luglio del 1991. Tracy Edwards, un ragazzo di tredici anni, arrivato a casa di Jeffrey Dahmer nota le foto dei cadaveri, sente il cattivo odore proveniente da un baule, e preso dal panico, nonostante fosse stato drogato, colpisce Jeffrey e corre dalla polizia. Il primo poliziotto ad entrare nella casa è il capitano della polizia Philip Arreola, l’uomo si si trova davanti ad uno spettacolo che difficilmente dimenticherà: mani amputate dentro pentole da cucina, resti umani nel frigorifero, due cuori umani avvolti in sacchetti di plastica, tre teste conservate in frigorifero e altre tre in cima all’armadio, casse di acido piene di resti umani e genitali mummificati conservati dentro un cappello.
Il 30 gennaio 1992 inizia il processo a Jeffrey Dahmer. A luglio il serial killer viene riconosciuto colpevole e condannato all’ergastolo per tutti gli omicidi che gli sono stati imputati. Il totale della pena ammonta a 957 anni di prigione.
Durante il tempo trascorso in prigione Jeffrey Dahmer è il bersaglio di molti tentativi di omicidio, uno di questi raggiunge il suo scopo. L’assassino viene ucciso il 28 novembre del 1994 a 34 anni. Il serial killer stava pulendo un gabinetto del penitenziario quando viene assalito da un altro detenuto che gli spacca la testa con un bastone. Dahmer era rinchiuso nella prigione di massima sicurezza di Columbia, vicino a Portage.
Jeffrey Dahmer, che affermava di aver trovato Dio in prigione e durante l processo disse: “So che la società non potrà mai perdonarmi e le famiglie delle vittime non mi perdoneranno mai. Ho visto le loro lacrime e se potessi dare la mia vita per far riavere loro le persone care lo farei subito“.