Ormai non possiamo proprio più fare a meno del piccolo schermo. La serialità televisiva ci accompagna quotidianamente
Alessio Zuccari
Delle serie non possiamo fare più a meno. Se da una parte la grande abbondanza di scelta dovrebbe portarci anche a una più affinata capacità di selezione (basta perdere tempo con quello che non ci piace!), il 2022 è stato un anno con inaspettati tonfi, ma anche con graditissime sorprese.
Top
1. Andor: Rogue One: A Star Wars Story è il film di Star Wars più sporco, crudo e sincero dell’ultimo corso cinematografico legato a Guerre stellari. Andor ne recupera l’omonimo personaggio e lo cala nei bassifondi di una galassia dove non c’è il misticismo, ma la politica, dove non ci sono spade laser, ma la guerriglia,. La miglior serie tv di Star Wars, quella che stavamo aspettando da tempo.
2. House of the Dragon: per gli orfani di Game of Thrones la nuova House of the Dragon è una boccata di gradito ossigeno. Un modo per tornare a Westeros, ma anche per riappacificarsi con un mondo dal quale molti si erano allontanati. Ritmi più dilatati, più politica e meno azione, certo, ma anche una recitazione d’alto profilo, grande intensità e ottime premesse per il prossimo futuro.
3. Peacemaker: difficile pensare a un interprete che attualmente stia meglio in calzamaglia di John Cena, azzecatissimo corpo tra il comico e il muscolare che dopo gli eventi del reboot di The Suicide Squad viene fiondato in Peacemaker, la serie creata sempre da James Gunn. Tremendamente ironica, spietata, scritta benissimo e con effetti visivi all’altezza (!) da noi ha impiegato un po’ ad arrivare, ma ne è valsa decisamente la pena.
4. Black Bird: le ottime interpretazioni di Taron Egerton e Paul Walter Hauser reggono l’intera impalcatura di Black Bird, serie calata nell’oscurità di una prigione a massima sicurezza dove verità e menzogna si mescolano e diventano quasi inestricabili. Un viaggio che scarta da un momento e l’altro e si fa duro, pericoloso, spezza la psiche racconta storie che non si vorrebbero ascoltare.
5. The Bear: “Sì, chef” “Grazie, chef” “Sì, chef” “Grazie, chef” è il mantra che entra in testa dopo aver passato qualche ora negli angusti spazi della cucina di The Bear, forse la vera serie rivelazione dell’anno. Il tempo di una lenta cottura che espone i traumi rimasti stretti tra i denti, lo spazio di un piccolo locale come teatro di un’umanità fragile costretta a correre dietro ai ritmi di una vita che rischia di scivolare via.
Flop
1. Obi Wan Kenobi: se Andor è la punta di diamante, Obi Wan Kenobi è l’abisso per tutti coloro che erano disposti a concedere fiducia alla serializzazione di Star Wars. Una serie dal percorso travagliato, prima destinata a essere film, poi diluita in episodi. Tradisce una scrittura povera, scialacquata e superficiale, così come una regia incapace di sostenere quantomeno il salvabile. Dimentichiamola.
2. The Crown – Stagione 5: non che sia una reale bocciatura, perché dopotutto la qualità resta comunque sopra la media, ma è impossibile non rimanere comunque delusi dalla quinta stagione della serie evento The Crown. Decisamente meno intensa rispetto al passato, meno forte nei personaggi quasi quanto è meno forte la monarchia stessa di cui sta dipingendo il declino. Un passo falso prima del gran finale?
3. Boris – Stagione 4: la si aspettava con ansia e anche con un po’ di timore, e in effetti la quarta stagione di Boris si sgonfia abbastanza presto come un palloncino. Manca certo l’apporto fondamentale di una penna come quella del compianto Mattia Torre, ma il ritorno della serie italiana più dissacrante dopo alcuni primi scoppiettanti episodi sembra non essere più in grado di ragionare sul suo stesso meccanismo, incanalata a senso unico e forse dominata davvero dall’algoritmo.
4. Prisma: Ludovico Bessegato e Alice Urciolo hanno fatto un gran lavoro con Skam, la serie teen italiana più sincera perché ad altezza di adolescente. Ci riprovano con Prisma, che di per sé non è da scartare, ma di certo mostra la distanza di una serie più estetizzante, più “filtrata” rispetto al passato, forse pensata più per essere guardata che essere accostata.
5. Moon Knight: quello che i Marvel Studios stanno facendo con le serie tv è molto interessante. Approcciare differenti generi per differenti pubblici, allo stesso tempo introducendo nuovi personaggi e dinamiche nel MCU. Non tutte le ciambelle escono con il buco, tra queste Moon Knight, tanto ambiziosa quanto sconclusionata, buona nella prestazione di Oscar Isaac, eppure appesa un po’ nel vuoto in questo grande universo in espansione.
La serie italiana
Esterno notte: Marco Bellocchio è uno dei più grandi registi italiani viventi. Continua a dimostrarlo nell’intensa attività degli ultimi anni, con non ultima Esterno notte, sorta di controcampo del già suo Buongiorno, notte in cui torna a rievocare i fantasmi del sequestro Moro. Decisa se non addirittura feroce, una nuova lezione di cinema in formato extra-large in questo limbo dove aleggiano spiriti mai sopiti.
La serie sottovalutata
Antidisturbios: Rodrigo Sorogoyen è uno dei più grandi talenti europei, che da anni assieme alla sua fidata co-sceneggiatrice Isabela Peña confeziona opere ricche di tensione, conflitti sociali, politici e umani. Antidisturbios è arrivata con il solito ritardo qui in Italia, ma come spesso usa fare il duo è utilizzata per spaziare da una piccola vicenda a un mondo sommerso più ampio e radicato. Non perde mai un colpo, non nasconde mai la testa sotto la sabbia e finisce di diritto tra i loro migliori lavori.
La scena indimenticabile
In Andor c’è una serie nella serie: è la sequenza diluita in più episodi in cui il protagonista interpretato da Diego Luna rimane imprigionato in una prigione dove è ridotto ai lavori forzati. Qui c’è una sorta di kapò, il Kino Loy di Andy Serkis. Cassian cerca durante tutta la sua permanenza a convincerlo ad aiutarlo a scappare, a organizzare una sommossa. Kino è troppo dentro il meccanismo per lasciarsi convincere, perlomeno fin quando non realizza che i suoi giorni lì dentro non avranno mai fine. Ebbene si unisce alla causa di Cassian, lo aiuta a organizzarsi con gli altri detenuti e accetta di divenire il caposommossa. Quando finalmente gli incarcerati riescono a trovare una via di fuga, lanciandosi nel mare che circonda la prigione, Kino Loy si ferma sul bordo e guarda Cassian: “I can’t swim”. Andor viene travolto dagli altri e finisce in mare. Di Kino Loy non sapremo più nulla.
Erika Pomella
Anche nel 2022 continua il trend che vede le serie TV in crescita, sia per qualità che per pubblico. Grazie al successo delle piattaforme streaming, che si conferma dopo il boom legato alla pandemia, le serie continuano ad essere uno dei mezzi di comunicazione preferite dal pubblico. E le produzioni hanno preso atto di questo trend, puntando molto sui racconti seriali. Dal fantasy al drammatico, passando anche per la commedia e i prodotti a tema, le serie del 2022 hanno dimostrato una varietà ancora maggiore rispetto a quella dello scorso anno, pronta a offrire prodotti adatti a ogni palato.
Top
1. The Bear: perché alterna la velocità nella cucina di un ristorante da salvare alla lentezza di un lutto che il protagonista non riesce a superare.
2. Scissione: perché la serie ha dei richiami di orwelliana memoria, un’ambientazione fredda e quasi asettica, che ben rispecchia l’indifferenza dell’epoca contemporanea.
3. House of the dragon: perché è una meravigliosa epopea familiare, incentrata sui personaggi e sulle loro (difficili) relazioni. E in più ci sono i draghi e una serie fantasy con i draghi merita sempre qualche punto in più.
Flop
1. Il signore degli anelli – Gli anelli del potere: perché si ha davvero la sensazione di vedere (e sentire) un retelling malriuscito della trilogia di Peter Jackson.
2. 1899: perché i personaggi sono tutti abbozzati, quasi macchiettistici e anche i misteri non hanno alcun tipo di appeal.
3. Odio il Natale: perché rimane tutto molto in superficie e, oltre a monologhi un po’ troppo smielati e a tratti moraleggianti, la serie pecca di un finale che non soddisfa nessuno.
La serie italiana
Boris 4: perché tra algoritmi malvagi che appiattiscono la creatività, riunioni sulla morale e le molestie, linguaggi inclusivi Boris 4 rappresenta una vera e propria ventata d’aria fresca.
La serie sottovalutata
Shantaram: perché ha dalla sua un protagonista credibile e una storia così assurda da essere vera.
La scena indimenticabile
La danza che Jenna Ortega fa in Mercoledì, perché miscela la tradizione della danse macabre con il brano Bloody Mary di Lady Gaga, e perché è una vera e propria rivendicazione dei freak.
Francesco Grano
Annata ghiotta e piena di serie questa del 2022 che si sta per concludere. Non sono mancati urla di gioia di fronte al ritorno di specifici franchise così come espressioni di delusione dinnanzi a prodotti che avrebbero potuto osare molto di più. Eppure, nel bene o nel male, rimarranno nella mente e nei ricordi.
Top
1. The Boys – Stagione 3: Non bastano poche parole per descrivere l’immensità della terza stagione di The Boys, ancora più scatenata delle due precedenti. Violenza sempre più splatter e insopportabile, nuovi e carismatici personaggi in campo, rivelazioni, uscite di scena e una resa dei conti fenomenale hanno fatto sì che, il prodotto di Eric Kripke, generasse delle immagini indimenticabili.
2. Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del potere: Nonostante non siano state poche le critiche negative da parte degli aficionados irriducibili, Gli Anelli del Potere è stata una delle più belle sorprese della serialità televisiva di questo 2022. Certo, l’avvio lento è quasi scoraggiante ma, da metà prima stagione in poi, si assiste a un vero e proprio spettacolo epico.
3. Mercoledì: Con Tim Burton alla regia dei primi quattro episodi, Mercoledì ha gettato le basi per un nuovo franchise nel settore del teen drama a tinte horror e cupe. Grottesco, sui generis e trascinante Mercoledì si è confermata come serie vincente che mancava nel panorama televisivo, riportando in auge figure iconiche che qui vivono di vita nuova.
4. Bosch: l’eredità: Spin-off di Bosch, serie madre tratta dai romanzi di Michael Connelly, Bosch: l’eredità è una serie degna erede spirituale del prodotto originale. Nonostante il personaggio interpretato da Titus Welliver non militi più nell’LAPD bensì nella nuova veste di investigatore privato, ciò permette un impianto più votato al giallo che al poliziesco puro.
5. Stranger Things – Stagione 4: Penultimo atto prima che il sipario cali, Stranger Things 4 è la svolta matura della serie, che ha alzato l’asticella per offrire un prodotto decisamente più adulto rispetto al passato, anche se la terza stagione ha, in qualche modo, offerto un assaggio tre anni fa.
Flop
1. Paper Girls: Tratto dall’omonimo fumetto, Paper Girls doveva essere la risposta Amazon a Strangers Things ma, qualcosa, è andato storto. Potenziale sprecato e screenplay non coinvolgente hanno portato, difatti, alla cancellazione del format da parte di Amazon. Un’occasione sprecata.
2. Resident Evil: Se già il franchise cinematografico, nonostante il tentativo di riavvio con l’omonimo film, nel corso delle ultime due decadi si è rivelato un guazzabuglio di infedeltà al materiale originario di partenza, la serie TV non poteva che bissare l’incapacità di adattamento di una delle più iconiche saghe videoludiche di sempre.
3. Echoes: Non basta la bravura di Michelle Monaghan in un doppio ruolo da protagonista a salvare Echoes, serie su uno scambio di ruoli che non brilla affatto per originalità. C’è il giusto intrattenimento, certo, ma i pregi finiscono qui.
La serie tv italiana
Bang Bang Baby: Irriverente, grottesca, glamour. Bang Bang Baby è un tuffo negli anni Ottanta, una serie pop rivelatasi una ventata di freschezza nel panorama italiano televisivo. Merito di un’ottima sceneggiatura, di personaggi impeccabili e di un impianto scenotecnico di prim’ordine, è un riuscito racconto gangster ricercato e molto, molto divertente.
La serie tv sottovalutata
Odio il Natale: Passata quasi in sordina, Odio il Natale è una serie alquanto piacevole capace di mettere in scena dei divertenti misunderstanding che riescono a intrattenere con leggerezza.
La scena indimenticabile
Nel finale dell’ultimo episodio di The Boys – Stagione 3 vediamo un Patriota che, dinnanzi ai suoi fan, non lesina a farne esplodere in mille pezzi uno particolarmente molesto e la folla, invece che essere disgustata, accetta la volontà di questo dio in terra idolatrandolo e osannandolo. Una scena forte che conferma il futuro del franchise: ormai, si gioca a carte scoperte.
Gabriele Barducci
Sono estremamente consapevole che il panorama seriale è sicuramente tra i più interessanti da seguire negli ultimi anni, ma tra impegni, lavoro e altre visioni, mi ritrovo a seguire nuove stagioni di show già iniziati, avviare recuperi o anche tornare a guardare serie già viste. Nonostante tutto, ogni anno c’è quel qualcosa di nuovo che stuzzica l’interesse – il più delle volte smosso dal notevole tumulto di entusiasmo che respiro nelle rispettive bolle social – e qualcosa di buono si trova sempre, tempo permettendo, con la promessa di recuperare sempre più serie per il nuovo anno.
Alla fine sono uscite nuove serie travolgenti, altre sono cresciute nel tempo, ma ci sono state anche delle delusioni. Insomma, grazie alla mole di progetti come di episodi, il panorama seriale è quello che più riesce a creare forte discussioni attorno qualunque progetto.
Top
1. Andor: finalmente una serie ambientata nell’universo di Star Wars che dimostra come non è strettamente necessario focalizzarsi sempre su Jedi, sulla Forza o simili, giacché come riporta il titolo, il franchise ideato da Lucas è un universo in pieno conflitto bellico. Le storie di chi vive questo conflitto in prima linea, come ha dimostrato Rogue One, sanno essere estremamente affascinanti ed entusiasmanti e Andor ne è un fulgido e brillante esempio.
2. The Bear: Decisamente difficile da spiegare perché inserire The Bear tra le migliori serie. Un prodotto così grezzo, viscerale e appassionato non se ne vedeva da anni, con personaggi estremamente unici e perfetti da osservare e spogliare puntata dopo puntata per scoprirne l’essenza. Ti prende lo stomaco come la testa, da rimanere a fissare le schermo tra totale fascinazione e costante adrenalina.
3. The Sandman: Trasporre l’omonima graphic novel firmata da Neil Gaiman sembrava un’impresa impossibile. Sembrava. The Sandman è un vero e autentico miracolo. Si inizia guardandola anche solo per curiosità, ma si finisce per venire rapiti da un ritmo sempre attento alle esigenze dello spettatore e una messinscena precisa e competente. Con Netflix è un po’ così, con il timore sempre dietro l’angolo, ma questo è un centro da dieci e lode.
4. Stranger Things 4: Potrebbe essere una banalità, ma ogni volta che Stranger Things si affaccia con un nuovo ciclo di episodi, si vive quel senso di evento audiovisivo che difficilmente altre serie riescono a smuovere. Al netto della realizzazione – comunque sempre sopra la media – ogni ciclo di episodi di Stranger Things catalizzano totalmente l’attenzione, sia di grandi che di più giovani e questa quarta stagione in particolare, alza notevolmente l’asticella, preannunciando una chiusura gustosa, interessante e più matura rispetto a come siamo abituato a conoscere la serie.
5. The Crown 5: Ogni volta che avviene il cambio degli attori di The Crown si creano sempre malumori, ma alla fine è solo la classica azione di uscita da una comfort zone per entrarne in un’altra. La famiglia Reale si allarga e con essa anche le storie che vengono narrate. Forse la Regina e Filippo non hanno più quel ruolo centrale e fondamentale, ma la qualità del prodotto rimane immutata. Elegante, precisa e puntuale.
Flop
1. Fate 2- The Winx Saga: Una seconda stagione che non ha saputo correggere i già evidenti errori della prima non è servita a salvarla dalla cancellazione. Netflix ha detto stop ad un prodotto sinceramente interessante che non è riuscito a rialzarsi da alcuni evidenti ostacoli narrativi che hanno reso Fate 2 un prodotto sin troppo simile a tanti altre serie dedicate ad un pubblico teen. Troppe cose già viste, niente di così speciale o esclusivo. Sipario chiuso
2. Resident Evil: Ancora una volta, Netflix ci prova e fallisce. Un po’ come tanti altri prodotti legati al mondo dei videogiochi, la serie originale dedicata a Resident Evil sposta il focus narrativo su un terreno totalmente inedito, cosa che i fan decennali del franchise videoludico non hanno gradito. Al netto di un responso di visualizzazioni molto alto, il malumore è stato talmente forte che il colosso dello streaming non ha potuto fare altro che staccare la spina. il concept di base non sarebbe neanche male, ma la realizzazione non ha restituito nulla al pubblico, niente che giustificasse quel Resident Evil nel titolo.
3. The Umbrella Academy 3: La terza stagione di The Umbrella Academy non è brutta, però qualcosa comincia a scricchiolare sul fronte narrativo. Per quanto tutta l’attenzione è riservata sui rapporti di questa famiglia disfunzionale, la formula comincia a mostrare qualche segno di stanchezza e questa terza stagione, pur reggendo bene il gioco, arriva alle puntate finali allo stremo delle forze.
La serie tv italiana
Boris 4: Il ritorno sui piccoli schermi di Boris è stata un’operazione delicata, per tantissimi motivi: la mancanza di Mattia Torre, la paura di creare un progetto forzato era tantissima, timore che sia spettatori che cast ha condiviso. Alla fine il risultato è stato ben più che gradevole, riuscendo a non far rimpiangere la memoria di quello che ha reso Boris nel tempo un vero e proprio cult. Da vedere per rivedere, riflettere e anche commuoversi.
La serie tv sottovalutata
Il Grande Gioco: Un po’ il Ray Donovan italiano, questa serie tv originale SKY cerca di esplorare il mondo dei procuratori sportivi, lato calcistico ovviamente. Se ne è parlato poco nonostante il prodotto giochi bene le sue carte – anche in alcune scelte narrative come di messinscena relativamente discutibili – e un prodotto del genere è sicuramente inedito nel panorama. A tempo debito, qualcosa da recuperare per rapirne il buono.
La Scena indimenticabile
“Collega, ma com’è l’inferno? Ma guarda te dirò, alla fine non è male. È pieno de quarte stagioni”.
Al netto del bellissimo omaggio che Luca Vendruscolo e Giacomo Ciarrapico mettono in atto nell’ultima puntata di Boris 4, il modo in cui si chiude il primo episodio di questo nuovo ciclo di episodi è spiazzante, in particolare nella gestione del personaggio di Valerio Aprea. Un piccolo scambio di battute che al primo ascolto non può che lasciare di stucco, facendoci accendere una lampadina, magari un sorriso commosso e la consapevolezza che Boris sì, anche oggi, ha ancora senso di esistere grazie ad autori di questo calibro.
Gabriella Giliberti
Se c’è una cosa che ho confermato quest’anno è che la produzione seriale è talmente tanto veloce, fagocitante e caotica da non avere davvero il tempo di poter stare dietro a tutto. E mi domando fino a che punto questo potrà davvero andare bene? Spesso perdendo delle vere e proprie perle e favore del titolo di punta più mainstream? Nonostante questo, però, il 2022 è stato l’anno seriale della consapevolezza. Tra i migliori prodotti che abbiamo avuto quest’anno la salute mentale sul posto di lavoro è stata messa al primo posto attraverso una narrazione per nulla romanzata ma autentica, veritiera, feroce ed emozionante. Un anno in cui ci è stato chiesto di metterci di più davanti allo specchio, di fare quasi autoanalisi, di aprire i nostri limiti e provare un po’ di empatia in più nei confronti del prossimo!
Top
1. Scissione: perché potrebbe essere a mani basse uno dei migliori prodotti televisivi mai visti negli ultimi vent’anni, distopico e realistico al tempo stesso. Alienante e sorprendente.
2. The Bear: perché una sceneggiatura da manuale può esistere anche attraverso una narrazione semplice, senza cadere nella romanticizzazione del posto di lavoro, ma mostrando la realtà nuda e cruda dei fatti attraverso un protagonista eccezionale.
3. Bad Sisters: perché se si amano le commedie nere con un cast eccezionale dove spicca uno dei personaggi più odiosi di sempre, con una premessa tanto grottesca quanto inevitabile, allora non si può non esaltare un lavoro come questo.
4. This is going to hurt: perché i medical drama non sono tutti Grey’s Anatomy e la vita nella sanità pubblica è molto diversa, con troppi turni, poche ore di sonno, eccessive pressione e un salario da fame. A questo aggiungiamo un protagonista profondamente distrutto fin dall’interno ma ostinato in tutto e per tutto in quello che fa, otterremo uno dei prodotti televisivi migliori dell’anno.
5. Heartstopper: perché sa parlare di identità, orientamento, adolescenza, salute mentale e problematiche legate al mondo adolescenziale con dolcezza e semplicità, senza essere stereotipato ma arrivando ad un realismo autentico, riuscendo ad emozionare, coinvolgere e perfino insegnare ad un target piuttosto variegato.
Flop
1. First Kill: perché raramente ho visto serie TV di rara bruttezza (e ce ne sono tante eh)
2. Moon Knight: perché il potenziale era davvero tanto, soprattutto con un attore straordinario come Oscar Isaac e la duplice trasformazione richiesta, ma il tutto viene vanificato da una sceneggiatura sciatta e priva di sostanza
3. Resident Evil: perché c’è un limite a tutto, anche alla bruttezza di una serie TV.
La serie tv italiana
Bang Bang Baby: perché si può parlare di mafia (se proprio si deve) in modo originale e differente, senza necessariamente cadere nei soliti stereotipi, ma con una scrittura e una regia pop, innovativa e divertente.
La serie tv sottovalutata
What We Do in the Shadows: perché una serie TV così bella, divertente e ironica non l’avete mai vista!
La scena indimenticabile
Il penutilmo episodio di The Bear. Un unico piano sequenza di fiato sospeso, di pressioni, dolore e frustrazioni. Quando senti che l’acqua è troppo alta per continuare e che perfino il lavoro “più bello del mondo”, arrivato ad un certo punto, rischia di farti perdere completamente il senno. Una sensazione provata fin troppo nel 2022.
Giacomo Lenzi
Il panorama delle serie tv è stato, per un altro anno ancora, ricco di soddisfazioni. Con curiosità si nota una generale diffusione di opere che hanno come centro l’elaborazione del lutto (presente anche nei film). Soprattutto abbiamo avuto un doppio ritorno al fantasy in autunno che sembra aver interrotto la Guerra Fredda dello streaming portandola a toni decisamente più concitati.
Top
1. Esterno Notte: un capolavoro. Marco Bellocchio sembra non smettere mai di migliorare e di stupire. Il suo racconto del rapimento Moro, con le sue varie prospettive, ci mostra l’Italia tanto di ieri quanto di oggi in un lutto mai veramente elaborato. Siamo ancora fermi là, sospesi in quei 40 giorni primaverili del 1978. La prova di Fabrizio Gifuni poi è oltre il concetto di memorabile.
2. Scissione: tra le visioni più stimolanti in assoluto di questo 2022 e l’ennesima prova di come AppleTv+ sia una garanzia di qualità e originalità (tolto il caso di Shantaram). Un’opera feroce, satirica, appassionante e che è pure girata in maniera esemplare oltre che vantare un grande cast.
3. House of the Dragon: in quanti avrebbero scommesso su un positivo ritorno a Westeros? Probabilmente in pochi visto l’accoglienza che ha avuto l’ultima stagione di Game of Thrones. Eppure (come dimostrano gli ascolti del primissimo episodio) in molti la stavano aspettando, magari indice di una maggioranza silenziosa che non ha poi tanto schifato il finale della serie madre. Comunque sia la serie funziona e lo fa alla grande, appoggiandosi a dinamiche più intime e shakesperiane, a una regia elegante ed a interpretazioni fuori scala. Il 2022 ci ricorda che non bisogna mai scommettere contro HBO.
4. Star Trek: Strange New Worlds: tutti abbiamo perso fiumi di parole sui fantasy e ci siamo quasi dimenticati della fantascienza. Su Paramount+ è arrivata anche Star Trek: Strange New Worlds. Un prequel dell’originale classica che finalmente regala una nuova grande serie all’universo di Star Trek, al seguito del Capitano Pike e che dona un poco di necessaria e graditissima speranza a un 2022 costellato, all’interno del piccolo schermo, sentimenti tutt’altro che positivi.
5. The Bear: una delle serie rivelazioni del 2022 è di certo The Bear, arrivata su Disney+ e diventata un piccolo fenomeno di massa. Sempre elaborazione del lutto ma questa volta dietro ai fornelli. Una serie anche questa recitata bene ma soprattutto scritta e girata in modo brillante e intelligente.
La serie tv italiana
Esterno Notte: la serie italiana dell’anno non può che essere Esterno Notte. Volendo fare un nome diverso si può nominare The Bad Guy che dovrebbe diventare un esempio per tutta la serialità italiana.
La serie tv sottovalutata
Star Trek: Strange New Worlds: serie che non è stata quasi considerata e nominata da nessuno. Probabilmente a causa del suo arrivo in una piattaforma neonata (ma dal catalogo notevole) come Paramount+ e in una community un po’ sopita come quella dei trekker italiani. Eppure è proprio un grande prodotto. Ma in generale nella bulimia televisiva sono molti i titoli che scompaiono, come per esempio The Old Man su Disney+.
La scena indimenticabile
La scena più indimenticabile ed emozionante di questo 2022 è senza alcun dubbio l’arrivo di Re Viserys nella sala del trono nell’episodio 8 di House of the Dragon. Lui, quella maschera ispirata a quella di Re Baldovino IV, quello scambio con Daemon. Minuti che mettono i brividi a ogni visione.
Giacomo Placucci
Come per il cinema, anche per la serialità è stato un anno di riposizionamento. Al di là dell’enorme (eccessiva) quantità di produzioni, le serie del 2022 hanno definito un nuovo modo di concepire la narrazione in episodi, cristallizzando i filoni che ci accompagneranno nell’era post-pandemica.
Top
1)Scissione: l’high concept più catchy e spaventoso dell’anno. Un distopico trasformato in dramma da camera, raccontato con finezza e calcolato alla perfezione.
2)The Bear: la definizione di “economia del racconto”. Pochi ingredienti, dosaggio perfetto: la ricetta del successo. Da studiare.
3)The White Lotus – seconda stagione: un’altra goduriosa vacanza extra-lusso, questa volta all’insegna delle passioni esplosive e delle ambiguità sentimentali. Sembra un giochetto superficiale, ma è uno studio di personaggi fra i più ricchi e irresistibili dell’anno.
Flop
1)Fedeltà: adattamento poco riuscito che evidenzia gli elementi più letterari e inverosimili del romanzo originale. Estremizzato e fastidioso.
2)Shantaram: altro adattamento molto atteso ma poco incisivo. Un crime insipido, che sfrutta poco (e male) l’originalità dell’ambientazione.
3Resident Evil: reboot decisamente poco necessario di una serie ormai stanchissima. Non è tutto da buttare, ma è un’operazione generalmente sciapa e priva di mordente.
La serie italiana
Esterno notte: il regista italiano più importante che abbiamo si presta alla serialità. Il risultato è un’opera fra le più belle dell’anno, una tragedia storica sulla prigione della politica: un tassello fondamentale della filmografia recente di Bellocchio.
La serie sottovalutata
Guillermo Del Toro’s Cabinet Of Curiosities: il formato di riferimento (short story horror) era troppo raffinato per il pubblico di Netflix, ma l’esperimento di Del Toro e della sua compagnia di filmmaker è senza dubbio degno d’attenzione. Un mixed bag, come si direbbe in inglese, ma contiene alcuni episodi memorabili – incluso una delle trasposizioni lovecraftiane migliori di sempre (Il modello di Pickman).
La scena indimenticabile
Tutto il settimo episodio di The Bear: venti minuti che tolgono il respiro.
Giuseppe Grossi
Anche il 2022 è stato pieno di contrasti. Da una parte i grandi ritorni (soprattutto in campo fantasy) dall’altra sorprese assolute partite a fari spenti (Scissione, The Bear). In mezzo c’è la consapevolezza di una serialità sempre più matura, disinibita e libera, capace di sperimentare con e tra i generi per regalarci apici sempre più alti.
Top
1. The Bear: Caotica, autentica, col sapore della vita vera. Una serie sul rimettersi in discussione montata e girata con un realismo impressionante.
2. House of The Dragon: Tornare indietro guardando avanti. Uno spin-off familiare in tutti sensi. Capace di farci tornare alle torbide atmosfere di Game of Thrones, eppure capace di distaccarsi dalla serie madre con un approccio ancora più intimo e toccante.
3. 1899: In quanto a complessità, dopo quel delirio di Dark, è stato come passare dall’università alle scuole medie. Eppure 1899 ha saputo conciliare mistero, psicologia e filosofia in un affascinante oceano di punti interrogativi.
Flop
1. The Witcher: Blood Origin: Un prequel/spin-off davvero sciatto nella messa in scena e frettoloso nella narrazione. Tutto accade perché lo ha imposto la sceneggiatura, visto che i personaggi sono svuotati di personalità e motivazioni. Il modo peggiore per (non) prepararsi alla terza stagione di The Witcher.
2. Resident Evil: tradire il videogioco: lo stai facendo bene. Uno show senza carisma, senza anima e senza mordente (nonostante gli zombie). Rievocare un immaginario horror cult come quello di Resident Evil senza creare mai tensione è un primato incredibile.
3. Moon Knight: Un personaggio affascinante e complesso totalmente travisato da una serie frenetica e confusa, che non ha per niente reso onore a uno degli (anti)eroi indecifrabili del panorama Marvel.
La serie tv italiana
Esterno Notte: Rigorosa, spietata e con un Fabrizio Gifuni mostruoso nei panni di Aldo Moro. Marco Bellocchio torna a dare lezioni di cinema con una serie tv magistrale. Un cortocircuito meraviglioso.
La serie tv sottovalutata
The Bad Guy: Fosse uscita sulla RAI ne staremmo parlando ovunque, ma The Bad Guy è davvero il nostro Breaking Bad. Ispirata nella messa in scena, brillante nella scrittura e piena di idee. Una serie tv da recuperare immediatamente.
La scena indimenticabile
L’entrata in scena di Viserys nell’ottavo episodio di House of the dragon. Un re morente ma pieno di dignità, che si trascino verso il Trono di Spade pur di salvare l’integrità della sua famiglia. Una scena poetica e straziante come poche.
Luca Liguori
Il 2022 sarà probabilmente ricordato come l’anno delle serie fantasy, visto l’arrivo dell’attesissima Gli Anelli del Potere, il ritorno de Il trono di spade con il suo prequel/spinoff House of the Dragon o l’arrivo di due grandi successi Netflix quali The Sandman o Mercoledì. Ma la verità è che è stato anche un anno ricco di esaltanti novità, spesso targate AppleTV+, così come di ottimi prodotti ambientati in Italia. Di certo, nel 2022 si è chiusa anche Better Call Saul e quindi abbiamo detto definitivamente addio ad alcuni dei più grandi personaggi della storia delle serie TV.
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1. Better Call Saul 6: tra Breaking Bad e Better Call Saul questi personaggi e queste ambientazioni ci hanno accompagnato per 14 lunghi anni. E la chiusura è stata ancora una volta perfetta, come solo Vince Gilligan ha dimostrato di saper fare.
2. Black Bird: sviluppata dal romanziere di grande successo Dennis Lehane, questa serie Apple ti incolla allo schermo e ti tiene costantemente in tensione. L’interpretazione di Paul Walter Hauser è al tempo stesso magnifica e agghiacciante.
3. Esterno notte: il rapimento Moro come non lo avevamo mai visto, un vero e proprio capolavoro tutto italiano.
4. House of the Dragon: quanto ci mancava il mondo de Il trono di spade? Sono bastati pochi episodi di questa nuova serie HBO per ricordarci perché avevamo tanto amato la serie originale e per farci capire che ne abbiamo ancora bisogno.
5. L’amica geniale 3: dopo le prime due ottime stagioni era difficile ripetersi. E invece anche questa volta la scommessa è vinta, merito soprattutto delle due eccezionali attrici protagoniste.
6. Scissione – Severance: una delle grandi sorprese di questa stagione, una serie davvero “fuori di testa” che sorprende episodio dopo episodio e promette di continuare a farlo.
7. The Bear: The Bear è arrivata in sordina ma in poco tempo ha conquistato pubblica e critica grazie al passaparola. Difficile da descrivere in poche parole, va vista, anzi vissuta, e basta.
8. The Sandman: sembrava impossibile riuscire a portare su schermo l’opera di Neil Gaiman e invece Netflix ha stupito tutti con un adattamento fedele e intelligente. E il pubblico, anche quello più generalista, ha apprezzato.
9. The White Lotus 2: la serie HBO che ci aveva conquistato lo scorso anno cambia completamente cast e si trasferisce in Italia. Ma la qualità rimane altissima.
Flop
1. Moon Knight: basta dire che è la serie che mi ha fatto abbandonare tutte le serie Marvel. Che poi non è che le altre fossero questo granché….
2. The Midnight Club: la verità è che Mike Flanagan ci aveva abituato troppo bene e noi ci aspettavamo qualcosa all’altezza di Hill House o Midnight Mass. Non è stato così.
3. Westworld: perché dopo una stagione 3 disastrosa, con questi nuovi episodi e i tanti pareri positivi mi ero finalmente convinto a rimettermi in pari e poi è stata brutalmente cancellata. Non era destino.
La serie tv italiana
Esterno notte: è una (mini)serie a tutti gli effetti, ma è anche puro cinema d’autore: un’opera più unica che rara, un prodotto che se fosse stato HBO avrebbe fatto il giro del mondo vincendo premi ovunque.
La serie tv sottovalutata
Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere: potrà sembrare un paradosso, ma la più grande ed epica di tutte è forse anche quella che è stata più (ingiustamente) bistrattata. Non è perfetta, certo, ma molti dei difetti che le vengono imputati in realtà non sono nemmeno tali: tanto che basterebbe cambiarle nome per renderla un fantasy godibilissimo e dalle grandi potenzialità.
La scena indimenticabile
Tutto l’episodio 7 di The Bear, un unico piano sequenza perfetto, e quel finale da brividi che chiude la prima stagione di Scissione e te ne fa desiderare ancora di più.
Martina Barone
Cresce la serialità, crescono le piattaforme e gli show a puntate diventano sempre, sempre di più. Certi di non avere tempo per vedere ogni nuova uscita imperdibile e crogiolandosi perché non si riesce a stare sempre in linea con i trend del momento, il 2022 è stato comunque l’anno in cui tutti si saranno improvvisati almeno una volta chef in cucina dopo The Bear e avranno provato a imitare il balletto di Mercoledì su Netflix. Ma a primeggiare è una realtà ancora poco considerata come AppleTV+, che si è rivelata la migliore finestra seriale dell’anno.
Top
1. Scissione: dividere volontariamente la propria mente per creare una doppia versione di se stesso: quella privata e quella al lavoro. Avere due mondi che non si incontrano, mantenendo così ciò che è personale fuori dall’ufficio e rimanere all’oscuro di ciò per cui si sta davanti al computer ogni giorno. Nell’aria già così surreale di Scissione alla serie vanno aggiungendosi regole, gerarchie e misteri che hanno un gusto distopico e un portato drammatico tutto riconducibile alla scrittura, ma anche alla direzione egregia di Ben Stiller. L’idea più originale dell’anno – di diversi anni in realtà. Un’irrequietezza che spinge a osservare più da vicino l’universo di Scissione, attendendo la seconda stagione.
2. Pachinko – La moglie coreana: anche qui, un’altra divisione. Culturale, geografica. C’è la Corea, paese martoriato. C’è il Giappone, che legifera e ferisce. Ci sono poi tre generazioni, tre evoluzioni che partono dall’inizio del secolo per raccontare la storia di una famiglia e del passaggio tra queste due realtà dove coincidono tradizioni e addi forzati. Una ricerca costante delle proprie radici che rimane come un seme nei figli, crescendo e facendoli sentire spesso persi. Un’epopea che è sia intima, che universale; di tutti coloro che hanno dovuto lasciare la propria casa.
3. The Bear: c’è ritmo, c’è velocità, ci sono dei panini che vorresti gustare e delle ciambelle che vorresti addentare. Ma c’è anche una scrittura sopraffina, una strategia nel riprendere con tale agilità i personaggi e c’è un protagonista, interpretato da Jeremy Allen White, che compressa tutto all’interno mentre lì, osservandolo, aspetti solamente che esploda. The Bear è una serie su come (non) si affronta un trauma e come (non) si riempie una perdita. È una nuova vita, in sostituzione di una che se ne è andata, e un esempio di miniserie che costruisce il proprio microcosmo in cui inserisce ogni indispensabile ingrediente. Un piatto ammirevole, servito con grazia e energia.
Flop
1. Moon Knight: ingannevole. Subdola quasi, facendo credere di essere un buon prodotto Marvel, per poi lasciarci perplessi davanti a un ippopotamo parlante. Uno scivolone che peggiora di puntata in puntata, in cui viene trascinato anche il povero Oscar Isaac. Sempre bravo, anche troppo in alcuni frangenti, stonando quasi vista l’assoluta mediocrità della serie su Disney+.
2. Inventing Anna: dal parco giochi dell’audiovisivo firmato ShondaLand su Netflix la serie investigativa Inventing Anna riesce a rendere insofferente un’attrice brava come Julia Garner e a tramutare in noioso il caso di una ragazza che riuscì a fingersi una miliardaria e ad arrivare alle più alte sfere della movida americana. Incredibile come bastino poche puntate per far comprendere che non basta usare un’idea accattivante per rendere altrettanto intrigante la propria storia, soprattutto se non si è in grado di riscriverla adeguatamente in forma seriale.
3. Fedeltà: tratto dal romanzo omonimo di Marco Missiroli, l’adattamento su Netflix di Fedeltà è uno dei racconti e delle messinscene più stereotipate che si possano trovare in giro quando si deve parlare di relazioni e di coppie. Un racconto che, vista la natura prevedibile della propria narrazione, non aggiunge nulla nemmeno ai dialoghi o alle interpretazioni, lasciando che tutto si presenti in maniera sterile.
La serie italiana
The Bad Guy: a chiudere il 2022 seriale italiano e a stravolgerlo completamente ci ha pensato The Bad Guy col suo arrivo su Prime Video. Dinamica e effervescente, la serie sull’ex magistrato che, sotto copertura, diventa un boss mafioso per compiere una sua vendetta personale, è l’esempio di un’industria anche nostrana che può intrattenere grazie all’alto tasso di grinta nella scrittura, trasposta poi con altrettanta forza sullo schermo. Il tutto trascinato dal talento di Luigi Lo Cascio, mai stato tanto veemente come nel doppio ruolo di Nino Scodellaro/Balduccio Remora.
La serie sottovalutata
Bridgerton 2: facile liquidare un prodotto come Bridgerton, soprattutto dopo la sua prima stagione. Ma col ritorno nel 2022 e avendo impostato la storia come la classica narrazione degli enemies to lovers, la serie con la seconda stagione utilizza stilemi austeniani applicandoli con un pizzico di modernità e l’aggiunta di una vena pop. Il risultato è un racconto classico, ma frizzantino che ricalca le atmosfere dei romance ottocenteschi. Pungendo di passione come farebbe un ape col fiore.
La scena indimenticabile
Tra i migliori interpreti seriali del 2022 compaiono Taron Egerton e Paul Walter Hauser per Black Bird su AppleTV+. Ogni loro interazione nello show merita un plauso per l’immersione completa nei propri personaggi e la maniera di farli interagire vicendevolmente. Ma è sul finale che gli attori danno il meglio di sé, nell’ultimo colloquio che li vede protagonisti. Quando l’ex spacciatore Jimmy Keene proverà ad estorcere una confessione al serial killer Larry Hall, la situazione diventerà tesa al punto da dare l’impressione che ci sarà presto un altro omicidio. È invece lo spettatore colui che cadrà presto a terra, rimanendo impressionato dal lavoro eccelso nei dialoghi serrati dei protagonisti.
Matteo Maino
Giochiamo a carte scoperte: mai come in quest’anno, nonostante un sacco di visioni, si ha la sensazione di aver visto troppo poco. Il risultato è una necessaria, ma anche indisponente setacciatura che ci porta alla fine dell’anno senza aver avuto il tempo di vedere alcuni dei prodotti seriali più acclamati (è il caso di Scissione). Tra le serie viste, però, non sono mancati i grandi titoli che hanno saputo conquistare e appassionare a dovere, regalando una sensazione di novità in un mondo televisivo sempre più portato all’accondiscendenza e all’algoritmo.
Top
1. Better Call Saul – Stagione 6: la fine di un’epopea a cavallo tra commedia e tragedia. Una serie scritta benissimo e recitata ancora meglio che lascia il segno e diventa un grande e indimenticabile romanzo di sconfitte e vittorie. Un gran finale da applausi.
2. Il Signore degli Anelli – Gli anelli del Potere: lo schermo televisivo che sembra sempre più piccolo, un’epopea mitologica che inizia a svolgersi portandoci in un’altra Terra. Lo spettacolo che si unisce al primigenio desiderio di vivere un’avventura.
3. The Sandman: un adattamento che sembrava impossibile non solo si dimostra fedele alla fonte, ma anche una delle migliori serie su Netflix. Poetico, fantastico, capace di trasportare lo spettatore in un mondo tutto suo. Si respira un senso di novità.
4. House of the Dragon: nonostante un inizio diesel, la serie HBO cresce con il passare degli episodi regalando una seconda metà di stagione che non lascia indifferenti e che non può non appassionare. Che bella sorpresa!
5. The Bear: la cucina come luogo metaforico della propria esistenza. Una rivelazione.
Flop
1. Moon Knight: una serie che dimostra come i Marvel Studios si stiano sforzando sempre meno e che, personalmente parlando, ha spezzato l’interesse verso il progetto, soprattutto seriale dell’MCU. Serve molto di più.
2. The Midnight Club: funziona poco niente in questa serie per ragazzi di Mike Flanagan. Confusa, diluita, senza mordente.
3. Guillermo del Toro’s Cabinet of Curiosities: tanti nomi d’autore coinvolti, ma dov’è l’autorialità? Dove sono le voci uniche? Dov’è la sperimentazione?
4. Boris 4: una serie che tenta di ancorarsi al suo status di cult, ma finisce senza colpo ferire, nonostante il commovente omaggio a Mattia Torre.
5. Euphoria – Stagione 2: una stagione che perde la bussola puntando tutto sulla forma, ma dimenticando la capacità di raccontare una storia. Gli episodi finali, poi, tolgono il velo alla serie stessa. Se tutto è una farsa perché dovremmo empatizzare ancora?
La serie italiana
Esterno Notte è il fiore all’occhiello di questo nostro 2022 italiano. Una serie perfetta girata da un Maestro che dimostra ancora un furore giovanile invidiabile. Un vero capolavoro.
La serie sottovalutata
Obi-Wan Kenobi: una serie che, pur zoppicando un po’, racconta con gli sguardi e le azioni, mettendo in scena il rimpianto e i sensi di colpa. Ingiustamente e perfidamente demolita, nasconde un’anima viva.
La scena indimenticabile
L’ultimo ingresso nella sala del trono di spade da parte di re Viserys, indebolito, sfiancato dalla malattia, nell’ottavo episodio di House of the Dragon. La corona che cade e Daemon che la raccoglie. Un momento di alta classe e di perfezione audiovisiva. Così si raccontano le storie.
Max Borg
Abbiamo salutato per sempre Jimmy McGill e accolto il mondo onirico di Neil Gaiman, detto addio al Tredicesimo Dottore e fatto la conoscenza di un’antica famiglia Targaryen. Abbiamo capito che una certa galassia lontana lontana può allontanarsi con successo dagli elementi tipici della saga, e avuto l’ennesima conferma di come, nelle mani giuste, la distinzione fra film e serie possa essere al contempo netta e fluida.
Top
1.Better Call Saul – Stagione 6: la grande conclusione dell’eccelso ritratto di un uomo costantemente in bilico tra bene e male, e l’addio a uno dei più improbabili e coinvolgenti franchise televisivi degli ultimi anni.
2.Esterno notte: Marco Bellocchio sfrutta la struttura episodica con la sua tipica lucidità per analizzare in modo inedito la questione del sequestro di Aldo Moro.
3.Peacemaker: James Gunn e John Cena tornano a collaborare per regalarci un ritratto caustico e spesso toccante di un aspirante supereroe segnato a vita dai traumi dell’infanzia.
4.The Afterparty: il giallo classico in chiave comica, un magnifico lavoro corale che gioca con i generi in maniera fresca e imprevedibile.
5.The Boys – Stagione 3: al terzo giro, i personaggi ideati da Garth Ennis e Darick Robertson rimangono una riflessione geniale sul lato oscuro del genere supereroistico.
6.Star Trek: Lower Decks – Stagione 3: l’animazione dimostra ancora una volta di essere il terreno più fertile per fare cose nuove con l’universo creato da Gene Roddenberry.
7.House of the Dragon: Westeros è come lo ricordavamo, e concentrarsi esclusivamente sui Targaryen si rivela una carta vincente sin dal primo episodio.
8.Big Mouth – Stagione 6: l’animazione per adulti su Netflix continua a fare passi da gigante, soprattutto con questo ritratto caustico e irriverente degli orrori della pubertà.
9.The Boys Presents: Diabolical: ancora i Boys, questa volta con un’antologia animata che esplora gli angoli più strambi del mondo inventato da Ennis e Robertson, con risultati a volte letteralmente esplosivi.
10.Andor: anche senza Jedi e Sith, la galassia inventata da George Lucas dimostra di avere tanto da dire, approfondendo la componente politica e umana del franchise.
Flop
1.Man vs. Bee: Rowan Atkinson vuole rivivere i tempi di gloria, ma la sua fisicità micidiale ha perso un po’ di mordente.
2. God’s Favorite Idiot: Ben Falcone e Melissa McCarthy, già non il massimo della collaborazione artistica sul grande schermo, ottengono più o meno gli stessi risultati in formato seriale.
3.Kung Fu Panda: Il cavaliere del drago: al netto del ritorno di Jack Black come voce di Po, un’occasione sprecata per reinventare il divertente franchise della DreamWorks.
La serie italiana
Esterno notte: come ritornare su un argomento già trattato nella propria filmografia e approfondirlo in modo ancora più ricco, energetico e sorprendente.
La serie sottovalutata
Upload: la commedia drammatica creata da Greg Daniels per Amazon Prime Video conferma, con la seconda stagione, di avere ancora diverse cose da dire sul rapporto tra vita, morte e tecnologia.
La scena indimenticabile
L’ultimo, doloroso ma grande ingresso di Viserys Targaryen nell’ottavo episodio di House of the Dragon, con una performance semplicemente fenomenale di Paddy Considine.
Paolo Riberi
Con tutto il dovuto rispetto per tutti gli altri tormentoni televisivi, il 2022 è stato prima di tutto e soprattutto l’anno in cui si è concluso il monumentale Better Call Saul, che pertanto non può che dominare la mia personale classifica.
Più in generale, checché ne dicano i detrattori del piccolo schermo, il panorama seriale continua a rivelarsi molto più vivace e dinamico di quello cinematografico, ed è stimolato dalla continua emersione di nuovi player, in una appassionante “guerra dello streaming” che prosegue senza esclusione di colpi.
Concedetemi, però, una lamentela: purtroppo al vertice della classifica delle migliori serie, anche davanti al buon Saul, non potrò inserire il vero capolavoro del 2022 perché, vergognosamente, il superlativo The Kingdom: Exodus di Lars Von Trier ancora non ha una distribuzione italiana!
Speriamo che MUBI o qualche altra piattaforma (al momento i diritti non sono ancora stati aggiudicati) ponga rimedio al più presto…
Top
1. Better Call Saul 6: perché conclude in maniera a dir poco sublime la parabola di Jimmy Mc Gill, e suggella così nel migliore dei modi una pietra miliare della tv contemporanea.
2. Scissione: perché applica nel migliore dei modi le geniali intuizioni di Philip K. Dick al mondo contemporaneo, creando una serie davvero visionaria.
3. Slow Horses 2: perché ci regala una delle migliori performance di Gary Oldman, e raccoglie l’eredità di Homeland e The Americans nel filone spy-thriller televisivo.
4. Star Wars: Andor: perché salva dalla morte la saga di Star Wars nella sua ora più nera, e ci dimostra che, forse, la galassia lontana lontana ha ancora qualcosa da dire…
5. The Sandman: perché riesce nell’impresa titanica di adattare degnamente questo autentico caposaldo del fumetto.
6. Star Trek: New Worlds: perché, con buona pace di J. J. Abrams e delle altre serie tv, ci fa rivivere le emozioni del vero Star Trek, tramandando a una nuova generazione la grande fantascienza.
Flop
1. Resident Evil: perché snatura completamente l’immaginario di uno dei più amati videogiochi del mondo contemporaneo, facendoci rimpiangere Milla Jovovich.
2. L’Antica Apocalisse: perché propugna vecchie fanta-teorie del complotto con l’abito da sera del documentario “di qualità”, alimentando la sfiducia verso la scienza nel momento peggiore possibile.
3. The Witcher: Blood Origins: perché è un prequel del tutto inutile, con un ritmo frenetico e sconclusionato, che svela ciò che sarebbe dovuto rimanere avvolto dalle nebbie del mistero.
4. Shantaram: perché malgrado il talento del buon Charlie Hunnam, fallisce completamente nel far rivivere sullo schermo l’anima di un romanzo intenso e memorabile.
5. Harry & Megan: perché risulta troppo insipido e privo di colpi di scena per essere un guilty pleasure, e troppo privo di qualità e di ambizione per essere qualcosa di più.
6. Dahmer: perché gioca con la suggestione e il comune fascino per il tema dei serial killer senza mai proporci qualcosa di più.
La serie tv italiana
Ex-aequo: Esterno Notte, perché ci propone un’indagine storica approfondita, critica e autoriale su una delle vicende più controverse dal dopoguerra ad oggi; e The Bad Guy, perché innova radicalmente il panorama televisivo italiano, creando una black comedy davvero geniale.
La serie tv sottovalutata
Romulus 2: perché purtroppo ancora troppi pochi spettatori conoscono questo autentico gioiello storico creato da Matteo Rovere.
La scena indimenticabile
Il confronto tra Saul Goodman e Walter White nello scantinato, dedicato al tema del rimpianto: l’ultimo episodio di Better Call Saul ci propone uno dei momenti più profondi e intensi del 2022 televisivo, facendo incontrare ancora una volta i due antieroi dell’universo di Vince Gilligan.
Simone Fabriziani
In un panorama preoccupante in cui le distribuzioni cinematografiche tradizionali devono fare i conti con l’emorragia di spettatori e lo strapotere delle piattaforme di streaming, la produzione di serie televisive si conferma sempre più massiccia e variegata, tanto da rivaleggiare spesso in qualità con il meglio di alcuni dei lungometraggi che fanno capolino in sala o in streaming.
Un 2022, quello televisivo, che si è rivelato particolarmente proficuo e democratico; da una parte il grande fantasy trova conferme non più al cinema ma sul piccolo schermo di casa grazie al successo planetario di serie come House of the Dragon, Stranger Things e Gli anelli del potere, dall’altra il ritrovato senso dell’autorialità si palesa in prodotti straordinari come Better Call Saul e il nostrano Esterno Notte. Senza dimenticare l’improvvisa popolarità del sordido true crime offerto da Dahmer.
Top
1.Esterno Notte: perché la miniserie di Marco Bellocchio parte dal rapimento Moro per raccontare una classe politica, quella italiana, ancora oggi congelata nella sua cieca ambizione.
2.House of the Dragon: perché nessuno si aspettava che il preqeul televisivo potesse battere in potenza e qualità il suo predecessore.
3.Dahmer: perché Ryan Murphy consegna all’immaginario collettivo il serial killer della porta accanto definitivo e crudelmente realistico, tanto da entrare negli incubi notturni.
Flop
1.The Crown: perché la quinta stagione dello show Netflix tradisce ogni aspettativa promessa dal glorioso, quarto capitolo.
2.Gli anelli del potere: perché il grande sforzo produttivo non riesce a seppellire un progetto che di Tolkien non condivide di certo la coerenza narrativa.
3.Westworld: perché nonostante una quarta stagione migliore della precedente, lo show di Nolan e Joy era attaccato alla mascherina d’ossigeno da sin troppo tempo.
La serie tv italiana
The Bad Guy: perché Amazon riesce a confezionare una serie nostrana che parla di Mafia come mai nella nostra storia televisiva. Da applausi.
La serie tv sottovalutata
His Dark Materials: perché lo show ispirato alla trilogia di Philip Pullman è molto più interessante di altri suoi parenti televisivi attuali.
La scena indimenticabile
I minuti iniziali del primissimo episodio di Dahmer, che trasportano lo spettatore in un incubo sensoriale all’interno della casa degli orrori del serial killer protagonista e attraverso gli occhi pietrificati dell’ennesima vittima.