Zerocalcare torna su No sleep till Shengal un racconto molto forte e diverso dai precedenti seppur critici verso diversi tipi di discriminazioni. In questo caso si tratta dell‘Iraq e della comunità ezida di Shengal dove l’artista è stato nella primavera del 2021. Una storia piena di dolore, una fotografia nella sua opera di un momento geopolitico molto preciso in cui il terrorismo ha spazzato via ogni tipo di resistenza. La sua nuova graphic novel è stata pubblicata ancora da Bao Publishing ed è uscita lo scorso 4 ottobre.
Zerocalcare racconta con grande fermezza quanto visto a Shengal e lo fa tramite i microfoni di Sky Tg 24: “Sono state uccise migliaia di persone, nel 2014, soprattutto uomini, ma sono state rapite, violentate e vendute come schiave sessuali migliaia di donne e bambine. Tantissime di queste non sono state ancora ritrovate e si trovano probabilmente ancora in giro per il mondo nelle varie fughe dei miliziani dell’Isis. Questa cosa è un trauma che aleggia su Shengal e su tutte le persone con cui parli lì. È impossibile che in un discorso ci si possa astrarre da quanto accaduto. Questo è il fondamento per il quale vogliono autodifendersi. A chi gli dice che devono tornare sotto il loro controllo loro dicono che si parla di quelli scappati dall’Isis nel momento del massacro”.
L’artista continua dunque il suo percorso esplorativo, un viaggio nell’umanità con la voglia di essere sempre al centro di grandi emozioni per lanciare un messaggio a chi lo legge. Il fumetto è un veicolo, dunque, anche per fare informazione, per far parlare i meno noti, quelli che subiscono delle discriminazioni e non hanno la forza da soli di venire fuori.