Bodies 2, la seconda stagione della nuova serie thriller – scifi di Netflix, molto probabilmente non si farà, nonostante il grande successo riscontrato da questo primo ciclo; Bodies, infatti, è stata scritta e concepita come una miniserie autoconclusiva, senza bisogno di prosecuzione. Il finale, tuttavia, non chiude del tutto la porta a un possibile seguito, come dichiarato dal creatore e showrunner Paul Tomalin, il quale non esclude la possibilità di un sequel e spiega la ragione di un finale aperto: “Per quanto riguarda la struttura, per come l’abbiamo concepita, la serie ha una conclusione; però quando abbiamo proposto il prodotto a Netflix, non volevamo escludere del tutto la possibilità di una seconda stagione“.
La trama della serie – di cui abbiamo parlato nella recensione di Bodies – è tratta dall’omonima graphic novel DC (su etichetta Vertigo) scritta da Si Spencer e disegnata da Dean Ormston, Tula Lotay,Megan Hetrick e Phil Winslade, narra di quattro investigatori di polizia che in quattro epoche diverse (1890,1941,2023 e 2053) si trovano a dover indagare sullo stesso identico omicidio. Ciascun per proprio conto, i quattro scopriranno l’esistenza di una gigantesca cospirazione che si dipana attraverso i secoli e dovranno unire le forze per arrivare alla soluzione del caso. Tra salti temporali, loop e viaggi nel tempo, la verità sarà finalmente svelata?
Tomalin, in un’intervista a Cosmopolitan UK, ha descritto il processo di adattamento dell’opera fumettistica: “A scuola non ero molto bravo in Scienze… quindi ho cercato di concentrarmi sui personaggi, piuttosto che sulle spiegazioni alla Stephen Hawking; riguardo ai personaggi, non ho mai pensato di cambiarli neanche un po’, tanto sono sfaccettati e ben scritti; nonostante ciò, cercare di capire come fare a incastrare tutto, mi ha veramente mandato in pappa il cervello; a un certo punto, semplicemente, io e il mio team di sceneggiatori ci siamo presi per mano e ci siamo buttati a occhi chiusi giù dal burrone, sperando di non finire spiattellati faccia a terra“.