I Righeira furono autori di numerosi tormentoni, per poi finire un po’ fuori dal giro e dalle classifiche. Michael Righeira aka Stefano Righi svela il loro percorso ai microfoni del Corriere della Sera, svelando anche quello che per loro fu il canto del cigno: il Festival di Sanremo.
L’artista spiega: “Sanremo 1986 è stato il nostro brutale canto del cigno. Arrivammo tra gli ultimi e non ci eravamo abituati, ci trovammo spiazzati. Ci eravamo creati la fama di creatori di tormentoni, da noi ci si aspettava quello, ma eravamo performer, situazionisti più che musicisti. Avevamo idee deliranti e una pressione addosso che non era facile da gestire. Siamo entrati poi in un vortice negativo che via via ci ha fatto mollare il colpo. Con la stessa incoscienza e serenità siamo passati dal boom alla normalità. Non sono mai rimasto con le mani in mano, poi è arrivato il revival degli anni ottanta e con quello la consapevolezza di aver segnato un periodo storico della musica pop italiana”.
Il successo travolgente dei Righeira arrivò con Vamos a la playa nel 1983: “Quella canzone è a tutti gli effetti l’evoluzione delle prime cose che avevo scritto, ispirate agli anni sessanta, da autarchico e futurista che mi sentivo. Era sì una canzone da spiaggia ma postatomica, immaginavo uno scenario fatto di bombe, radiazioni e mare contaminato. I fratelli La Bionda divennero i nostri produttori, ci presero sotto la loro ala intuendo il potenziale del brano. La mia versione era però molto più dark, new wave, molto cupa, l’idea era il contrasto tra l’andare in spiaggia e le bombe che esplodevano“.
E dire che all’inizio i Righeira non erano: “Ci snobbavano all’inizio, eravamo ritenuti due imbecilli sia come personaggi che musicalmente. I critici musicali ci stroncavano e io pativo molto, mi stavano sulle balle queste cose. Non voglio sembrare presuntuoso, ma eravamo avanti”.