La carriera di Maurizio Costanzo ha avuto uno stop quando il suo nome comparve nelle liste della P2 di Licio Gelli. Il giornalista ha considerato quell’episodio un errore, che lo costrinse a fare un passo indietro e restare fermo per circa dodici mesi, tornando sullo schermo solo un anno dopo grazie all’emittente sarda Videolina.
Alla fine degli anni ’70, Maurizio Costanzo diventa il direttore de L’Occhio, quotidiano del gruppo Rizzoli al quale si era legato l’anno precedente. Nel 1980, sempre il gruppo Rizzoli, su Primarete Indipendente gli affida la direzione di Contatto, primo esempio di telegiornale nazionale privato della televisione italiana. Nel 1981, Maurizio Costanzo resta coinvolto nello scandalo della P2 – acronimo di Propaganda Due per quello che era una loggia massonica italiana e organizzazione a delinquere – il suo nome compare nelle liste trovate nell’abitazione di Licio Gelli. Quando le prime indiscrezione sui nomi iniziano a trapelare, la lista diventa pubblica il 21 maggio, Maurizio Costanzo, si dimette dalla direzione de L’Occhio.
Il giornalista si allontana dal video per circa un anno, nel settembre del 1982 riprende a lavorare con l’emittente sarda Videolina. Ricordando quei giorni, in un’intervista a Il Corriere della Sera, ha parlato di un errore anzi di un grosso errore. “L’iscrizione alla P2 è stata Un errore, un grosso errore. Ma gli errori fanno bene e fanno crescere. Non credo a chi dice di non averne mai fatti, che fesseria… Però c’è anche chi, di grossi errori, ne fa due o tre. Io uno: e lo ammetto“.
Guadando a quei giorni, Costanzo ha ricordato la prima telefonata ricevuta e come piano piano sia tornato nel mondo della televisione. “Ricordo ancora giorni e giorni di telefono muto. Ero solo, in quel periodo, nella mia casa romana di viale Mazzini. Poi arrivò la prima telefonata, dopo più di un mese di assoluto silenzio. Non lo dimenticherò mai, era di di Sergio Zavoli, mi disse: ‘la vuoi smettere di fare l’ambasciatore a San Marino?’. Mi spronò a riprendere, a rimettermi al lavoro. “Diamoci da fare”, mi disse. Ricominciai da zero. Da Videolina a Cagliari e da una tv di San Benedetto del Tronto, facevo le interviste lì“.
La Loggia massonica segreta di Licio Gelli aveva un carattere eversivo. Molti degli scandali italiani, come il crack del Banco Ambrosiano e il tentato golpe Borghese, hanno coinvolto il “Gran Maestro”. La lista degli affiliati fu trovata durante una perquisizione di Villa Wanda, la residenza di Gelli. La lista comprendeva 962 nomi, tra cui dirigente dei servizi segreti italiani, ministri, imprenditori come Silvio Berlusconi, giornalisti come Roberto Gervaso e Maurizio Costanzo e finanzieri come Michele Sindona e Roberto Calvi.
Lo scandalo della Loggia portò alle dimissioni del Primo Ministro Arnaldo Forlani, al suo posto fu eletto Giovanni Spadolini, del Partito Repubblicano, che divenne così il primo Presidente del Consiglio non appartenente alla Democrazia Cristiana. Sandro Pertini dichiarò: “Nessuno può negare che la P2 sia un’associazione a delinquere”