Lungo gli anni, anche in un periodo in cui questo tipo di discussioni non era ancora al centro del dibattito pubblico, Margherita Buy non ha mai fatto mistero della sua precaria salute mentale, con problematiche anche invalidanti legate alla paura di volare e all’ansia in genere, e al bisogno di tenere sempre tutto controllo. Dichiarazioni molteplici, a volte contraddittorie, ma sempre rilasciate con serenità e a volte anche con un pizzico d’ironia.
Nel 2009, in un’intervista a FucineMute, rifiutando l’etichetta di nevrotica, l’attrice dettagliava così le sue difficoltà: “All’inizio venire definita nevrotica mi ha fatto soffrire parecchio. Anzi, mi ha dato proprio fastidio sia essere etichettata di per sé, che essere etichettata come nevrotica, nello specifico. Ma va bene così. Credo di avere una sensibilità particolare, da qui a dire che sono nevrotica, però, ce ne passa. In realtà, tutto è nato da Maledetto il giorno che t’ho incontrato, film che ho fatto con Carlo Verdone, in cui abbiamo raccontato la vita di tutti i giorni con le sue inevitabili nevrosi. Ma parlare della vita in questo modo non è altro che un omaggio alla vita stessa“.
Ma è a Vanity Fair, l’anno dopo, che Buy affida il racconto intimo e toccante delle sue fragilità, senza sconti, parlando di ansie e traumi infantili: “A scuola, sorelle e cugini erano bravissimi. Io venivo rimandata di quattro materie l’anno. Ero insofferente a professori e regole. Mamma dice che da piccola ero allegra e solare, poi all’improvviso sono diventata introversa, timida. C’è stato un momento in cui non parlavo del tutto. Lei mi iscriveva agli sport di squadra per farmi socializzare, ma non sapevo stare in mezzo agli altri». Cos’era successo? «Chi lo sa! Le solite dinamiche familiari… I miei litigavano, anche se si sono lasciati solo poco tempo fa. C’è qualcosa che ho sempre fatto fatica a metabolizzare!.
A Ticino Online, l’attrice rincara al proposito, nel 2012; “Ero estroversa e divertente con le amiche, ma se mi dovevo esporre in modo più chiaro non ce la facevo. La timidezza è peggiorata quando ho cominciato a lavorare. Mi sentivo esposta, insicura, inadeguata, avevo paura di sbagliare. E questo sentimento diventava via via più forte“,
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La recitazione, allora, diventa una via per il riscatto, anche se intralciata da mille difficoltà: “Ricordo un corridoio zeppo di giovani sbrindellati che non c’entravano niente con me. C’era chi improvvisava monologhi, chi cantava, chi faceva la ruota. Io ero a disagio, ma sentivo un’attrazione fortissima verso queste persone e questo mondo. Il bello è che ero timidissima. Arrossivo per nulla. Proprio non c’era motivo perché cercassi la via del palcoscenico. Poi, decisi di non andare in tournée, in molti mi diedero della pazza. A lungo, mi sono sentita inadeguata, fuori posto. È vero, facevo scelte estreme senza sapere perché, ero inconsapevole.”
Di seguito, la descrizione, impietosa, di un attacco d’ansia: “Le mie gambe si rifiutano di muoversi, la mia gola di deglutire. Sto male, nessuno lo capisce. Credevo di essere felice e non lo ero. Di aver risolto i nodi dell’infanzia. Provavo a lavorare, ma non riuscivo. Attacchi di ansia che avevo sottovalutato si erano trasformati in qualcosa di più serio“.
Come detto, per l’attrice la problematica più grande da affrontare, da sempre, è stata però la paura del volo, che rappresenta l’espressione massima di perdita di controllo sulla propria vita. A causa di questo, spiega Buy, la sua carriera professionale non è andata come avrebbe potuto: “Per me, dietro la paura di volare ci sono tante cose, è il lasciarmi andare, l’affidarmi a un’altra persona. Volare ti porta in un altro luogo, è uno spostamento che fai, è il trovarsi in una vita sconosciuta. C’è stato un momento in cui avrei potuto lavorare bene all’estero. Ma non è nel mio carattere, sono stanziale. Ho rinunciato a tante cose. Dovevo fare un film in Montenegro, mi sono immaginata una montagna contro cui mi sarei sfracellata come la squadra del Torino a Superga.”
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Da quel momento inizia per Buy un lungo periodo di autoanalisi e gestione delle proprie problematiche, anche grazie a un corso per superare l’aviofobia, come raccontato a Marie Claire: “Anni fa mi sono segnata a un corso per vincere questa paura e con me c’erano uomini e donne di tutte le età, un gruppo simpatico che sembrava quello degli alcolisti anonimi. ho iniziato ad osservare le vite degli altri, di tanti come me che avevano lo stesso problema. Nell’immaginarmi le loro vite e il modo in cui hanno vissuto certe paure, mi sono dimenticata di me stessa ed è stato un bene. Oggi, prima di viaggiare ci scriviamo nella chat che abbiamo in comune per informarci e chiedere consigli. Siamo diventati una grande famiglia di amorevoli disagiati“.
“Ora qualcosa è cambiato, ho capito che il mio modo di essere ha nuociuto anche agli altri. Rimanere incastrata nelle mie ansie ha fatto stare male molte persone a cui voglio bene. Sto attraversando una trasformazione. Dirigere un film mi ha aiutata a ritrovare l’incoscienza giovanile, ho vinto molte insicurezze. Mi avvio a diventare coraggiosa, ho sempre meno paura degli spostamenti e dei cambiamenti“, confessa a Il messaggero.
La strada verso la serenità è però lunga e dissestata, o per usare un luogo comune, una vera e propria lotta quotidiana. Sempre in occasione dell’uscita nelle sale del suo film, l’attrice si era confessata così al Corriere: “Un po’ sono cambiata. Una personalità è piena di cose e sfaccettature. La mia vita è una bilancia, è come se ogni mattina mettessi sul piatto tutte le paure e le ansie, e un peso analogo per riuscire ad affrontarle. Per raggiungere una sorta di equilibrio. A volte passo una bella giornata, a volte l’ansia me la porto dietro fino alla notte. Non sono una che vive pienamente la propria vita. Ho sempre temuto il cambiamento. Mi rifugio nelle cose che conosco, nelle persone che mi vogliono bene.”