Rita dalla Chiesa ha commentato l’ultimo film di Marco Bellocchio, Esterno Notte per fare una riflessione su come le Brigate Rosse siano state trattate dal cinema e dalla letteratura. Il padre della conduttrice era il Generale Carlo Alberto dalla Chiesa, ucciso nel 1982 in un agguato di mafia insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro. Per gli omicidi furono condannati all’ergastolo i vertici di Cosa Nostra, considerati i mandanti.
Rita dalla Chiesa specifica come riportato da Il Foglio: “Letteratura e cinema hanno mitizzato. Non può esistere la bellezza dell’assassino“. Continua: “Il sangue di Aldo Moro era vero, il sequestro del magistrato Sossi era vero, la gambizzazione di Indro Montanelli pure, il piombo delle loro pistole era piombo e non gommapiuma. Erano spietati, malvagi e crudeli”. La dalla Chiesa è ospite della sala degli Arazzi in Viale Mazzini nella sede della Rai dove viene presentato il film in quattro puntate Il nostro generale dedicato proprio a suo padre che è stato interpretato da Sergio Castellitto. Nell’opera Rita sarà interpretata dalla giovane attrice ligure Camilla Semino Favro.
Non manca lo spazio anche per tirare una stoccata ricordando la famosa sera, quando passeggiando in Galleria a Milano, il padre disse: “Milano è libera”. Rita dalla Chiesa non ci gira intorno: “In quel periodo c’era complicità. Intellettuali e scrittori ammiccavano e dicevano che chi veniva ucciso in fondo se l’era andata a cercare. I brigatisti sono stati aiutati a fuggire. Le loro fughe sono diventate romantiche e la latitanza è stata spesso definita esilio”.