La morte di Massimo Troisi ha lasciato un vuoto difficilmente colmabile nella cinematografia italiana. L’attore napoletano, nato a San Giorgio a Cremano nel 1953 soffriva di una malattia cardiaca che lo ha portato alla morte nel 1994 a soli 41 anni. L’artista, da piccolo, soffrì di febbri reumatiche che gli causarono una gravissima degenerazione della valvola mitrale.
La febbre reumatica era molto diffusa fino alla fine della seconda guerra mondiale. Oggi, grazie all’uso degli antibiotici, in Italia colpisce una persona su 100mila. In soggetti predisposti geneticamente, ripetute infezioni alla gola, causate dal batterio Streptococco beta-emolitico di gruppo A, portano ad una risposta anomala del sistema immunitario. Questi produce, per errore, anticorpi contro tessuti sani, come le valvole cardiache, compromettendole.
Purtroppo, la situazione che abbiamo descritto sopra, è quella che ha portato alla morte di Massimo Troisi. L’anomalia cardiaca fu scoperta nel 1972. L’attore, nel 1976, all’età di 23 anni, volò a Houston, negli USA, per sottoporsi ad un intervento alla valvola mitrale. Le spese di viaggio e di soggiorno furono coperte grazie ad una colletta organizzata, tra gli altri, dal quotidiano Il Mattino. L’intervento ebbe esito positivo, ma purtroppo non fu risolutivo, Massimo fu operato da Michael E. DeBakey, considerato uno dei migliori cardiochirurghi.
Nel 1993 le condizioni di salute di Massimo Troisi si aggravarono durante la stesura della sceneggiatura de Il Postino. L’attore, in compagnia della fidanzata Nathalie Caldonazzo, tornò a Houston per un controllo. I medici gli dissero che le valvole al titanio che gli erano state impiantate si erano deteriorate. L’unica soluzione era un nuovo intervento chirurgico urgente. L’operazione non andò bene. Dopo un mese e mezzo di degenza, l’attore tornò a Napoli con le bombole d’ossigeno. L’artista avrebbe dovuto sottoporsi ad un trapianto di cuore, ma aveva intenzione di girare prima Il postino, il film, ispirato al romanzo Il postino di Neruda.
Il Postino rappresenta il testamento spirituale di Troisi per il quale l’attore ricevette la nomination agli Oscar nella categoria miglior attore protagonista. Nathalie Caldonazzo, durante una puntata del Grande Fratello Vip, raccontò che Massimo aveva posticipato l’operazione al cuore per terminare le riprese: “Massimo voleva fare quel film con il suo cuore“, disse l’ex compagna di Troisi. “Nei giorni precedenti la sua morte”, rivelò la Caldonazzo “Massimo aveva la morte dipinta sul volto, era caduto in depressione“. L’attore le disse una frase di Neruda che sintetizzava il suo stato d’animo: “Il depresso è come un prigioniero con la porta aperta“.
La morte, per Massimo Troisi arrivò il 4 giugno 1994, nel sonno, in seguito ad un attacco cardiaco, dopo un nuovo episodio di febbre reumatica. Dodici ore dopo la conclusione delle riprese de Il postino. Massimo era andato a casa di sua sorella, al Lido di Ostia, a Roma, per riposare.