Selvaggia Lucarelli ha intrapreso, ormai da mesi, un’inchiesta sulle raccolte fondi sul web sostenendo che, molto spesso, chi lancia queste collette non dà nessuna rendicontazione delle spese effettuate. La giornalista lancia un monito: “le raccolte fondi su conti personali (iban, postpay, stelline su fb etc…) e senza rendicontazioni dettagliate e periodiche non vanno sostenute in alcun modo”. Vediamo i casi che ha analizzato nelle ultime settimane.
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La raccolta fondi per Melissa
Melissa è una bambina “affetta da una malattia molto grave: la Sma di tipo 1, diagnosticatale a soli 7 mesi. Melissa ora di mesi ne ha compiuti quasi 9 e ha bisogno di una cura molto costosa per poter lasciarsi alle spalle questa patologia”. Questo si leggeva sul web due anni fa. I genitori della ragazza hanno organizzato la raccolta fondi, “Un futuro per Melissa”, sponsorizzata da personaggi come Maria Grazia Cucinotta. L’attrice, quando Selvaggia Lucarelli ha provato a chiedere spiegazioni, si è schierata contro la giornalista, invitando i genitori a “non dare spiegazioni a sconosciuti”
Per Selvaggia questo è un caso eclatante “perché sono stati raccolti almeno due milioni di euro tra conti personali, gofundme, raccolte laterali, salvadanai cittadini e così via. Non c’è mai stata una rendicontazione dettagliata delle spese. Ai tempi provai a chiedere un’intervista ai genitori ma fiutato il motivo, dopo un sì, mi fu negata. In questi giorni, alla luce di alcuni dubbi relativi appunto alle spese sostenute, sono ritornata a chiedere. I risultati sono risposte non esaustive da parte della madre di Melissa (con offese a me), la pubblicazione di documenti illeggibili di spese sostenute e infine, questa è la parte più grave, il commento di Maria Grazia Cucinotta.
La Lucarelli ha risposto all’attrice de Il Postino: “Maria Grazia Cucinotta dice: ‘a quale titolo dovete dare spiegazioni a una sconosciuta?’ A parte la gentilezza, ricordo alla Cucinotta (madrina di questa storia) che anche i soldi sono stati chiesti a milioni di sconosciuti (lì evidentemente con gli sconosciuti la confidenza andava bene), i quali hanno il diritto di sapere come sia stata gestita la loro generosità. Questa, in teoria, è la regola base di tutte le raccolte fondi fatte come si deve. Quindi, al di là del caso specifico, la invito a utilizzare la sua visibilità per insegnare la beneficenza colta e consapevole, perché ci sono persone (giuro) che rinunciano a parte del loro piccolo stipendio per aiutare gli altri e meritano trasparenza e rispetto”. L’attrice al momento non ha replicato.
La raccolta fondi per Mara Farci
Mara Farci è una donna di Fluminimaggiore, in Sardegna, che si trova in stato di coma profondo all’Alfred Hospital di Melbourne in Australia. I medici hanno constatato un generale collasso di tutti gli organi interni, e ritengono improbabile che possa uscire dal coma. I suoi genitori, Paolo e Donatella, sono volati immediatamente in Australia per starle accanto, la ragazza lavorava presso una famiglia come ragazza alla pari. I soldi servono a pagare il viaggio di ritorno di Mara e dei genitori, viaggio particolarmente oneroso perché bisognerà usare un volo commerciale, perfettamente attrezzato dal punto di vista dell’assistenza sanitaria.
La raccolta è stata segnalata a Selvaggia Lucarelli da un follower. “Inizialmente volevano arrivare a 25.000 e dopo un’ora erano arrivati alla cifra. L’hanno alzata a 45.000 dicendo che le spese erano cambiate. Arrivati a 45.000 in due giorni. A distanza di circa una settimana la raccolta è ancora aperta e siamo a 71.000”. Poche ore dopo la condivisione di questo post da parte della giornalista, la campagna è stata chiusa, coincidenza che ha aumentato i sospetti della Lucarelli. “Quindi due ore fa dico che mi insospettisce una raccolta fondi e ora improvvisamente CHIUDE”.
Il sindaco di Fluminimaggiore, organizzatore della raccolta, sostiene che la Lucarelli, con le sue illazioni, ha offeso lui e tutta la comunità e gettato un’ombra di sospetto sulla raccolta di fondi in favore di Mara.
La raccolta fondi per Adriano Chiola:
“Sta girando sui social questa raccolta fondi per Adriano Chiola. Che fine fanno i soldi? Non ho elementi per fidarmi”. Ha scritto la Lucarelli. La raccolta è stata iniziata dalla comunità di Palomonte, nel salernitano a favore di un giovane meccanico 24enne con un tumore cerebrale raro. Adriano, a partire dal 20 settembre dovrà sottoporsi ad una terapia sperimentale dal costo di di 43mila euro. Questo trattamento viene somministrato solo in Germania e in Spagna. “Chi monitora il flusso di soldi? Servono 43mila euro, ma se ne raccolgono 43500,00 euro, che ne fanno? E noi non lo sapremo mai. Sto dicendo che è una storia finta e sono dei truffatori? No. Sto dicendo che non ho elementi sufficienti per fidarmi. E, soprattutto, che le raccolte fondi non si fanno così”, spiega Selvaggia.
La replica della sorella di Adriano Chiola: “Nessuna truffa, la raccolta fondi è partita dalle persone vicine alla mia famiglia che hanno voluto aiutarci, non avevamo diffuso alcuna notizia. La comunità di Palomonte, sapendo la scadenza che abbiamo per sottoporre mio fratello alla cura sperimentale, ci ha aiutato e supportato avviando la raccolta fondi solidale che fino ad oggi, vede 5.365,00 euro raccolti sul conto corrente Iban intestato a mio marito e 4mila euro in contanti raccolti con il banchetto di piazza dall’associazione no profit “Vita” che ha rilasciato regolare ricevuta di avvenuto versamento”.
La raccolta fondi per Paolo Palumbo
Paolo Palumbo è malato di SLA. Un caso che la giornalista ha trattato anche per Il Domani, il giornale per cui scrive. “La premessa” scrive Selvaggia Lucarelli e che “Paolo è davvero malato di SLA. Tutto il resto, invece, è un disegno confuso in cui verità, truffe e sospetti sono un unico guazzabuglio. Ecco alcuni punti del racconto della Lucarelli: “Il padre di Paolo, Marco Palumbo, afferma che occorrono soldi per via del caro bollette. ‘All’energia Paolo non può rinunciare, serve ad alimentare il respiratore, l’aspiratore, il computer, la pompa dell’alimentazione, macchinari che gli permettono di vivere’. Il padre di Paolo Palumbo omette però un particolare: le persone disabili che utilizzano macchinari per la malattia hanno un costo dell’energia agevolato (bonus elettrico)”
“La truffa del finto ospedale in Israele – prosegue la Lucarelli – quando Paolo, dopo la partecipazione a Sanremo, aveva una enorme visibilità. In quel periodo il fratello Rosario aprì una grossa raccolta fondi perché Paolo, raccontavano i suoi familiari, aveva avuto miracolosamente accesso alla costosa “sperimentazione Brainstorm” in Israele. L’obiettivo erano 900.000 euro. A garanzia di tutto c’era il solito padre Marco che sosteneva di essere in contatto con un medico israeliano e che, come riferì a molte persone, era andato personalmente in Israele a sbrigare l’iter burocratico. La raccolta partì spedita, anche il Billionaire e il Cagliari calcio federo delle donazioni, si arrivò velocemente alla cifra di 144.000 euro. Poi un’indagine della polizia postale di Oristano scoprì la truffa: nessun ospedale e nessun medico israeliano avevano mai inserito Paolo in protocolli di sperimentazione”.
Altra domanda della Lucarelli riguarda i 144.000 euro raccolti dalla famiglia tramite la piattaforma di crowdfunding Gofundme: “Che fine hanno fatto?”
“Nell’estate 2019, per uscire dall’imbarazzo, la famiglia Palumbo comunicò alla stampa che avrebbe investito i soldi in una casa vacanze per disabili, ma indovinate un po’? Naturalmente i soldi non bastavano e quindi sarebbe servito un ulteriore contributo da parte dei donatori”.
La risposta del padre di Palumbo a Selvaggia Lucarelli che lo ha intervistato per Il Domani: “Se chiede soldi è perché gli servono per campare“, e per quanto riguarda le medicine, replica: “Allora guardi… ci sono farmaci che non passa la Asl e che noi dobbiamo comprare“. Per Paolo Palumbo ne servono “tantissimi”, ma quali siano non lo sa.
Selvaggia Lucarelli promette di non fermarsi qua: il vaso di Pandora della raccolta fondi ormai è stato scoperchiato e non ha intenzione di chiuderlo.