Il concetto di comfort zone è estremamente relativo. C’è chi si rilassa godendosi la propria commedia romantica preferita e chi, al contrario, per evadere dalla realtà, preferisce immergersi in un abisso di suspense e brivido che, talvolta, sfocia in vero e proprio terrore. Il thriller, in passato (e a torto) relegato tra le categorie di intrattenimento di serie B, si sta finalmente prendendo la sua rivincita, soprattutto in ambito seriale, in virtù dello sviluppo di storie che non fanno più breccia soltanto nell’emotività, ma che coinvolgono anche il cervello e il ragionamento.
Ed ecco che il ventaglio di scelta si amplia, le sottotrame si fanno sempre più intricate, fino a prendere quasi il sopravvento sull’atmosfera principale, la quale finisce per perdere la sua identità definita, evolvendosi in un intreccio caleidoscopico, sfaccettato. A partire dalla letteratura, con maestri come Stephen King o Michael Crichton, il thriller si è insidiato presto anche nelle opere cinematografiche e televisive, riplasmando e arricchendo perfino le storie più semplici. Oggi, è un genere imprescindibile: quasi ogni prodotto di cui fruiamo sottende, infatti, quell’alone di mistero che dà una marcia in più al racconto. Per non smettere di restare così, con il fiato sospeso, nella spasmodica attesa del prossimo episodio, ecco una classifica delle 10 migliori serie tv thriller su Prime Video.
1. Lost
Il perfetto esempio dell’assunto che il genere thriller sia comprensivo di tutta una serie di sfumature è Lost. Fantascienza, dramma, avventura ed eccolo lì, quel sentore di incognita che fa da collante a tutti gli altri elementi. 48 sopravvissuti a un disastro aereo si ritrovano sulla proverbiale isola deserta, cercando di resistere fino all’arrivo dei soccorsi. La coesistenza forzata sfocerà in confronti, tensioni e scontri, in un luogo in cui, verosimilmente, altre persone sono già approdate, a seguito di un naufragio. Intrisa di una forte componente filosofica, la serie è un vero e proprio colosso del piccolo schermo.
Il suo pionieristico tentativo di tenere in piedi una moltitudine di storyline principali rende il prodotto uno spartiacque verso un nuovo orizzonte televisivo, pescando a piene mani da capolavori del genere, come Cast Away, e spingendosi molto oltre. A dimostrazione che di mistero non si è mai sazi, lo show fa dei suoi punti cardine una mitologia estremamente stratificata e complicata. Come se ciò non bastasse, la fanno da padrone anche atmosfere fantasy e fantascientifiche. Il risultato? Un universo maestoso, un abisso seducente nel quale non resta che… perdersi.
2. Prison Break
Con Prison Break, l’anima thriller torna ad appropriarsi del suo corpo distintivo: il carcere. La premessa di partenza è un nobile intento: un giovane ingegnere finge una rapina per essere arrestato e rinchiuso, al solo scopo di far evadere il proprio fratello, innocente capro espiatorio di una cospirazione governativa. Seppure i personaggi sono confinati tra le mura di una galera, la serie non risparmia momenti di tensione da cardiopalma e l’azione è calibrata su una sceneggiatura che va dritta al punto, senza tergiversare.
Le prime due stagioni rappresentano, in assoluto, la punta di diamante del progetto. Il rigore per i dettagli del piano di fuga si riassume in un complicato tatuaggio, un espediente che fa molto Memento, funzionale anche alla scrittura, nel suo tenere una traccia sempre disponibile di quanto si sta raccontando. Nonostante gli alti e i bassi delle stagioni successive, con una terza fortemente penalizzata da un reflusso di nostalgia che ingabbia (in tutti i sensi) la narrazione, Prison Break rimane uno degli show più rappresentativi del genere thriller.
3. Dexter
Può un serial killer diventare un eroe? La risposta è Dexter. Il protagonista che dà il titolo alla serie è uno che di sangue ne capisce abbastanza da averne fatto un mestiere. La passione di un bambino che uccide gli animali, e che sfocerebbe nell’omicidio se non fosse per i discorsi del padre, viene incanalata in una pratica che non ha nulla da invidiare ad Hannibal Lecter o a Patrick Bateman. La vera identità di Dexter è, infatti, quella di un giustiziere, il quale, pur di venire incontro alla sua particolare vocazione, la riserva a chi merita un trattamento del genere.
Lo show si addentra nel genere thriller, apportando anche un forte contenuto psicologico. L’instabilità mentale del protagonista, carnefice di serial killer, ma omicida egli stesso, è il perno attorno al quale ruota una narrazione dalla violenza a tratti surreale. La costruzione e l’evoluzione dei personaggi è il punto forte, con Michael C. Hall che mette anche molto di sé per far capire che Dexter Morgan non sia un buono, ma almeno il più buono tra i cattivi.
4. Fargo
Con Fargo, il mondo apparentemente tranquillo dei fratelli Coen approda sul piccolo schermo. Proprio come il film La ballata di Buster Scruggs, anche questo progetto è diviso in stagioni antologiche, ognuna delle quali presenta un cast diverso e una storia autoconclusiva. Il teatro e le dinamiche, però, sono sempre le stesse: crimini che riguardano gente comune e insospettabile, sullo sfondo di cittadine americane in cui, a prima vista, regnano la semplicità e la pace, il che satura il contrasto con l’efferatezza della violenza che vi si consuma.
Sebbene i Coen abbiano preso parte allo show soltanto in veste di produttori esecutivi, la serie affonda le radici nell’universo creato dai due registi. Ed ecco che scompare il limite fra tragedia e commedia, con quell’inimitabile tono grottesco che i fan hanno imparato ad amare (e a riconoscere!), a partire dal film omonimo del 1996, passando per Non è un paese per vecchi e A Serious Man. Manca l’intento di fornire una morale: agli spettatori, il compito di dirimere la combutta tra caso e destino.
5. Supernatural
Tutti a bordo dell’Impala con i fratelli Winchester, si va a caccia di demoni! Con Supernatural, il thriller si macchia di tinte fosche, horror, abbracciando il paranormale, in una serie che è entrata di prepotenza nel mondo della cultura pop in virtù di una storia accattivante e di uno stile inconfondibile. Due ragazzi, orfani di una madre uccisa da un demone, vengono addestrati dal padre a dare la caccia a creature ultraterrene. Nel momento in cui anche l’altro genitore verrà a mancare, i due decideranno di portare a compimento quella che ormai è diventata una missione.
Lo show è il prodotto giusto per chi ama l’ibrido poiché amalgama esoterismo e azione senza mettere mai tra parentesi l’amore fraterno, che rimane il punto focale, nonostante gli scontri e le divergenze di opinioni. La costruzione dei personaggi rende possibile empatizzare con loro fino a considerarli parte della famiglia, tant’è che la serie, seppure tra alti e bassi, ha riscontrato un successo tale da essere arrivata alla quindicesima stagione. Il suo creatore, padre del fortunatissimo e brillante adattamento per il piccolo schermo della serie a fumetti The Boys, ha dato vita a un’opera senza tempo, che rimarrà nella storia come identificativa delle tendenze degli anni 2000.
6. 22.11.63
Nel 2011, Stephen King dava alle stampe un romanzo atipico, per il suo genere, ma che ebbe comunque un successo straordinario. Il celebre autore statunitense cerca, in 22.11.63, di ripercorrere le tappe dell’omicidio di John Fitzgerald Kennedy attraverso l’espediente del viaggio nel tempo. L’opera è stata adattata per il piccolo schermo con una miniserie omonima di cui King ha curato anche la produzione e la scrittura del soggetto.
Si tratta di un prodotto che fonde la fantascienza e il thriller, in un binomio che sa riproporre l’atmosfera ottimistica dell’epoca in cui è collocata, oscurata dalla paura della Guerra Fredda e di tutto quello che ne conseguì. Il personaggio su cui si focalizza l’attenzione è quello di Lee Harvey Oswald, interpretato dall’allora sconosciuto Daniel Webber, che ha saputo infondere nella figura dell’assassino di Kennedy tutto il delirio mitomane del vero Oswald. Fra teorie del complotto e misteri irrisolti, lo show è uno spaccato verosimile su uno degli eventi più sconvolgenti mai vissuti negli Stati Uniti.
7. The Mentalist
Con The Mentalist, siamo ancora nel campo dei serial killer, ma stavolta, come suggerisce il titolo, il focus è sulla mente. Patrick Jane non è il solito detective da cliché, ma un abile mentalista. Elegante, intrigante e magnetico, fa del suo fascino la chiave per canalizzare l’attenzione. La sua collaborazione con il CBI non è che un pretesto per scoprire l’identità dell’assassino che ha sterminato la sua famiglia, della cui morte si sente responsabile.
Il pezzo forte dello show sta proprio nella capacità del suo protagonista di catturare perfettamente le caratteristiche di un ipnotista: attento, ai limiti del maniacale, a qualsiasi dettaglio, ha una personalità imprevedibile ed estremamente peculiare e fuori dagli schemi. L’ottima caratterizzazione del personaggio principale permette la catarsi da parte del pubblico, in una serie di casi risolti episodio per episodio che mantiene un ritmo serrato e sempre coerente con le premesse di partenza.
8. Regina Rossa
Regina Rossa è un altro adattamento da un’opera letteraria, stavolta la serie di romanzi di Juan Gómez-Jurado. Una serie che si presta magnificamente al binge watching in virtù di un ritmo travolgente. La protagonista assoluta è Antonia Scott: con un QI di 242, è la persona più intelligente al mondo. Grazie alla sua capacità di notare e analizzare dettagli che le persone comuni considerano banali, viene ingaggiata da un’agenzia non meglio identificata che si occupa di contrastare quei crimini talmente sordidi da rappresentare un tabù per i benpensanti e che, perciò, devono essere tenuti nascosti all’opinione pubblica.
Ad affiancarla, un comprimario che viene assunto principalmente per difenderla, ma che poi dimostra di avere una personalità e un’indole che si incastrano perfettamente con quella di lei. La serie è affascinante a partire dall’estetica, sui generis, ma mai prevaricante, in cui anche i colori sono funzionali alla narrazione. Alla fisica si unisce la chimica, con la splendida caratterizzazione dei personaggi principali, che si esprimono in botta e risposta, dando vita a vere e proprie gag divertenti. Uno show che rimette in discussione, ancora una volta, gli schemi tradizionali del thriller, per esplorarne una nuova, esplosiva frontiera.
9. Utopia
Dove c’è thriller c’è cospirazione e dove c’è cospirazione c’è Utopia. La serie si tuffa nel mondo contemporaneo, con la rivalutazione della figura del nerd e, soprattutto, con l’attenzione per temi quantomai attuali, come pandemie, teorie del complotto e armi di distruzione di massa. Una distopia coi fiocchi, che prende forma a partire dalle pagine di una graphic novel contenente il mistero su una ragazza dal passato ignoto, ma enigmatico.
A un ritmo forsennato e impetuoso si unisce una violenza efferata e, in molti casi, gratuita. La scrittura si fa beffe di tutti i canoni narrativi, inanellando una serie pressoché infinita di risvolti di trama sempre coerenti e funzionali, con un cast giovanissimo che si destreggia bene negli intrecci. Il limite tra genio e follia, qui, viene scavalcato di continuo, tanto da rendere lo show non adatto a tutti. Cosa che, forse, rappresenta proprio il punto di forza del progetto.
10. American Gods
Dal “tempo degli dei dell’Olimpo” a quello degli dei contemporanei, il passo è breve e, lungo il cammino, in American Gods, ci fa strada il genio di Bryan Fuller. Il creatore di quell’Hannibal che non fa rimpiangere la versione interpretata da Anthony Hopkins è lo stesso che si mette al lavoro per adattare il bestseller omonimo di Neil Gaiman. E lo fa, come suo solito, in grande stile e con un linguaggio personalissimo, incurante di compiacere le masse e fedele soltanto alla propria visione del progetto.
Un thriller, questa volta, imbevuto di suggestioni magiche ed esoteriche, con le visioni di un protagonista costretto a dubitare di tutte le sue convinzioni. Il cast dimostra di aver fatto bene il proprio lavoro, con delle interpretazioni che ricalcano alla perfezione le caratteristiche delle figure dell’opera letteraria. La regia e la fotografia di qualità spesso sono funzionali nel contrastare difetti nella narrazione, ricalibrandola nel momento in cui essa inciampa nella congerie di personaggi scaturiti dalla penna di Gaiman. Il progetto, purtroppo, non ha goduto di un destino roseo, ma le ottime basi sopravvivono alla fiducia in declino di attori e showrunner.