La Commissione Antimafia ritiene probabile che Pier Paolo Pasolini sia stato ucciso da organizzazione malavitose come la banda della Magliana. Il regista, secondo questa ipotesi, voleva recuperare le pellicole rubate di alcune scene originali del suo film Salò e le 120 giornate di Sodoma. L’ipotesi investigativa non è nuova, già in passato si era detto che alcune persone, di quella che poi diventerà la banda della Magliana, potevano essere a conoscenza della verità sul delitto Pasolini.
Pier Paolo Pasolini fu ucciso il 2 novembre 1975 e la Banda della Magliana, ufficialmente, si formò nella seconda metà degli anni Settanta. Nonostante questo, alcuni elementi di spicco della futura organizzazione criminale sarebbero stati coinvolti nell’uccisione del regista italiano. Già nel 2015, durante l’inchiesta sull’omicidio Pasolini, la parte civile voleva ascoltare Maurizio Abbatino. Da alcune foto scattate sul luogo del delitto, infatti, il Freddo di Romanzo Criminale, con altri due membri della banda della Magliana, si trovava all’Idroscalo di Ostia, la mattina del 2 novembre.
L’ipotesi resa nota oggi, scritta nella relazione finale della Commissione parlamentare Antimafia della scorsa legislatura, non è una novità, ma non ha trovato nessun riscontro oggettivo. Pier Paolo Pasolini, la notte in cui fu ucciso, sarebbe stato attirato in una trappola. Il regista voleva recuperare le “pizze” rubate qualche settimana prima, che contenevano alcune scene del suo film Salò e le 120 giornate, ancora in produzione. La Commissione Antimafia, secondo quanto riporta l‘Ansa, ritiene che Pasolini si trovasse all’Idroscalo di Ostia proprio per riavere indietro il suo film. “In questa ipotesi“, aggiunge la Commissione, “sarebbero coinvolti nel delitto ‘gruppi malavitosi di rilievo’ come la Banda della Magliana“.
Nella relazione depositata dalla Commissione, è precisato che “Appaiono ormai del tutto improbabili soluzioni di carattere giudiziario, ma resta utile, in prospettiva storica, che le ricerche sul movente e sulle modalità dell’aggressione che causarono la morte di Pasolini, entrambe mai chiarite, siano eventualmente riprese alla luce dei pur embrionali rilievi emersi dalla attività della Commissione di inchiesta“.
Per il delitto di Pier Paolo Pasolini, è stato condannato il reo confesso Pino Pelosi. L’uomo, morto il 20 luglio 2017, dopo trent’anni di silenzio, ha ritrattato più volte la sua confessione. Pelosi, che all’epoca dei fatti aveva 17 anni, ha rivelato di essere stato minacciato di morte assieme ai suoi genitori.