Whitney Houston si spense l’11 febbraio del 2012, quasi undici anni senza di lei e se ne torna a parlare per l’uscita del film che racconta la sua vita. A raccontare gli ultimi suoi mesi è il suo agente Clive Davis che alla CNN ha raccontato alcuni aneddoti prima sconosciuti.
La Houston, secondo Davis, aveva vissuto a lungo di alti e bassi, ma per lui era sempre al top della forma, cosa che non l’ha portato subito a rendersi conto di quanto era grave la situazione: “L’ho capito più tardi di alcuni. Era sempre attiva quando era con me. Devo ammettere che all’inizio non vidi i segni della dipendenza. Il punto più basso arrivò al concerto di Michael Jackson al Madison Square Garden. Salì sul palco e non riuscivo a credere ai miei occhi, era uno scheletro. Non l’avevo mai vista così, ero spaventato a morte e le scrissi una lettera”.
Quel braccio teso di Davis però la Houston non lo prese, tanto che il manager afferma: “Le dissi che aveva un grave problema e che doveva affrontarlo perché era questione di vita o di morte. Non mi ascoltò e non rispose mai alla mia lettera”. Uno scritto di cui il noto produttore aveva parlato ampiamente nel documentario sulla sua vita pubblicato su Netflix.
Clive Davis risulta tra i produttori del film uscito da noi col titolo Whitney Una voce diventata leggenda. Naomie Ackie, che ha interpretato la Houston, ha spiegato come gli scambi di battute con lui siano state fondamentali per provare a ricostruire la grandissima artista dal punto di vista umano.