In una delle scene di Baby Reindeer, il protagonista fa delle ricerche su internet e scopre che Martha Scott, la donna che ha conosciuto nel pub in cui lavora, in passato è stata condannata per stalking nei confronti di un importante avvocato e della sua famiglia. Ebbene, anche questo dettaglio della serie Netflix è assolutamente vero, perché Laura Wray, il vero avvocato di cui si parla, è uscita allo scoperto e ha raccontato la sua terrificante esperienza con la vera stalker che in seguito avrebbe tormentato l’attore Richard Gadd.
Per chiarezza, va fatta una piccola distinzione: nella serie, anni prima di tormentare il giovane protagonista, Martha aveva preso di mira un avvocato legato ad ambienti politici, sua moglie e sua figlia, una bambina sorda, una backstory che abbiamo ricostruito a margine di questo approfondimento su Martha di Baby Reindeer. Nella realtà invece, l’avvocato in questione è una donna ed è vedova di un politico conosciuto, Jimmy Wray, morto nel 2013 a causa di una malattia. I due hanno un figlio maschio, Frankie, che non è sordo, ma soffre di una rara malattia genetica. Le differenze sono poche, tanto che quando Laura Wray ha visto Baby Reindeer, ne è rimasta scioccata, e dopo qualche settimana dall’uscita della serie ne ha parlato con il Daily Mail.
“So come si chiama la vera Martha e quando ho visto la serie sono rimasta a bocca aperta. Richard Gadd l’ha descritta molto bene, è proprio lei.”
La terribile esperienza di Laura Wray risale al 1997, quando la vera stalker iniziò a renderle la vita impossibile, e avrebbe continuato a farlo per cinque lunghi anni. “La serie mi ha riportato alla memoria tante cose che avevo dimenticato” – ha spiegato Wray – “Lei mi rese la vita un inferno. Richard Gadd l’ha descritta bene. Anche quel modo che lei aveva, di scoppiare a ridere e diventare una furia, subito dopo, l’ho visto di persona. Le emozioni che Richard provava nei confronti di quella donna furono le stesse che provai io, mi dispiaceva per lei. Io credo che tutti coloro che lei ha molestato, si siano sentiti così”
Laura e la vera “Martha” si erano conosciute per motivi di lavoro. La donna era laureata in legge e riuscì ad entrare nello studio legale di Laura, che fu persuasa a metterla in prova per due settimane. “Lei mi raccontò che aveva una situazione sfortunata, perché la famiglia non la sosteneva e voleva fare pratica in uno studio legale, ma nessuno la assumeva. Sinceramente, avevo delle riserve su di lei. Mi raccontava molte cose personali della sua vita. Prima ancora che ci incontrassimo, mi mandò un biglietto di congratulazioni per il mio fidanzamento con Jimmy. Ma di base, mi faceva pena”
“Dopo aver iniziato con noi, iniziò a diventare maleducata con tutti. Una volta lanciò un libro attraverso la stanza e colpì un nostro collaboratore sulla testa. Un’altra volta scoprimmo che al telefono raccomandava ai clienti gli avvocati di uno studio rivale”
“In un’altra occasione” – racconta Laura Wray – “si mise a gridare nei confronti di Karen, una delle mie segretarie, e pretese che lasciasse tutto ciò che stava facendo per me, per mettersi al suo servizio”. Da episodi di maleducazione si passò alle minacce. “Come in Baby Reindeer, quando lei sembra tranquilla e poi esplode. Faceva le stesse cose nel mio ufficio e le spiegai chiaramente che eravamo uno studio professionale e non potevamo tollerare un atteggiamento simile. La licenziai dopo una settimana, lei si arrabbiò e mi minacciò. Uscì dalla mia stanza urlando che non se ne sarebbe andata e che avrebbe chiamato il sindacato. Disse che nel mio settore professionale tutti mi detestavano e che il mio era uno staff di buoni a nulla. Poi iniziò a gridare che mio marito si sarebbe pentito di quella giornata”
“Alcune ragazze in ufficio erano scosse, perché temevano che potesse farmi del male. Quella donna fu poi accompagnata fuori, mentre continuava ad insultarmi, e qualche ora dopo fu vista mentre girava in macchina attorno al mio studio” Dopo il licenziamento “Martha” iniziò a tempestare Laura Wray di telefonate e soprattutto iniziò a diffarmarla di fronte ad altri avvocati, davanti alla sua famiglia, gli amici e i colleghi politici di suo marito, tra cui Donald Dewar, primo ministro scozzese.
La situazione era diventata insostenibile, al punto che ad un certo punto l’avvocato Wray fu costretta istruire lo staff del suo studio legale sull’utilizzo di allarmi anti-panico. La stalker arrivò anche a lasciare un messaggio sulla segreteria telefonica in cui minacciava di morte il marito dell’avvocatessa. Laura provò ad ignorarla, anche perché “allora non esistevano leggi contro stalking e molestie. Avevo le mani legate. L’unica cosa che potevo fare era denunciarla per diffamazione, ma non c’era il modo, perché lei non aveva soldi. Un’altra opzione poteva essere far ricorso alla procedura civile, ma non adatta a quel tipo di situazioni”
Quando Laura Wray iniziò un corso all’Università di Strathclyde, per ottenere ulteriori qualifiche professionali, sfuggire alla sua stalker divenne quasi impossibile. Il primo giorno si imbattè nella donna, che la fissava dall’altro lato della stanza. “Continuava a presentarsi alle lezioni che frequentavo. In alcune occasioni me la ritrovai alle spalle, mentre aspettavamo che le porte dell’aula si aprissero. Sentivo quasi il suo respiro su di me ed era davvero spaventoso. Fui costretta a chiedere ad alcuni studenti di accompagnarmi fino alla mia macchina, fuori”
“Decisi di parlarne con un professore e gli spiegai la situazione” – prosegue Wray – “Lui fece dei controlli e disse che quella donna non risultava registrata tra gli studenti. Lo feci presente all’Università, ma mi ignorò e non fece nulla”. In seguito poi l’Università si scusò con Laura spiegando che la stalker era stata effettivamente una studentessa, ma era stata espulsa permanentemente a causa del suo atteggiamento nei confronti degli altri studenti e del personale.
Fino a quel momento Laura Wray non aveva potuto far molto, poi continuava a provare un sentimento di pena per la stalker. Ad aprile 2002 però, lei oltrepassò il limite quando accusò i Wray di aver picchiato il loro bambino, che allora aveva circa quattro anni. Come dicevamo, Frankie è nato con una rara malattia genetica, la sindrome di Coffin-Siris, che gli ha causato cecità, difficoltà a camminare e altre problematiche per il quale necessità assistenza continua. “Tornai a casa con Frankie e trovai due assistenti sociali che mi aspettavano. Quella donna gli aveva detto che noi picchiavamo nostro figlio e quindi fui costretta a spiegargli tutta la situazione. Fortunatamente gli assistenti sociali mi credettero, ma fu orribile ed io ero assolutamente furiosa. Mio figlio non riesce a parlare e camminare, non è autonomo. Pensare che qualcuno potesse insinuare che gli facessimo del male, era crudele”
A quel punto Laura chiese e ottenne un ordine di restrizione che le fu concesso il giorno seguente. Per Laura e i suoi familiari fu la fine di un incubo, ma negli anni lei si è chiesta che fine avesse fatto la stalker e se avesse preso di mira altre persone o se invece aveva ricevuto l’aiuto psichiatrico di cui necessitava. Baby Reindeer le ha dato la risposta che cercava.
Nonostante Richard Gadd abbia provato a spiegare che i personaggi della serie sono molto diversi da come sono nella realtà, alla fine è risultato evidente che le somiglianze tra Martha Scott e la vera stalker sono troppe “La donna della serie è assolutamente identica alla mia stalker, l’hanno ritratta alla perfezione, in modo sconcertante” – conclude Laura Wray – “Avrebbero potuto cambiare qualcosa, senza sminuire il contenuto, ma hanno scelto di rappresentarla in modo realistico. Auguro buona fortuna a Richard Gadd per la sua carriera, ma avrebbe dovuto riflettere sul fatto che la gente avrebbe iniziato a indagare sulla vera identità di Martha”
In effetti, poche settimane dopo l’uscita della serie, gli spettatori di Baby Reindeer hanno scovato la vera Martha, molto somigliante a quella della finzione, la quale ha già dichiarato che ha intenzione di denunciare Netflix. Ricordiamo che Baby Reindeer è disponibile in streaming e sta avendo un successo straordinario.