La nuova miniserie Netflix Adolescence, in appena quattro episodi, è riuscita a scuotere il pubblico sin dal suo debutto. Al centro della storia c’è Jamie, un ragazzo accusato di aver ucciso una sua compagna di scuola
Per quanto possa essere coinvolgente, la serie in sé non è tratta da una storia vera, ma prende spunto da diversi episodi realmente accaduti, legati alla società britannica attuale.

Il regista Philip Barantini ha raccontato di aver voluto esplorare il crescente problema dei crimini all’arma bianca, molto diffusi tra i più giovani nel Regno Unito. A TheWrap ha spiegato:
“Ci sono stati casi di ragazzi che hanno ucciso loro ragazze coetanee. È sconvolgente, e abbiamo sentito il bisogno di parlarne,”
Anche Stephen Graham, co-sceneggiatore e interprete del padre di Jamie, è stato ispirato da un articolo su un caso simile.
“Mi ha lasciato addosso una sensazione gelida. Poi, pochi mesi dopo, un altro caso simile è finito al telegiornale. Allora ci siamo detti: dobbiamo parlarne”
La serie – di cui parliamo nella nostra recensione di Adolescence – non è quindi la ricostruzione di un fatto di cronaca, ma una storia di finzione che attinge a una realtà sempre più capillare. Episodi come l’accoltellamento avvenuto a una lezione di danza a Liverpool nel 2023, o il caso di Daniel Stroud nel 2016, sono solo alcuni esempi reali che hanno alimentato la riflessione dietro la serie.
Lo sceneggiatore Jack Thorne ha aggiunto un altro tassello importante, come racconta a Rolling Stone: inizialmente non voleva raccontare la storia di un ragazzo violento attribuendone la colpa ai genitori. Quando una collega gli ha suggerito di esplorare la cultura incel, ha capito di avere trovato il cuore del racconto. E infatti Adolescence mostra come Jamie venga lentamente risucchiato da questi ambienti tossici, spesso guidati da influencer controversi come Andrew e Tristan Tate.
“Ci siamo ispirati al detto ‘ci vuole un villaggio per crescere un bambino. Non si può accusare solo la famiglia. C’è una responsabilità condivisa da parte di insegnanti, istituzioni, comunità. Tutti, in qualche modo, siamo responsabili.”