La serie La linea verticale finisce con Luigi (Valerio Mastandrea) che viene dimesso dall’ospedale, dopo essere stato sottoposto ad un intervento chirurgico per la rimozione (parziale) di un tumore al rene. Luigi esce dalla struttura camminando un po’ a fatica e appoggiandosi a sua moglie Elena (Greta Scarano) ormai in avanzato stato di gravidanza. La guarigione, per il protagonista, non è garantita, e sarà un lungo lavoro che richiederà impegno e cure.
Sebbene il chirurgo Zamagna (un carismatico Elia Schilton) gli abbia asportato la milza e la coda del pancreas, non ha potuto rimuovergli tutto il tumore, perché a suo dire non aveva abbastanza campo operatorio. Per questa ragione, l’oncologo Aliprandi (Massimo Wertmuller) gli spiega che dovrà assumere un antibiotico una volta al mese per tre anni, allo scopo di far “capire” al fegato che dovrà fare anche il lavoro della milza. In un’altra occasione – e stavolta nel suo studio è presente anche la Morte con il manto nero e la falce, che annuisce alle indicazioni del dottore – Aliprandi gli elenca gli innumerevoli effetti collaterali del farmaco che dovrà assumere per i cicli di chemioterapia, per fargli firmare un foglio di consenso informato.
Con l’intervento chirurgico quindi, Luigi non ha certo risolto il suo problema di salute e del resto, come gli aveva spiegato la dottoressa che gli aveva consegnato i risultati del suo esame istologico, dopo l’operazione lo aspettava un percorso da intraprendere un passo alla volta. La dottoressa gli aveva detto che i risultati avevano degli aspetti positivi, ma non gli aveva detto se sarebbe guarito o meno. A sua moglie però Luigi dice che la dottoressa gli ha detto che ce la farà.
Luigi esce dall’ospedale profondamente cambiato, come se la malattia avesse dato un nuovo assetto alla sua vita, che prima non lo soddisfaceva pienamente, nonostante abbia una bella famiglia.
L’ottavo e ultimo episodio de La linea verticale ci regala anche dei momenti surreali ed esilaranti che riguardano gli altri pazienti del reparto di urologia e dei medici e sanitari che ci lavorano. Amed (Bakak Karini) viene dimesso prima di Luigi, ma non vorrebbe andarsene perché in ospedale si sente al sicuro ed ha legato tantissimo con gli altri ricoverati, tanto che vorrebbe rivederli a cena. Persino l’infermiera Giusy (quella che minaccia sempre di menare i pazienti) lo abbraccia forte, prima che Amed venga quasi portato via, sospinto dai suoi familiari persiani. Ma il momento più surreale è tra Amed e la Caposala, che si lasciano andare ad un ballo scatenato sulle note della canzone Grande Amore de Il Volo (e dire che Amed era felice di svegliarsi tutte le mattine sapendo di non essere un cantante pop italiano!)
Altra sequenza memorabile è quella dello scontro tra l’Oncologo e il dottor Barbieri. L’Oncologo ha ascoltato Barbieri mentre spiegava a Luigi che dopo due cicli di chemio dovrà fare una tac e portare i risultati a Zamagna. Quando Luigi obietta che pensava di dover portare gli esami all’Oncologo, Barbieri gli dice esplicitamente che il suo mantra, da ora in poi sarà “a fanculo l’oncologo”. Questo porta Barbieri e Aliprandi a scontrarsi in corridoio. Aliprandi accusa il collega di essere un macellaio e di non capire niente di medicina, ma di avere la fortuna di avere la mano ferma. Barbieri rinfaccia all’oncologo di essere un “tecnico” che prescrive farmaci senza mettersi in gioco in sala operatoria. Quando poi Aliprandi accusa di ricevere regali dai pazienti (bottiglie di vino, salumi, liquori) i due se le danno di santa ragione.
La linea verticale è una serie tratta da una storia vera, quella vissuta in prima persona dallo sceneggiatore e regista Mattia Torre, morto nel 2019, quattro anni dopo la diagnosi di un tumore al rene. Torre descrisse il suo percorso come malato oncologico e come paziente di un ospedale, alternando toni riflessivi e drammatici a scene un po’ folli e visionarie.
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