Tim Robbinson, durante la pandemia, si è rifiutato di aprire il teatro della sua compagnia perché non voleva limitare l’ingresso solo ai vaccinati. L’attore teme che la società stia eliminando, intenzionalmente, gli spazi comuni, come appunto i cinema ed i teatri, per uccidere l’arte.
La stragrande maggioranza dell’industria dell’intrattenimento ha aderito ai protocolli di sicurezza COVID-19, considerando le mascherine e i vaccini un modo per tornare a lavorare anche durante la pandemia. Non tutti, però, la pensano allo stesso modo. Tim Robbins, in un’intervista a Substack, ha espresso un punto di vista diverso, l’attore ha affermato che le precauzioni legate alla pandemia potrebbero rendere l’arte meno accessibile.
La star de Le ali della libertà, ha spiegato che l’Actors Gang Theatre, una compagnia teatrale di Los Angeles di cui è direttore artistico, nel 2021 ha deciso di posticipare la riapertura perché non voleva imporre al pubblico l’obbligo di vaccinarsi per partecipare agli spettacoli. “Siamo stati in grado di aprire lo scorso settembre, ma ci sono ancora molte restrizioni“, ha detto Robinson, riferendosi alle leggi californiane sull’obbligo vaccinale.
“Capisco le preoccupazioni sulla salute – ha continuato Tim Robbins – ma capisco anche che il teatro è un forum e deve essere aperto a tutti. Se inizi a specificare i motivi per cui le persone non possono entrare in un teatro, il teatro stesso perde il suo significato storico, ovvero essere un centro dove le persone raccontano storie, un posto dove si riuniscono gli elementi più disparati“.
In definitiva, Robbins è preoccupato che le misure adottate durante la pandemia siano andate troppo oltre e potrebbero essere l’inizio di una tendenza contro il mondo dell’arte. “Sento come se ci fossero forze all’interno della nostra società che spingono affinché l’arte muoia“, ha detto. “Ora non sono solo i rimproveri da destra, come ai vecchi tempi quando la Maggioranza Morale voleva che l’arte morisse. Ora ci sono i sindacati e le persone che, ancora una volta, rivendicano ragioni virtuose per tutto questo. La verità è che molti teatri e cinema locali sono falliti e la pandemia ha aiutato a mettere il chiodo sulla loro bara“.