Vasco Rossi, in una nuova intervista al Corriere, ha dichiarato di non aver mai visto Schindler’s List, né altri film sull’Olocausto, a causa del passato da deportato del padre Giovanni Carlo, sopravvissuto a un campo di concentramento tedesco per militari renitenti, dopo la svolta dell’8 settembre 1943; come noto, il nome “Vasco” fu ispirato al signor Rossi proprio da quello di un compagno di prigionia, che gli salvò la vita nel corso di un bombardamento Alleato.
Ma lasciamo che sia Vasco a raccontarci tutto: “Non riesco a vedere i film sui deportati e sulla Shoah, non ho visto neppure Schindler’s List. Mi turbano troppo. Per questo ogni anno ricordo il Giorno della Memoria; gli americani bombardarono il lager, lui cadde in una buca, questo Vasco lo tirò su di peso e papà gli disse: se un giorno avrò un figlio, lo chiamerò come te. Queste cose le ho lette in un diario, dove lui racconta cose talmente terribili, che andavano testimoniate. E io le ho assorbite”
Vasco, che non si è mai nascosto su nulla, dice chiaramente la sua anche sulla questione politica del momento, anche a costo di farsi bollare come sionista: “Mi hanno dato del sionista, ma io non so neppure cosa voglia dire: io rifiuto di schierarmi come se fosse una partita di calcio, Israele contro Palestina. Gli ebrei, dopo quello che hanno sofferto, hanno diritto a uno Stato. “Free Palestine” è un bello slogan, da anime belle; ma se implica la distruzione dello Stato di Israele, allora sarebbe più onesto dirlo. E alla distruzione di Israele io mi ribello. So che se mettessi il like a “Palestina libera” mi amerebbero tutti; ma io non sono fatto così. Questo ovviamente non mi impedisce di piangere le vittime civili di Gaza, e di criticare i bombardamenti di Netanyahu, che è pure lui una specie di fascista“.
Spazio, nella lunga confessione, anche per scorci più intimi, come quelli legati alla nascita dei tre figli, Davide, Lorenzo e Luca. Un racconto avvincente, con svolte da romanzo d’appendice: “Avevo avuto una storia con una ragazza bellissima, Gabriella, che purtroppo è mancata qualche giorno fa, all’improvviso [qui il suo ritratto]
L’avevo lasciata, per vivere fino in fondo la mia avventura con la musica; mesi dopo mi dissero che era incinta. Non ci credevo. Qualche tempo dopo, però, venne a Zocca un’altra ragazza, Stefania. Una che neppure ricordavo. E aveva un bimbo nel passeggino.”
Allora “il tribunale mi impose il test del Dna, e con mio grande stupore risultò che il padre di Davide ero io. Così lo riconobbi, e versai 5 milioni al mese per il mantenimento“.
Poi, anni dopo, anche Gabriella richiese il test, perché “il ragazzo ci teneva, e venne fuori che era mio pure lui“.
Luca, l’ultimogenito, invece, è stato cercato e voluto: “Con Laura ho realizzato il progetto di famiglia. La passione dura sei anni, massimo sette. Poi subentra l’amore per il progetto. Ti rendi conto che sei diventato padre quando daresti la vita per salvare quella di tuo figlio“