Emmanuelle Seigner ha difeso Roman Polanski dalle numerose accuse di stupro accumulate dal regista nel corso degli anni. L’attrice, intervista da Tf,1 ha parlato del marito come un uomo ferito con cui gli attori hanno paura di lavorare per non essere coinvolti nelle polemiche che lo accompagnano da tanti anni a questa parte.
La Seigner è stata intervista dal programma Sept à huit sulla principale rete TV francese Tf1, alcune sue affermazioni, e la difesa a spada tratta del marito, hanno provocato molte reazioni negative in Francia, ed ora anche all’estero. La prima accusa di stupro contro Roman Polanski risale al al 1977: il regista avrebbe drogato e poi violentato Samantha Gailey, che allora aveva tredici anni e il fatto avvenne nella villa di Jack Nicholson. Polanski si fece 42 giorni di carcere, quando si sparse la voce che il Pubblico Ministero non avrebbe rispettato i patteggiamenti scappò a Londra e poi a Parigi.
Ricordando quell’episodio, Emmanuelle Seigner ha detto “A tredici anni si è giovani, certo, ma era un’epoca molto permissiva. Per me, che ho iniziato la mia carriera di modella a 14 anni, non è una storia che mi ha sconvolto. All’epoca, la lolita veniva elogiata e celebrata“. L’attrice ha rivelato i buoni rapporti tra il marito e la vittima: “Oggi hanno un ottimo rapporto. Lei non può più sopportare questo status di vittima. Per questo chiede l’archiviazione del procedimento“.
Quando l’intervistatrice le ha ricordato che Roman Polanski è stato accusato di stupro da altre donne, Emmanuelle Seigner ha replicato: “Mio marito non aveva bisogno di stuprare, c’era la fila di donne che volevano andare al letto con lui. Quando ho conosciuto mio marito tutte le donne volevano andare a letto con lui, era una cosa assurda, pazzesca. Aveva 52 anni, ne dimostrava 30, era un grande regista, quindi era molto attraente e non credo che avesse bisogno di violentare qualcuno.”
La difesa dell’attrice è continuata dicendo che Roman Polanski non è l’uomo che viene descritto dai media, denunciando l’ostracismo artistico nei suoi confronti “È terribile perché non può fare un film, agli attori viene consigliato di non recitare nei suoi film. Io stessa sono sulla lista nera in Francia. L’uomo con cui vivo non è affatto la persona di cui ho sentito parlare, è un ottimo marito e un ottimo padre“.
Ad accusare il regista di stupro, oltre a Samantha Gailey, ci sono Valentine Monnier che nel 2019 ha detto di essere stata brutalmente violentata nel 1975, quando aveva 18 anni, e Renate Langer che nel 2017 ha denunciato Roman per una violenza risalente al 1972.
L’intervista di Emmanuelle Seigner si chiude con un appello a favore di Roman Polanski, che lei descrive come un uomo ferito: “Lasciamolo in pace, lasciamo che la gente si occupi dei veri predatori, delle persone che sono un pericolo per la società“.