Per cercare di capire perché Marcella Bella sia considerata un’icona gay, bisogna partire innanzitutto dal significato del concetto stesso di icona gay: si definiscono tali tutti quegli artisti, soprattutto cantanti donne ma anche attrici, per le quali il pubblico omosessuale prova un’ammirazione e un senso di identificazione, che potrebbe essere dovuta al particolare look di suddetto artista, o al suo modo di esprimersi sul palcoscenico e fuori. Personalità e look contribuiscono sicuramente a fare di un’artista un’icona gay, ma non basta, perché deve avere qualcosa di speciale che faccia breccia nell’immaginario omosessuale e ci resti a lungo.
In un’intervista a Rolling Stone di qualche tempo fa Marcella disse che tra lei e i gay c’è “un amore ricambiato” e che piace ai fan gay perché “Sono femminile e la femminilità piace: coi rossetti, coi tacchi, coi look sexy. Una femminilità sottolineata, non ostentata. Io non sono mai stata esagerata, non sono mai stata la Rettore e neanche la Bertè. Però il rossetto non è mai mancato. Io sono così, niente è artefatto. Anche nella vita. (Piaccio ai gay) anche per le mie canzoni passionali, l’amore sentito. Ci accomuna l’ipersensibilità.”
A Repubblica Marcella disse anche: “I gay amano la donna sexy, si identificano, non parlo di tutti ovviamente, ma un certo tipo di gay sì, hanno sempre amato la donna molto femminile. Mi fa molto piacere condividere questo ruolo con altre cinque o sei mie colleghe. Sono sempre stata tra le prime a difendere i loro diritti”.
Il punto in cui Marcella si paragona a Loredana Bertè e Rettore è importante, perché anche loro sono tra le icone gay italiane più celebri, come del resto lo sono le “altre colleghe” come Patty Pravo, Anna Oxa, Mina. Raffaella Carrà è stata l’icona gay più grande, e ne era assolutamente consapevole. Tra le nuove icone, quelle che hanno conquistato il pubblico lgbt di recente, ci sono Elodie, Annalisa. Almeno per quanto riguarda la canzone, perché se si guarda al mondo dello spettacolo, ce ne sono altre ancora, come Heather Parisi, o la pur controversa Cuccarini, Franca Leosini. Tutti personaggi con caratteristiche speciali che esercitano una certa inspiegabile fascinazione sul pubblico gay, che le adora.
A Belve però, Marcella Bella è inciampata su una domanda di Francesca Fagnani in merito al significato dell’acronimo LGBTQIA+. Un tempo era “solo” LGBT, cioè “lesbiche, gay, bisex, trans” e oggi si è ampliato ad altre realtà ovvero queer, intersessuali e asessuali e in più tutte le altre identità di genere e orientamenti sessuali. Evidentemente Marcella per limiti suoi o generazionali, ha continuato a rivolgersi al suo pubblico omosessuale, certa di trovare un riscontro continuo, senza sapere però che nel frattempo la comunità si è ampliata ed è cresciuta. Sicuramente la cantante di Montagne Verdi non è chiamata a “rappresentare” l’immaginario di tutti, ma considerato che ha spesso vantato di avere numerosi amici e collaboratori gay, avrebbe dovuto sapere almeno cosa significa la lettera T nell’acronimo e che il termine “travestito” ormai da decenni è considerato è desueto e denigratorio.
A voler spezzare una lancia nei confronti di Marcella però, va sottolineato che molte artiste (e artisti) considerati a tutti gli effetti icone gay, hanno fatto molto peggio. Se l’artista siciliana ha peccato di ingenuità, molti altri hanno rilasciato dichiarazioni a dir poco controverse sui gay, tanto che all’interno della comunità ci si è chiesti se effettivamente aveva senso considerarle ancora delle icone.