Margherita Hack, nota astrofisica italiana morta nel 2013, non ha mai avuto figli; una scelta consapevole e più volte espressa pubblicamente in varie occasioni ed interviste. Hack, sposata per quasi cinquant’anni con il letterato Aldo De Rosa, ha visto la rinuncia alla maternità come una scelta sia etica che pratica; da un lato, infatti, non avere figli era un modo per sconfessare la narrativa che vede una donna completarsi solo con una gravidanza; d’altra parte, la scienziata riteneva superfluo procreare in un mondo già eccessivamente popolato. Gli ultimi anni tuttavia, Hack instaurò un rapporto con Eda Gjergo, che andò oltre il semplice rapporto mentore – allieva.
Già nel 2013, nel corso di un documentario a lei dedicato, Hack diceva: ” Né io né Aldo [De Rosa, il marito, ndr] abbiamo mai avuto il desiderio né la vocazione di fare i genitori. Forse perché siamo rimasti bambini noi!; l’eredità si può lasciare anche agli allievi – spiegava – e io ne ho avuti tanti. Una certa eredità l’ho lasciata, e poi, a dir la verità, a me non me ne frega nulla di lasciar l’eredità!”
Tre anni dopo, in un’altra intervista, Hack aggiungeva: “Siamo in sette miliardi al mondo. Fare figli sembra diventata più una colpa che un atto di egoismo, perché siamo troppi a questo mondo. Una persona dovrebbe mettere al mondo un figlio solo se davvero sente di potergli volere bene”
Negli ultimi anni della sua vita, l’astrofisica strinse un profondo rapporto d’amicizia e collaborazione con una giovane studente di origini albanesi, Eda Gjergo che successivamente avrebbe svolto anche funzioni da caregiver, insieme alla madre Tatjana. A raccontare lo speciale rapporto mentore – allieva è Eda stessa, in un articolo di Vanity Fair
“Io già sentivo che nella mia vita non ci sarebbe stato obiettivo più importante di scoprire i segreti infiniti di quei bagliori nel buio di velluto. Così le chiesi se poteva aiutarmi a capirlo meglio, questo universo, chiarimenti su buchi neri e bosoni. Prendemmo a sentirci per telefono. Un giorno, era il 2003, ci diamo appuntamento alle 8 per un caffè a Firenze: io sono tesa, sudo freddo, ho lo stomaco attorcigliato. Ma la colazione ci fa riconoscere presto come fatte della stessa materia: attente alla limpidezza dentro più che al trucco fuori. Non ci accorgiamo del tempo che passa. Si sono fatte le 13, Margherita si alza dal tavolino, seria: “Bene, mi sono fatta una nuova amica”, dice nel salutarmi». «L’estate dopo», continua nel racconto Eda, «mi vuole ospite alle Olimpiadi nazionali di astronomia, mi porta in giro per conferenze, mi concede ore e ore di approfondimenti nella sua biblioteca, il che era eccezionale perché aveva qualcosa come 20 mila libri. Così, piano piano, invitata a restare come un’allieva, entrai nel suo quotidiano così regolare“.