Nel tuo mare, canzone contenuta nell’ultimo album di Mahmood, intitolato Nei letti degli altri, ha un significato che si riferisce ad un amore finito, della difficoltà di lasciar andare le emozioni legate a una rottura dolorosa, seguita a un rapporto lungo e importante; l’io narrante, dopo essere stato avvinghiato dai ricordi tormentosi di una felicità fatta di piccole cose che ora, causa la lontananza dall’amato, non esiste più, accetta il nuovo stato di cose, conscio che rimanere aggrappato al passato lo porterebbe alla morte, se non letterale, quantomeno dell’anima.
Portami giù nel tuo mare
Blu senza fine
Non sarà più come prima
Neanche una lacrima sulla cartina
Soli dentro a un bilocale
Senza dormire, abbracciami per favore
Apro gli occhi e sono solo
Dici, “Non sei come gli altri”, ma sei come loro
T’innamori di un altro coglione
Solo per stare con qualcuno
Mi dici, “Non sono nessuno”
Quanto ci hai messo a mandarmi affanculo
Sembravamo impazziti
Siamo mai stati felici?Non lasciarmi prendere dalle onde
Scordati di me negli aeroporti
Cercarti tra i ricordi non mi va
Quando ti facevo guidare per chilometri
Forse un po’ immaturo nei miei limiti
Ti lascerò andare prima o poi
Per non morire di noi, di noi, di noi, no
Di noi, di noi, di noi, noAccetta le mie paure
L’hai fatto sempre
Come uno schiaffo sul viso
Sono un bastardo, uno stronzo, narciso
Fumavo in campi di grano, poi mi sdraiavo
Con te per ore
Mi dicevi, “Tu non hai emozioni”
Più che finire in un threesome volevo dei fiori
Mi imbarazzo guardando indietro
Alle volte in cui avevi ragione
Con gli occhi pieni di rancore
Al porto di Genova gridavi, “Amore”
Quanto siamo felici
Salutandoci da amiciNon lasciarmi prendere dalle onde
Scordati di me negli aeroporti
Cercarti tra i ricordi non mi va
Quando ti facevo guidare per chilometri
Forse un po’ immaturo nei miei limiti
Ti lascerò andare prima o poi
Per non morire di noi, di noi, di noi, no
Di noi, di noi, di noi, noNon ti vergognare
Se ciò che provi per me non è più ciò
Che ti piaceva immaginare
Se il nuovo tipo che hai
Non me lo riesci a presentare
Le nuove storie, sai, aiutano a scordare
Vecchi nodi da lasciare andare
Quello di noi, di noi, di noi, no
Nelle prime due strofe, inframmezzate da un ritornello all’insegna della disillusione e della speranza di una vita rinnovata (“Ti lascerò andare prima o poi Per non morire di noi, di noi, di noi, no) l’io narrante esprime tutto il suo dolore per la fine della storia, sospeso tra la frustrazione di una fiducia tradita (“Dici, “Non sei come gli altri”, ma sei come loro“), la sofferenza per una solitudine inguaribile (“Senza dormire, abbracciami per favore/Apro gli occhi e sono solo“) e la svalutazione retroattiva di sé e della propria esperienza amorosa, in un susseguirsi sfilacciato di ricordi, venati di nostalgia, come peraltro mostra anche lo stesso ritornello (“Mi imbarazzo guardando indietro/Alle volte in cui avevi ragione/Con gli occhi pieni di rancore/Al porto di Genova gridavi, “Amore”/Accetta le mie paure/L’hai fatto sempre/Come uno schiaffo sul viso/Sono un bastardo, uno stronzo, narciso/Fumavo in campi di grano, poi mi sdraiavo/Con te per ore/Mi dicevi, “Tu non hai emozioni“).
In seguito alla riproposizione del ritornello, la terza e conclusiva strofa mostra una svolta improvvisa nell’atteggiamento della voce narrante, che sembra aver finalmente accettato la chiusura di quell’importante capitolo, dimostrandosi pronto a voltare pagina, anche regalando il proprio amore ad altri, e sfuggendo così al dolore annichilente della perdita (“Non ti vergognare /Se ciò che provi per me non è più ciò/Che ti piaceva immaginare/Se il nuovo tipo che hai/Non me lo riesci a presentare/Le nuove storie, sai, aiutano a scordare/Vecchi nodi da lasciare andare“)
In una cover story per Harper’s Bazaar, Mahmood ribadisce che per lui voltare pagina equivale a maturare, ma che, proprio come avviene per l’io narrante della canzone, il raggiungimento di una simile consapevolezza ha richiesto tempo e dolore; in ossequio alla sua natura riservata, Mahmood non ha svelato quale o quali figure del suo vissuto si celino dietro ai versi della canzone e del resto anche sul fatto che sia gay o meno, ha sempre rilasciato dichiarazioni diplomatiche.
“Quando una relazione è stata importante, magari è durata tanti anni, per me è difficile che tutto torni allo status quo […] Ma è normale, quando inizi una relazione non pensi mai possa finire. Ho capito con il tempo che affrontare il fallimento dei sentimenti è una forma di crescita, non più qualcosa su cui concentrarsi eccessivamente.”
In un’intervista in inglese concessa a Paper Magazine, Mahmood aggiunge ancora, a riguardo della natura autobiografica della canzone.
“Ho avuto una relazione molto lunga, di cinque anni. Ora noi due siamo amici, ma questa canzone è sincera al 100%. C’è una parte in cui dico: “Più che far parte di un threesome, vorrei avere dei fiori”. Capisco che a volte l’altra persona può sentirsi attaccata perché certe cose devono rimanere private. Ma se censurassi quella storia, perderei l’opportunità di entrare in contatto con le persone, di farle immedesimare”
Nel tuo mare è scritta da Mahmood, Davide Petrella e Davide Simonetta.