Toni Servillo critica la società di oggi, sottolineando che l’arte serve come il pane a una cultura avvelenata dal feudalesimo digitale. Specificando a La Stampa il fatto che viviamo in un’atmosfera di menzogna. Una riflessione lanciata in attesa del suo imminente ritorno a teatro.
L’attore campano ha parlato anche al Corriere della Sera dove ha sottolineato il suo ritorno a teatro dall’11 gennaio al 22 a Milano al Teatro Studio: “Con GIuseppe Montesano abbiamo isolato in Tre modi per non morire, tre momenti della storia della poesia, ci siamo ribellati alla sottomissione dei like, dei click e degli smart, riscoprendo il valore della poesia, antidoto alla depressione del pensiero schiavo delle nuove tecnologie e chiuso nei cloud”.
La sua è una critica generazionale a un modo di fare che ha ormai cambiato i giovani e non solo. Passa poi a parlare specificatamente dello spettacolo la cui materia prima è il libro di Montesano “Come diventare vivi”. Da questo è stato estrapolato: “Ci sono tre modi per resuscitare: l’eros del decadente Baudelaire che accetta l’ignoto, la metamorfosi di Dante che parla dell’ignavia, per finire lontani nel tempo coi tragici greci che hanno inventato il teatro per conoscere se stessi”.
C’è poi una sua esigenza che nasce: “Da quando lavorammo con Montesano a Elivara e ogni sera c’era un tentativo di sottrarsi sempre più allo spettacolo per scoprire il nocciolo della questione. In questo momento di povertà spirituale, circondanti da valvassori che ci ordinano cosa fare sulla tastiera. L’unico modo per tornare in vita è richiamare in servizio l’arte, la poesia, essenziale come il sangue nelle vene”.